Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani
(Torino, UTET, 1997, autori dell'opera : Giuliano Gasca Queirazza et al.)
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- Carla Marcato: Peschici (Fg.) (стр. 571)
- Carla Marcato: Peschici (Fg). - In: Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1997, [autori dell'opera : Giuliano Gasca Queirazza et al.], p. 571
Peschici (Fg). Centro del Gargano, è raggruppato su un promontorio roccioso che verso nord-est cade a picco sul mare. Si ritiene fondato nel 970 da Sueripolo, comandante degli Schiavoni, ed è stato sede di terraferma dell’Abbazia delle Tremiti (TCI Puglia 215).
È attestato in Catalogus Baronum (aa. 1150-1168) «de Pesckiczo» n. 377, poi anche in RDApLC. (Manfredonia) a. 1510 «Clerici Pescley» n. 37, «Clerici Peschici» n. 67 e passim: il toponimo si confronta con Peščitz, nome locale in Boema, e con l’appellativo serbo-croato pijesak ‘sabbia’ (cfr. Rohlfs 1972, 57, 350, 353), ed è da attribuire alla presenza di alloglotti slavi nel territorio, arrivati in epoca medievale si mare.
C. M. (Carla Marcato, Università di Padova)
Google translate:
Peschici (Fg). Center of the Gargano, it is grouped on a rocky promontory that falls towards the north-east to the sea. It is believed to have been founded in 970 by Sueripolo, commander of the Schiavoni family, and was the mainland seat of the Abbey of Tremiti (=Abbey of Santa Maria a Mare ("Holy Mary on the Sea") (TCI Puglia 215).
It is attested in the Catalogus Baronum (1150-1168) «de Pesckiczo» n. 377, then also in RDApLC. (Manfredonia) a. 1510 «Clerici Pescley» n. 37, «Clerici Peschici» n. 67 and passim: the toponym compares with Peščitz, a local name in Bohemia, and with the Serbo-Croatian word pijesak 'sand' (see Rohlfs 1972, 57, 350, 353), and is attributed to the presence of Slavs in the territory, who arrived in the Middle Ages by the sea.
Literature:
- TCI Puglia: Puglia («Guida d'Italia»), Milano, Touring Cluba Italiano, 1978.
- Catalogus Baronum : Catalogus Baronum, vol. I, a cura di E. Jamison, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1972.
- RDApLC: Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Apulia - Lucania - Calabria, a cura di D. Vendola, Città del Vaticano, Bibl. Apostolica Vaticana, 1939.
- Rohlfs 1972: G. Rohlfs, Studii e ricerche su lingua e dialetti d'Italia, Firenze, Sansoni, 1972
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TCI Puglia: Puglia («Guida d'Italia»), Milano, Touring Cluba Italiano, 1978, стр. 215:
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Il percorso ritorna serpeggiante e ondulato, condizionato dalle continue vailette e dalle frequenti punte rocciose che si spingono in mare. Internatasi leggermente in vista della Torre di Sfinale, la strada torna subito sulla costa dove corre alta tra i pini, con frequenti brevi diramazioni che scendono alla frastagliata scogliera di Manacore del Gargano (moderne attrezzature ricettive: su due punte, i ruderi della Torre Usmai e la Torre di Calalunga). In forte salita la strada s'addentra nella pineta lasciando sulla d. la breve strada per l'incantevole *baia di Manaccora (villaggio turistico e camping): più avanti, la Punta di San Nicola e quindi, km 130.4. Péschici m 90. ab. 3840. ca ratteristico paese raggruppato su un promontorio roccioso che verso NE cade a picco sul mare. È frequentata località balneare.
Fondata nel 970 da Sueripolo comandante degli Schiavoni, fu sede di terra ferma dell’Abbazia delle Trémiti. La parte vecchia dell'abitato, dalle basse case coperte da grigie cupole d’aspetto orientale, è ancora in parte cinta da vecchie mura. Sull’estremità della rupe si erge un piccolo Castello d’origine medioevale, ricostruito nel XVII secolo; subito dietro, la piccola Parrocchiale, che conserva una Madonna col Bambino, S. Domenico e S. Pietro martire di scuola di Pacecco de Rosa.
(Founded in 970 by Sueripolo commander of the Schiavoni, it was the mainland seat of the Abbazia delle Trémiti.)
Nei dintorni, lungo tutta la fascia costiera sino a Vieste, furono esplorati numerosi stanziamenti preistorici (Macchia a Mare, Punta di Manaccora, Ariola, grotta Drisiglia, M. Pucci, con grotticelle funebri artificiali) dal neo eneolitico all'età del bronzo e del ferro.
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https://web.archive.org/web/20110920011535/http://www.comune.peschici.fg.it/home/mare.php
LA STORIA
GLI UOMINI VENUTI DAL MARE
Agli albori del Mille le attività svolte dai monaci benedettini di Santa Maria di Calena, fondata nel IX sec. d.C., segnarone un momento storico e sociale fondamentale per la vita e per l’economia del territorio, devastato dalle continue scorribande dei pirati.
Gli Schiavoni, capeggiati da Sueripolo e mandati da Ottone I a liberare il Gargano, nel 970 riuscirono a scacciare definitivamente i saraceni e sulle rovine di un “casale distrutto” fondarono “Pesclizo”. È certa l’esistenza fin dal VII sec. d.C. di una via marittima slava (avaro-sklavena)dalla Dalmazia al Gargano, esistente ancora nel X sec. d.C.. Un documento che attesta la presenza della comunità slava sul nostro territorio risale al 1023 e testimonia la donazione da parte di Leone di Siponto della chiesa abbandonata di S.M. di Calena al Monastero di Tremiti. Si constata che i nomi dei personaggi citati nella “charta donationis” sono sicuramente slavi: Stane, Gypto, Malexha, Benckanego, Nescedragi, Lastaka, Milstrimiro, Gaidavito, Negazzai, Vittigrado e Striadrago. Il nome stesso di Peschici è molto probabilmente di origine slava e sembra riferito al suolo sabbioso.
La comunità slava inserendosi in un declino e complesso sistema sociale riuscì comunque ad intrattenere buoni rapporti sia con la popolazione locale che con i benedettini: i rogiti e gli atti di donazione ne sono una testimonianza.
Un Atto di donazione del 1053 rogato da slavi dimoranti “intus castello Pesclizzo” riprovano quanto detto (.. “ Tripone, figlio di Stefanicelco, Giorgio , figlio di Michali e Taccamiro, figlio di Trepazzo, donano al monastero di Santa Maria di Tremiti, per redenzione della loro anima e di quella dei loro genitori, una serie di beni, concentrati nei pressi della chiesa medesima, da essi stessi costruita nella contigua piana detta Calenella minore, ad ovest diPeschici”).
Nel 1154 Peschici è sotto la contea di Lesina. Mentre da un rogito stilato per mano del notaio Mandizio, a Peschici, nel 1175 dal Conte Goffredo de Ollia di Lesina si apprende che fra i numerosi beni donati al Monastero di Tremiti, esiste nel territorio di Peschici una chiesa di S.Martino con vaste proprietà. Nell’anno successivo Peschici si ritrova menzionata nel datario della regina Giovanna figlia di Enrico II d’Inghilterra, la quale andava sposa a Guglielmo II, re di Sicilia e dell’Italia meridionale.
Il Castello racchiuso tra le mura del recinto baronale testimonia frammenti di vita medievale, quando i contadini erano tenuti a versare decime e tributi ai monasteri e signorotti, quando la vita era concentrata in angusti spazi, occupati dalla chiesa, dalla piazza e da modesti fabbricati. Il castello subì interventi consistenti, se non il completo rifacimento intorno al 1240; dallo “ Statutum de Riparacione castrorum” troviamo che esso doveva essere riparato dagli uomini del luogo più quelli di Gianneto, Montenegro, Rodi Garganico e da quelli di Bosco di Sfilze. Gli abitanti di Peschici per questa ragione vennero esclusi dalla ricostruzione dell’inponente rocca di Monte S. Angelo che mobilitò l’intera comunità garganica. Il casale trasformato dai secoli porta il segno della sua antica cultura, determinato dalle condizioni orografiche, per cui sono evidente le case cresciute gradualmente, seguendo il dirupo e le mura. Il meccanismo di formazione e sviluppo è basato sull’integrazione di percorsi campestri irregolari e sulla realizzazione contemporanea si strade e case con vicoli e scalini che scendono verso il mare. Incastonata fra le mura del recinto baronale, la chiesetta di San Michele vanta un’origine antichissima, un documento del 1176 la contempla tra i beni dell’Abbazia di Calena . Si apprende inoltre che nel territorio di “ Pesclice” vi era la chiesa di S.Barbara con il suo casale, la Chiesa di S.Nicolai, dei SS. Cosma e Damiano, di S.Vito, di S. Stefano, di S.Martino con il porto e il faro del mare di Calenella…. E nel castello di Peschici la Chiesa di S.Pietro. Le antiche mura rinfirzate da torrette semicircolari sono strettamente addossati al tessuto urbano da cui spiccano le difese della Porta del Ponte e la Porta di Basso. Il Campanile della Chiesa Matrice o “cellam Sancti Pietri” (come risulta dai registri delle decime sipontine) si erge fra mura e porte , vigilato da gendarmi perché c’era nel castello la Tesoreria del Regno di Napoli sotto il Principe d’Ischitella.
La Porta del Ponte anch’essa vigilata si apriva all’alba e si chiudeva al tramonto con una porticina manovrata da una ruota, su un ponte levatoio con sottostante fossato. I cittadini potevano uscire per andare a lavorare, ma dovevano ritornare prima dell’inbrunire, differentemente si correva il rischio di restare fuori o fruire della taverna ove pernottavano mulattieri e forestieri.
MEN FROM THE SEA
At the dawn of the year 1000 the activities carried out by the Benedictine monks of Santa Maria di Calena, founded in the 9th century. A.D., mark a historical and social moment fundamental for the life and economy of the territory, devastated by the continuous pirate raids.
The Schiavoni, led by Sueripolo and sent by Otto I to free the Gargano, in 970 managed to definitively drive out the Saracens and on the ruins of a "destroyed farmhouse" they founded "Pesclizo". Existence is certain since the seventh century. A.D. of a Slavic maritime route (avaro-sklavena) from Dalmatia to Gargano, still existing in the 10th century. A.D .. A document attesting to the presence of the Slavic community on our territory dates back to 1023 and testifies to the donation by Leone di Siponto of the abandoned church of S.M. di Calena at the Tremiti Monastery. It is found that the names of the characters mentioned in the "charta donationis" are certainly Slavic: Stane, Gypto, Malexha, Benckanego, Nescedragi, Lastaka, Milstrimiro, Gaidavito, Negazzai, Vittigrado and Striadrago. The very name of Peschici is most probably of Slavic origin and seems to refer to the sandy soil.
The Slavic community, inserting itself into a declining and complex social system, managed to maintain good relations both with the local population and with the Benedictines: the deeds and donation deeds are a testimony of this.
An act of donation dated 1053 drawn up by Slavs residing "intus Castello Pesclizzo" prove what was said (.. "Tripone, son of Stefanicelco, Giorgio, son of Michali and Taccamiro, son of Trepazzo, donate to the monastery of Santa Maria di Tremiti, for redemption of their soul and that of their parents, a series of goods, concentrated near the church itself, built by themselves in the contiguous plain called Calenella minor, west of Peschici ").
In 1154 Peschici is under the county of Lesina. While from a deed drawn up by the notary Mandizio, in Peschici, in 1175 by the Count Goffredo de Ollia di Lesina it is learned that among the numerous assets donated to the Monastery of Tremiti, in the territory of Peschici there is a church of S.Martino with vast properties . In the following year Peschici found himself mentioned in the date of Queen Giovanna daughter of Henry II of England, who was married to William II, king of Sicily and southern Italy.
The Castle enclosed within the walls of the baronial enclosure testifies to fragments of medieval life, when farmers were required to pay tithes and tributes to monasteries and lords, when life was concentrated in narrow spaces occupied by the church, the square and modest buildings. The castle underwent substantial interventions, if not the complete renovation around 1240; from the "Statutum de Riparacione castrorum" we find that it had to be repaired by local men plus those of Gianneto, Montenegro, Rodi Garganico and those of Bosco di Sfilze. For this reason, the inhabitants of Peschici were excluded from the reconstruction of the imposing fortress of Monte S. Angelo which mobilized the entire Gargano community. The farmhouse transformed over the centuries bears the mark of its ancient culture, determined by the orographic conditions, so the houses that have grown gradually are evident, following the cliff and the walls. The training and development mechanism is based on the integration of irregular rural paths and on the contemporary construction of streets and houses with alleys and steps that go down to the sea. Nestled within the walls of the baronial enclosure, the church of San Michele boasts an ancient origin, a document of 1176 contemplates it among the properties of the Abbey of Calena. It is also learned that in the territory of "Pesclice" there was the church of S.Barbara with its farmhouse, the Church of S.Nicolai, dei SS. Cosma and Damiano, of S.Vito, of S. Stefano, of S.Martino with the port and the lighthouse of the sea of Calenella…. And in the castle of Peschici the Church of S. Pietro. The ancient walls reinforced by semicircular turrets are closely attached to the urban fabric from which the defenses of the Porta del Ponte and the Porta di Basso stand out. The bell tower of the Chiesa Matrice or "cellam Sancti Pietri" (as shown in the records of the Sipontine tithes) stands between walls and gates, guarded by gendarmes because there was the Treasury of the Kingdom of Naples in the castle under the Prince of Ischia.
The gate of the bridge, which was also supervised, opened at dawn and closed at sunset with a small door operated by a wheel, on a drawbridge with a moat below. Citizens could go out to go to work, but they had to return before dusk, otherwise there was a risk of staying out or using the tavern where muleteers and foreigners stayed overnight.