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Slavismi frequenti nella toponomastica della pianura friulana
Mauro Buligatto
Memorie Storiche Forogiuliesi, LXXIX, 1999, pp. 235-246
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Premesse 235
(Dolina) 238
(Polje) 240
(Pust) 242
Bibliografia 245
Figura 1 - Dolina, Polje, Pust
Figura 2 (Dolina, Dolinar, Dolincis, Doline, Dolinuzza, Dolinza, Dovincis, Dulina, Dulinar, Dulinatt, Duline, Dulinis)
Figura 3 (Pogiane, Pogliana, Poian, Poiana, Poianis, Poianutis, Pojana, Pojane, Puane, Puglie, Puia, Puiana, Puiane, Puie, Pujana, Pulie Vie De)
Figura 4 (Postote, Postoti, Postoto, Postotti, Pustet, Pustòs, Pustot, Pustota, Pustote, Pustoti, Pustotis, Pustoto, Pustotti, Pustuta)
Premesse: pure in ambiti molto lontani dalla frontiera del Friuli esistono testimonianze della presenza slava. Basti ricordare gli stanziamenti serbo-croati in Molise (avvenuti nel XV secolo) oppure le presenze più sud-orientali nella regione garganica (1). Di eguale matrice etnica, sebbene più recenti in ordine di tempo, sono le comunità attestate nella città di Trieste.
Se guardiamo agli antichi flussi del ceppo originario bisogna invece specificare che gli Slavi, nelle loro migrazioni, raggiunsero definitivamente le aree della Stiria e della Carinzia alla fine del VI secolo. Come ci viene riportato da Paolo Diacono essi non mancarono di commettere incursioni da queste sedi irrompendo, in alleanza con gli Avari, anche nel nostro territorio. Ma le stabili presenze in Friuli sono da collegarsi, piuttosto, ai tempi delle dominazioni longobarde e franche quando, come coloni agricoli si stanziarono in alcune zone vallive della nostra regione (2). In pianura, invece, la loro immissione va a collocarsi in tempi più tardivi (X–XI secolo) “post Hungarorum nefandam devastationem".
Delineando tale avvenimento si può accennare che intorno alla metà del IX secolo le steppe solcate dal Volga furono occupate da tribù turche. Come conseguenza gli Ungari dovettero portarsi verso le pianure dell’odierna Ungheria per poi dividersi su differenti fronti dell’Europa e tra questi, attraverso il Friuli, anche su quello d’Italia. A onore del vero va pure ricordato che almeno in due occasioni gli Ungari scesero in terra friulana su commissione. Negli anni 921 e 924 Re Berengario fu mandante di tali spedizoni, nel tentativo di consolidare la sua posizione (3). I villaggi isolati della pianura, sguarniti di difese, furono luoghi pesantemente devastati. I cronisti dell’epoca riportano notizie sui saccheggi e sulle uccisioni ungare, annotando che, nel 928, Concordia fu ridotta a un ossario.
(1) Per quanto riguarda il Molise segnaliamo Živa Voda ‘Acqua viva’ (CB); Stifilič ‘S. Felice' (CB). Sempre nella medesima provincia si segnala Masseria Mirco (dall’antroponimo Mirko); Marzovizza ‘località fredda’ da mrazovica-mraz ‘gelo’; Topolizza da topol ‘pioppo’ che è tra l’altro confrontabile con i nostri Tapogliano, Topaligo e Topolò. Vi sono poi diverse località denominate Glavizza / Galavizza derivate da glavizza - glava ‘collina’ confrontabile con Glaunicco. In ambito garganico esistono etnici frequenti come in Friuli e in Veneto del tipo di Slavo, Schiavo, Schiavonia ecc. Altri esempi di questo strato post latino si riscontrano in toponimi come Lesina (lesi - lesino) ‘legno - bosco’ oppure Peschici (pijesak) ‘sabbia’.
(2) Nelle valli del Natisone del Torre e dell’Isonzo.
(3) Nel 921 gli uomini guidati dai generali Dursa e Bugat uccisero alcuni feudatari, tra i quali il marchese del Friuli Odelrico. Tre anni più tardi lo stesso Berengario li coinvolse nella speranza di poter estromettere Rodolfo II.
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Sammardenchia, Sclaunicco, Lestizza, Lonca, Virco, Belgrado, Gradisca (4), sono alcuni dei toponimi maggiori che costellano la pianura e ci ricordano fondazioni o rifondazioni slave.
Giungendo in Friuli dall’agevole valle del Frigidus gli Ungari arrivarono quasi certamente a lambire le aree del basso Torre. Da qui il loro tracciato di percorrenza toccava Palmanova e Codroipo tramite la consolare Postumia (5), che è assimilabile dall’odierna Stradalta. Il loro cammino verso l’interno del paese (Veneto e Lombardia) avvenne secondo un andamento quasi corrispondente alla strada statale n. 13 Pontebbana (fìg. 1). È pensabile tuttavia che a margine della linea or ora descritta vi fossero state delle direttrici secondarie trasversali di infiltrazione. Il Pocar nel suo contributo (6) annota, nei riguardi della chiesa di S. Giovanni di Duino, che varie furono le distruzioni subite dal monastero. Tra esse quella del 902 fu eseguita per mano degli Ungari. Anche sulla base di ciò è possibile stimare una penetrazione attraverso la piana bisiaca. Un eguale ragionamento potrebbe esser fatto considerando un nutrito aggregato di slavismi, forse il maggiore, siti nel bacino dello Stella. In detti territori un’arteria di livello inferiore (via Petrinea?) metteva in comunicazione Postumia e Annia. La via minore iniziava in prossimità di Muzzana del Turgnano toccava, in fase intermedia di sviluppo, Rivarotta (all’altezza dei Casali Pedrina) e si univa a nord con la consolare nei pressi di Codroipo. Sempre nella porzione meridionale del nostro territorio, spostando ora lo sguardo oltre il fiume Tagliamento, si localizza una buona concentrazione di micro-toponimi slavi, negli ambiti di Portogruaro, Cordovado e Sesto.
Quali luoghi dell’ex Ager Concordiese, al tempo delle invasioni ungare dovettero essere ancora influenzati dai pregressi latini. In zone così vitali, sebbene non più organizzate secondo le norme pianificatone e i ritmi di una centuriazione in fase attiva, si sarebbero consumate devastanti scorrerie. Il territorio situato a nord della Stradalta, delimitato a ovest del Tagliamento, a est dal Torre e dall’Isonzo, è sottendibile allo stesso tipo di ragionamento perché interamente inscritto nella centuriazione aquileiese. Si consideri che la Strada Ungarica (ex consolare Postumia) segnava per motivi orografici il limite inferiore dell’agro (7).
(4) Di questa epoca sono pure certe costruzioni fortificate insieme ai ripristini di altre precedenti.
(5) Dopo questi fatti assunse anche il nome di Strata Hungarorum.
(6) G. POCAR, Monfalcone e il suo territorio, Udine 1892.
(7) A valle della stessa inizia la zona delle risorgive con i connessi fenomeni di affioramento idrico.
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Figura 1
Perciò gli irraggiamenti a monte del citato termine meridionale, fatta la riserva per il tipo pust (8), indicherebbero il maggiore grado di presenza umana nonché la maggiore qualità - ricchezza di vita, nei confronti degli altri siti. La presente casistica si nota per la fascia che si sviluppa dal Tagliamento al Paimarino ove gli scarti dalla Via Ungarica sono dell’ordine di circa 10–15 Km. Le rappresentanze di Casarsa, di Zòppola e di Pordenone potrebbero essere in contrapposizione, il risultato immediato delle scorribande lungo la via principale del flusso.
(8) La sua produttività nel linguaggio friulano potrebbe depistarci dagli originari inculta censiti dagli Slavi.
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Le “sparute propaggini” individuate nelfalto Pordenonese e nell’Udinese son da considerarsi dei riporti piuttosto che delle sopravvivenze slave, specialmente se trattasi di pust.
Questa parte introduttiva si compie annotando che conclusi i pericoli delle discese ungare (9) la Chiesa aquileiese assunse, nella politica imperiale, un ruolo di spessore con il compito di rivitalizzare e riorganizzare il territorio. La ripresa economica, bloccata fino a quel momento dagli eventi disastrosi innanzi citati, fu avviata anche grazie all'immissione di slavi (si presume emigrati dalla Carnìola e dalla Carantània) i quali riscattarono le terre dalla sterilità dell’abbandono.
(Dolina)
Dolina: questo nome, così come il tipo polje, risulta fortemente legato alle antiche parlate slave e di fatto ormai improduttivo nel friulano. Infatti al giorno d’oggi è più facile associare questa denominazione all’areale carsico piuttosto che alla pianura. Nello sloveno radici simili al nostro microtoponimo non mancano: dól ‘valle - vailetta’ e dôl ‘giù - in basso’. Per dolina il vocabolario ci fornisce “valle - vallata” (10) e in questo caso il significato si dimostra aderente alle varie doline del Goriziano, del Triestino e dell’entroterra carsico oltre confine. Guardando alla zona planiziale, ove sono ripartiti i nostri nomi, risulta chiaro che geo-toponimi di simile fattura devono essere associati a depressioni del terreno di lieve entità, a bassure che poco hanno da spartire con il Dolina (S. Dorligo della Valle) in provincia di Trieste o il Rožna Dolina (Valle delle Rose) (11) a Nova Gorica.
Tra le diverse rappresentazioni riscontrate sul territorio (vedasi la tabella di cui alla fig. 2) dolina spicca con il maggior numero di località interessate, seguita dal plurale friulano dulinis nonché, in terza posizone per numero, da un probabile singolare femminile duline. Le matrici sono spartite al 50% tra la più autentica forma dol- e quella friulana dul-, risultando frequente la trasformazione della vocale - o - atona in - u -. Per i suffissi annotiamo che in dolincis e dovincis, presenziano dei finali friulani (al plurale) che sono tratti da un iniziale diminutivo slavo - sloveno - ica (dolinica). Il Dolinza di Gonârs infatti ha un aspetto conservato e riconoscibile pur mostrando la perdita della - i - interconsonantica. Chiudiamo la sezione dedicata alle formanti con il micro-toponimo dolinâr. In friulano -âr è un suffisso maschile abbondantivo anche se la parola potrebbe tradursi con “colui che proviene dalle doline - Carsolino” (12).
(9) Nell’anno 955 presso il fiume Lech (ad Augusta in Baviera) Ottone I inferse una sconfitta agli Ungari che corrispose al blocco di ulteriori flussi verso Italia, Francia e Germania.
(10) Si consideri pure che tra la puntuale geonimia slovena esiste la dominazione kotlina riguardante lo stesso tipo di fenomeno orografico ma usata quando tali avvallamenti sono perimetrati da rilievi.
(11) La polimorfia di questa località prevede anche una versione tedesca Rosental.
(12) Il suffisso -ar appartiene anche alla lingua slovena.
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Figura 2
[[ 1. Dolina (Basiliano, Codroipo, Lestizza, Nogaredo al Torre 1543, Pocenia, Percoto 1543, Rivignano, Sclaunicco 1768, Sedegliano, Spilimbergo, Teôr 1540, Varmo 1497) 12
2. Dolinar (Sevegliano 1781) 1
3. Dolincis (Lucinico) 1
4. Doline (Gorizia, Zòppola) 2
5. Dolinuzza (Romàns) 1
6. Dolinza (Gonârs) 1
7. Dovincis (Aiello) 1874 1
8. Dulina (Bagnarla Arsa, S. Canziàn d’Isonzo, Visco) 1587 3
9 .Dulinar (Ontagnano 1464, Tissano) 1476 2
10. Dulinatt (Àriis, Pocenia) 2
11. Duline (Mereto di Capitolo, Pocenia 1862, Spilimbergo 1326, Teôr) 4
12. Dulinis (Aiello, Àrzene 1537, Codroipo, Flaibano, Lonca 1728, Palmanova, S. Vito al Torre, Trivignano 1489) 8
Totale 38 ]]
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Tra le forme composte vi sono due presenze a Teôr. Dolina Bassa che ammette l’esistenza di fenomeni orografici analoghi e, appunto, un Dolina Lertiz (la seconda parte della locuzone riflette un elemento antroponimico) [*].
Dalla lettura della fìg. 2 si percepisce una discreta concentrazione di nomi lungo la direttrice che congiunge Udine e Palmanova. Scendendo verso la città stellata si registrano sulla destra, da Tissano a Bagnaria Arsa, sei unità. Sull’altro lato della strada si dislocano, invece, otto toponimi (da Percoto a Palmanova e Aiello per poi estendersi sino ai margini del Torre a Nogaredo e S. Vito). Tra queste quattordici attestazioni si contano due forme pure. Fra le varianti si distingue una leggera incidenza dei lemmi dulina / dulinar ma la predominanza spetta al plurale dulinis con quattro unità. Lasciando ora il Paimarino per i territori dello Stella, lambendo il corso del Tagliamento, ci imbattiamo in un secondo aggregato che inizia a nord del “Quadrivio” (Flaibano e Sedegliano). Sulla strada degli Ungari (a Codroipo) e un poco più a sud (a Lonca) c’è un’isolata intensificazione di tre unità che si contrappone a Varmo e Romàns. Ancora in basso, nel bacino dello Stella, l’incremento si percepisce maggiormente allorquando da Rivignano a Pocenìa si contano otto presenze. Nel comparto innanzi citato spicca la forma pura dolina, con sette unità, seguita dalla variante plurale dulinis che ne conta tre. Basiliano, Sclaunicco e Lestizza sono luoghi che ripropongono il modello dolina e chiudono, in provincia di Udine, l’elenco. Nel Pordenonese c’è un gruppetto eterogeneo a Spilimbergo, Àrzene e Zòppola (duline / doline / dulinis). Lo stesso decremento si distingue a Gorizia con dolinis / dolina e, in Bisiacherìa, a S. Canziàn con un’ulteriore forma pura.
(Polje)
Polje: definisce propriamente il “campo”. Nell’ambito rappresentativo della nostra regione risulta maggioritario nei confronti del sinonimo njiva (13), detenendo il monopolio in pianura. Il fatto deve considerarsi naturale perché, quando furono attuati i ripopolamenti patriarcali, gli Slavi si trovarono di fronte a degli spazi aperti tipici dell’assetto latino, ancora incidente (14). Di conseguenza polje e poljana (in questo insieme si collocano, come sottoclasse, anche i varî pust) battezzarono in modo aderente la realtà trovata.
*. L’attuale dolina è un macro-toponimo che contiene undici toponimi minori. MAURO BULIGATTO, I nomi di luogo a Teôr, in “Sot La Nape”, 1977, nn. 1, 2.
(13) Njiva descrive il “campo chiuso” e attualmente colonizza le aree prealpine delle Valli di Resia, del Torre e del Natisone. L’areale giuliano conta le proprie presenze lungo il Carso triestino nelle zone di Sistiana e a ridosso di Trieste.
(14) Specialmente in provincia di Udine gli slavismi presenti ricadono all’interno dell’ambito centuriato.
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Figura 3
[[ 1. Pogiane (Tiezzo) 1
2. Pogliana (Àrzene 1525) 1
3. Poian (Pozzuolo Del Friuli) 1
4. Poiana (Morsano al Tagliamento) 1
5. Poianis (Varmo, Rivignano) 2
6. Poianutis (Rivignano) 1
7. Pojana (Malisana, Sclaunicco, Rivignano, Camino al Tagliamento, Sesto al Règhena) 5
8. Pojane (Pièris) 1
9. Puane (Àrzene) 1
10. Puglie (Basiliano) 1
11. Puia (Prata di Pordenone, Àrzene) 2
12. Puiana (Sesto al Règhena, S. Giorgio di Casarsa) 2
13. Puiane (Àrzene, Azzano Decimo) 2
14. Puie (Valvasone) 1
15. Pujana (Azzano Decimo, Camino al Tagliamento 1526, Codroipo, Morsano al Tagliamento, Sesto al Reghena) 5
16. Pulie Vie De- (Basiliano) 1
Totale 29 ]]
242
Polje nella sua unione con il suffisso -ana assume il pluri-significato di “campagna” (15), “piana - campagna aperta”. Lo “slovar” altresì ammette il valore di “paese - villaggio” (in comune di Àttimis esiste un borgo denominato Poiana). Poljana potrebbe anche derivare da elementi antroponimici e perciò, in ordine di tempo, essere stato un antico prediale latino (da Pullius o similari) oppure slavo sia per reinterpretazione della toponimia pre-esistente o perché tratto da personali come Poljanič, Poljanaz, Pojan. La stessa forma suffissale poljana in antico potrebbe essere stata generatrice di certi polje, per una regola linguistica che ammette la frequente riduzione del suffisso -jan. Come trafila possiamo aggiungere che gli slavismi polje / poljana passano al friulano con la perdita della - l - palatale (la - i - semiconsonantica è presente anche in certi dialetti sloveni occidentali). Le forme puane e simili sono un passaggio ulteriore rispetto a pojana nel quale si tiene conto, oltre che alla corruzione della - o - in - u -, anche dell’instabilità, in friulano, dell’intervocalica - i -. La frequenza di simili toponimi in pianura, area squisitamente latina, darebbe un indirizzo sulfavvenuta produttività nel linguaggio friulano, fino alla successiva surroga con altri sinonimi più correnti nella lingua romanza (polje > cjamp / poljana > campàgne).
Dall’analisi della fìg. 3 si avverte che la distribuzione delle denominazioni inizia partendo da Udine (zona sud-ovest) dove compare il primo insieme, rappresentato da forme eterogenee, si continua poi con Basiliano (due presenze), Sclaunicco e Pozzuolo del Friuli. Scendendo ancora verso ovest notiamo un punto singolo di colonizzazione (Codroipo) il quale prelude a una piccola compagine distribuita in sei punti. Tre unità in riva sinistra del Tagliamento (due a Camino e una a Varmo) mentre poco più in basso, a Rivignano, ancora tre unità. Solo in questo areale si annotano dei modelli ricorrenti come poianis / poiana / puiana. Nel Pordenonese si distingue, subito a nord della S.S. n. 13 un concentrato di cinque varianti a polje, delle quali quattro figurano ad Àrzene e una a Valvasone. S. Giorgio di Casarsa chiude questo ambito. A sud di Pordenone annotiamo la presenza isolata di Prata mentre un terzetto eterogeneo lo si riscontra nell’area di Azzano Decimo. Lungo il confine amministrativo c’è ancora una terna (a Sesto al Règhena) inoltre in sponda destra del Tagliamento (a Morsano) si evidenziano due unità. Malisana e Pièris sono altri due luoghi isolati di presenza che concludono la carrellata.
(Pust)
Pust: in antico la parola slava era un *pustu, con la finale - u - breve. In lingua slovena poco ci si discosta (16) e, infatti, con lo stesso significato di “deserto - disabitato - desoalto” si trova la parola pust.
(15) Un suo sinonimo potrebbe essere il braida delle origini.
(16) Fra le lingue slave moderne lo sloveno è il più conservativo nei riguardi della lingua madre.
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Figura 4
[[ 1. Postote (Teglio Veneto) 1
2. Postoti (Fossalta di Portogruaro, Prata di Pordenone) 2
3. Postoto (Latisana) 1
4. Postotti (Morsano al Tagliamento) 1
5. Pustet (Bertiolo) 1
6. Pustòs (Casarsa della Delizia, Mereto di Tomba, Zòppola) 3
7. Pustot (Àrzene 1525, Chions, Clauiano 1832, Codroipo, Fiume Veneto, Ligugnana, Pasiano di Pordenone, Pocenia 1866, Pordenone, Povoletto, Prata di Pordenone, Talmassòns, Udine, Zòppola) 14
8. Pustota (Àrzene 1522, Bagnarola di Sesto al Règhena, Casarsa 1869, Cimpello, Cordenòns, Ontagnano 1868, Poincicco, Pordenone, Rorai Piccolo, Valvasone 1868, Vivaro) 11
9. Pustote (Àrzene, Bicinicco, Cinto Caomaggiore 1558, Cordovado, Codroipo, Fossalta di Portogruaro, Mereto di Tomba, Morsano di Strada, Orgnese, Ruda, Sesto al Règhena, Sedegliano, Tauriano, Varmo, Zòppola 1868) 15
10. Pustoti (Alvisopoli, Azzano Decimo) 2
11. Pustotis (Casarsa della Delizia, Cordovado, Teòr, Zòppola) 4
12. Pustoto (Bannia di Fiume Veneto 1719, Chions 1868) 2
13. Pustotti (Fossalta di Portogruaro, Pordenone, Ronchis, Villanova) 4
14. Pustuta (Àrzene) 1
Totale 62 ]]
244
Munita di finale in - iti diviene verbo “lasciare - abbandonare”. Si noti pure che lo “slovar” elenca ancora due voci di eguale matrice: putsošenje “devastazione - desolazione - saccheggio” e putšositi che corrisponde alla forma verbale. Tra i varî modelli le incidenze maggiori sono date, e si possono notare sempre nella rispettiva tabella, da pustote (17), pustot, pustota; comunque risulta percepibile un’alternanza tra i generi femminile - maschile e singolare - plurale. Le radici ben conservate nella tipologia (pust-) predominano nettamente su basi nella forma (post-) mostrando un discostamento tramite la vocale pretonica alterata. I suffissi -ot e -ota, che non incidono sull’originario significato (18), trasformano lo slavismo in un prestito al friulano. Sempre fra le terminazioni vi sono due rarità come -êt (19), che imprime un valore di collettivo a pust, - e - uta che lo assegna a un diminutivo. La constatata adesione alla fonetica di origine nonché il monopolio assunto nell’ambito della categoria toponimica di appartenenza fanno riflettere sull’appropriata e valida locuzione che, dai tempi patriarcali, ha probabilmente assorbito quasi tutti gli altri “inculta” od omologhi, irraggiandosi nella toponomastica friulana e mantenendosi viva fino ai giorni nostri. Proprio per questo importante motivo è diffìcile assegnare, a differenza di polje e dolina, un valore etnico o, comunque, capire cosa sia restato a noi dell’originario impianto.
Dalla fig. 4 si nota che Udine e Povoletto contano due pustot mentre scendendo nel Medio Friuli si segnalano, con una predominanza della variante pustote, due unità a Mereto di Tomba e una a Sedegliano. Aumentano lungo la Stradalta le località interessate (Palmanova, Ontagnano, Talmassóns, Bertiolo e Codròipo) le quali evidenziano una leggera supremazia della forma pustot nei riguardi di pustote. Con allineamento quasi parallelo alla Napoleonica si notano, in ambito dello Stella, tre varianti. Continuano le forme differenziate sulle rive del Basso Tagliamento a Ronchis, Latisana, Morsano e Villanova. Lo stesso fenomeno, peraltro, lo si localizza nel Portogruarese con quattro unità. Percorrendo il confine regionale con il Veneto aumentano le presenze (otto) con una predominanza del modello pustote. Spostandoci ora più a ovest, siamo nella zona di Prata e Pasiano, si notano degli isolati punti di “attecchimento” (due pustot e un pustoti). Il capoluogo occidentale conta, insieme a Cordenons, cinque toponimi tra i quali incide il tipo pustota (tre presenze). Uscendo da Pordenone e transitando sulla S.S. n. 13 troviamo due aggregati. Il primo situato a sud, nell’area di Fiume Veneto e Azzano Decimo, è costituto da quattro variegate unità.
(17) Sarebbe interessante distinguere anche sotto quale appartenenza linguistica vanno a cadere un pustote (friulano al singolare femminile oppure italiano plurale femminile?), così come altre forme della famiglia.
(18) Pust è l’unica parola straniera che si abbina a questo suffisso friulano. In tale casistica -ot -ota non svolgono alcuna delle loro svariate funzioni.
(19) Pusteto è divenuto anche cognome (Ravascletto).
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A sinistra della medesima viabilità si presenta, partendo da Poincicco e sino a Valvasone, il più nutrito insieme di località interessate dal fenomeno. Ecco allora cinque presenze a Zòppola più altre sette nelle vicine Arzene, Valvasone e Casarsa. Nell’areale innanzi indicato l’incidenza maggiore spetta alla forma pustota seguita, a gruppi di due, dalle varianti pustos / pustot / pustote. A valle della Pontebbana si collocano un pustotis (S. Giorgio di Casarsa) e un pustot (Ligugnana di S. Vito al Tagliamento). Completano la sezione pordenonese tre localizzazioni a Tauriano, Orgnese e Vivaro. Il panorama si chiude a Ruda, nella bassa pianura orientale, con un pustote.
Mauro Buligatto
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