Thesaurus Ecclesiarum Italiae Recentioris aevi XII, 6
 

 

Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, vol. I
 

Pietro Ebner

 

Edizioni di storia e letteratura

Roma 1982

 

 

( Карта въз основа на:  http://www.fallingrain.com/world/IT/04/Celle_di_Bulgheria.html )

 

 

Google translate: IT -> ENG

    CELLE (DI BULGHERIA)

Celle, dopo il 1861 Celle di Bulgheria. Università autonoma fino alla sua elevazione a Comune. A m. 234 s. m. kmq. 31.54. Ab. (Cellesi) 1220 e con la frazione Poderia (km. 2) 2094. Da Salerno km. 140, da Torre Orsaia km. 11, da Scario km. 15. A Vallo della Lucania tribunale. A Policastro diocesi.

Paolo Diacono [1] scrive che ai tempi del duca Romoaldo di Benevento una colonia di bulgari, guidati da un loro principe, Alzeco,


1. P. Diacono, V, 29: Eisdem spatiosa ad habitandum loca, quae usque ad illud tempus deserta erant, contributi se. Sepinum, Bovianum et lsemiam et alias cum suis territoriis civitates [...] Usque hodie in iis, ut diximus, locis habitantes, quamquam et latinae loquantur linguae tamen propriae usum non amiserunt.

 
704


giunse (680) nel ducato beneventano e pacificamente chiese di potersi stanziare nel territorio. Il duca Romoaldo consentì che s'insediassero nei luoghi deserti intorno a Cepino, Isernia e Boviano. Il principe assunse il titolo di gastaldo, di ufficiale del duca. Vi è notizia che ancora nell'VIII secolo conservassero la loro nazionalità parlando la loro lingua, oltre il latino [2]. Recenti ricerche tendono a mostrare [3] che il duca Romoaldo avesse consentito che parte della colonia s'insediasse pure nella zona di Paestum allora ridotta a sola riserva di caccia (ad capiendas aves) e che di là si fossero spinti oltre l'Alento stanziandosi alle falde di un monte che da essi prese poi il nome (Monte di Bulgheria). Goffredo Malaterra [4] poi ricorda che Roberto il Guiscardo avesse assoldato slavi di Celle (di Bulgheria) perché conoscitori attenti di tutti i passi del territorio. Anzi l'Antonini [5] scrive di aver letto di alcune concessioni fatte da Roberto nel 1080 ai bulgari o schiavoni del luogo per servizi resigli «in finibus Apuliae et Salerni» [6], attribuendo l'immigrazione dei bulgari ad Alboino, il quale «oltre ai suoi Longobardi, e Sassoni, menovvi [in Italia] ancora Bulgari».

Probabilmente sede di una laura con celle di monaci italo-greci, per cui il nome di Celle all'abitato sortovi intorno;


2. F. Hirsch cit., p. 42 ricorda Teofane p. 546 ad a. 671 e Niceforo, Breviarium (ed. de Boor, p. 33, i quali affermano che l'emigrazione avvenne ai tempi dell'imperatore Costante, nel 669, e che la parte che venne in Italia si stanziò nella Pentapoli. Un documento posteriore del principe Sicardo (a. 833) ricorda il Grauso Bulgarensis come possessore di terre in Puglia (Anecd. Ughell., p. 468).

3. V. D'Amico, I bulgari trasmigrati in Italia nei secoli VI e VII dell'era volgare. Loro speciale diffusione nel Sannio. Campobasso 1933. Dello stesso A., v. pure Importanza dell'immigrazione dei bulgari nell'Italia, «Atti 3° Convegno internaz. Studi sull'alto medioevo», Spoleto 1959, p. 372. Cfr. pure Ebner, Storia cit., p. 91 specialmente Economia e società cit., p. 28.

4. G. Malaterra, I, 16.

5. Antonini cit., I, p. 383 dice di averne letto in documenti esistenti nell'Archivio della Diocesi di Policastro, di cui non è traccia. Cfr. pure a p. 348: nel dire di S. Severino di Camerota scrive: « Sicuramente il paese fu quivi edificato perché il suo sito lo rendea forte, e messo agli insulti de' vicini Bulgari esposto, quando i medesimi non l'avessero ancora fondato, come io verrei fermamente quando i medesimi non l'avessero ancora fondato, come io verrei fermamente a credere». Sul termine «cellae», v. a p. 343; a p. 277 confonde il monastero di S. Arcangelo di Perdifumo con quello «presso al territorio di S. Severino, nel luogo detto ancor oggi le Celle, secondo cui ce ne assicura una carta da noi veduta nell'Archivio stesso della Cava». Pertanto ubica in questo cenobio il miracolo di cui nella Vita del terzo santo abate di Cava. In nota, però, il nipote Mazzarella Farao corregge l'errore dell'Antonini ubicando il monastero di Sant' Arcangelo a Perdifumo.

6. Utiliter de illorum famulato in finibus Apuliae, et Salerni usi sumus. Antonini, p. 383.

 
705


il villaggio seguì le sorti di Roccagloriosa, di cui fu casale fino alla sua elevazione a sede comunale. E' notizia però che il feudatario di Centola, oltre a esigere la bagliva di Foria esigesse anche quella di Poderia, ora frazione di Celle. Villaggio, quest'ultimo di cui, a dire dell'Antonini (p. 381), furono baroni Latino Tancredi, autore del de Naturae miraculis e del consigliere Giovanni Andrea di Giorgio, noto per le sue opere legali.

Ancora negli ultimi del '700 Celle era feudo dei d'Afflitto di Roccagloriosa.

Mancano notizie del villaggio nel Pacichelli. Il Galanti [7] informa soltanto dei suoi 676 abitanti. L'Alfano [8], che l'assegna si d'Afflitto di Roccagloriosa, scrive che contava 730 abitanti. Poche le notizie nel Giustiniani [9], il quale non dice nemmeno della sua popolazione dal 1532 al 1669 perché unito a Roccagloriosa. Egli ubica il villaggio alle falde del monte Bulgheria, l'ha come casale di Roccagloriosa e scrive distasse 60 miglia da Salerno e contasse 730 abitanti ai suoi tempi. Dalla mia nota [10] i dati dei censimenti dal 1795 al 1971.
 

 



 

 

 

 

 

 

[Back]