Canti popolari delle colonie slavo-molisane

 

Pubblicati con la collaborazione di Giovanni Maver e Milko Matičetov

 

 

 

estratto da Volume Secondo dei Canti Popolari del Molise, A. M. Cirese, 1957, pp. 191–261

Nobili, Rieti 1957

 

 

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Capitolo sedicesimo

Canti slavi di Acquaviva Collecroce, Montemitro, S. Felice del Molise

 

 

I tre paesi del Molise detti correntemente slavi o «schiavoni», e che meglio debbono indicarsi come serbocroati, sono assai più noti agli studiosi di linguistica che non a quelli di tradizioni popolari. Ed infatti tutte le visite e le ricerche che furono condotte dalla metà del secolo scorso in poi, e che culminarono con il viaggio e con il libro di Milan Rešetar, furono visite e ricerche dedicate essenzialmente alla storia della immigrazione slava nell'Italia meridionale, alla sua passata estensione, alla provenienza dei gruppi da cui discendono gli attuali abitanti bilingui di Kruč, Mundimitar, Stifilič, al gruppo di appartenenza della loro lingua.

 

E tali indagini hanno portato a chiarire che deve essere esclusa ogni ipotesi della discendenza degli odierni abitanti bilingui dei tre paesi molisani da immigrazioni antecedenti alla seconda metà del secolo XV; che essi parlano un dialetto di tipo štokavo-ikavo; che provengono dalla Dalmazia, e precisamente da una zona tra la Cetina e la Narenta ; che un tempo ebbero diffusione più vasta nel Molise.

 

Non tutto, naturalmente, è certo; e v’è stato chi recentemente ha voluto riproporre in discussione questo o quel punto. Ma non pare, per il momento, che si debbano apportare modifiche di rilievo al quadro così tracciato.

 

Come è naturale, in queste indagini storico-linguistiche anche gli aspetti che ci riguardano più da vicino hanno avuto la loro notevolissima parte. Ed infatti i visitatori non solo hanno prestato attenzione a certi aspetti etnografici di queste comunità, per valersene come elemento comparativo nella ricerca dell’origine, ma soprattutto hanno raccolto canti popolari, racconti, proverbi e via dicendo, per l'interesse linguistico che presentano. Tuttavia, dicevamo, quel materiale, non ha avuto grande divulgazione fuori della cerchia dei linguisti; tra l'altra per la ragione che i numerosi testi riuniti nel bel volume del Rešetar (e sono, con qualche leggera eccezione, tutti quelli sino ad allora raccolti) non portano traduzione in lingua facilmente accessibile a chi non sia uno slavista.

 

Ed allora è sembrato giusto che qui, accanto ai testi dei canti inviati dai collaboratori locali, ed a quelli direttamente attinti in loco nei corso di una campagna di registrazioni fonografiche,

 

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si pubblicassero di nuovo tutti quelli che sino ad oggi sono stati raccolti corredandoli della traduzione italiana. Sarà così più vastamente accensibile il patrimonio di canti popolari che queste isole linguistiche conservano e tramandano.

 

E se ad un merito qualsiasi questa pubblicazione può aspirare, sarà da rendere vive grazio non solo ai collaboratori locali volenterosi e diligenti, ed alle donne e agli nomini che ad Acquaviva, a Montemitro, a San Felice così amichevolmente ed ospitalmente ei accolsero e ci cantarono i loro canti, ma al prof. Giovanni Maver della Università di Roma che ha voluto dedicare molto ore preziose del ano tempo per trascrivere direttamente dal nastro magnetico la ventina di registrazioni che avevamo effettuato, per controllarle mille altre lezioni raccolte, per tradurle e per sciogliere casi non semplici di fonetica e di lessico, e per fornirci indicazioni e chiarimenti che sono variamente utilizzati nelle note; ed al prof. Milko Matičetov, dell'Accademia slovena di scienze ed arti di Lubiana, condirettore della rivista Slovenski Etnograf, che ha rivisto il resto del materiale, ha provveduto alla traduzione italiana dei canti che ne erano sprovvisti, ha revisionato e reso uniformi quelle già esistenti, ha segnalato alcuni canti che altrimenti sarebbero forse sfuggiti all’attenzione, ha rivisto lo bozze, e soprattutto ha corredato molti testi di note, talora assai ampie, che qui si pubblicano contrassegnate con le sue iniziali. E siamo grati anche al signor Riccardo Orel che gentilmente ha messo a nostra disposizioni i testi e le trascrizioni musicali dei canti che egli riunì in due suo visite nel paesi slavo-molisani.

 

Il lettore e lo studioso di tradizioni popolari italiane hanno dunque di fronte il panorama intero del canti popolari ala qui raccolti nelle colonie slave del Molise; un materiale passato al litro di una attenta revisione filologica, la quale, se ha evitato precisszioni fonetiche e lessicali che qui sarebbero state fuor di luogo, ha garantito però trascrizioni esatte e traduzioni fedeli. E sarà da farne merito alla collaborazione che il prof. Maver e il prof Matičetov hanno voluto darci.

 

Dal canto nostro, per ciò che concerne l’ordinamento dei canti, abbiamo seguito, come già nel caso di quelli albanesi, una traccia che si avvicinasse il più possibile a quella generale del volume: ninna nanna, canti religiosi, scongiuri, canzoni amorose, narrative e satiriche, canti per il maggio, lamenti funebri. Le note ai testi, come per i canti albanesi e per le stesse ragioni tipografiche, sono collocate in fondo al capitolo.

 

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Sarebbero qui da fare osservazioni numerose ed interessanti a proposito dei testi : vi sono segni assai chiari di penetrazione nella tradizione orale e popolare di canti di origine culta,

 

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come avviene ad esempio per una composizione di Giovanni De Rubertis della seconda metà del secolo scorso ancora viva oggi, e da noi stessi raccolta; o come è il caso di un canto portato dalla Dalmazia da visitatori d’oltre Adriatico, ed oggi ancora nell’uso. E, senza toccare del grosso problema della origine «culta» o «popolare» dei canti in genere, certo è che in questi casi documentati e datati è possibile esercitare fruttuosa attenzione ai processi attraverso ì quali testi originariamente culti (e bisognerà naturalmente vedere in che misura) sono stati sottoposti alla rielaborazione ed alla «stilizzazione» popolare. E sarebbe pure da occuparsi non solo delle traduzioni letterali in dialetto slavo di canti narrativi profani, di cui qui c'è un esempio, o dei «prestiti», se così possiamo dire, che avvengono in canzoni narrative religiose, ma anche di quei «calchi», per ripetere l’espressione già usata a proposito dei canti albanesi, che pure qui si incontrano, ed ancora una volta a proposito d’uria satira locale in distici : il che conferma che questo è il genere di canto meno aulico forse, ma certo più produttivo oggi nel Molise.

 

E vi sarebbe da esaminare soprattutto la questione dei rapporti che si sono stabiliti tra la cultura tradizionale di cui i coloni serbocroati erano portatori e il nuovo ambiente in cui si sono trovati a vivere: un problema questo che nelle linee generali si presenta analogo a quello propostoci dagli albanesi, ma che ha tuttavia lineamenti specifici propri, quali ad esempio la ridotta conservazione di canti popolari da un lato, o, dall'altro, la capacità di trasmettere all'ambiente circostante costumanze proprie e peculiari.

 

Ma queste ed altre osservazioni porterebbero la nostra nota iniziale al di là dei limiti che ad essa abbiamo assegnato, ed è perciò che le rinviamo alle annotazioni ai singoli testi. Nelle quali dunque il lettore troverà indicazioni filologiche e di raffronto con il patrimonio del canto popolare dell’altra sponda adriatica e con il canto popolare italiano che sono dovute al prof. Maver, al prof. Matičetov, ed al curatore del volume; distinte, come è giusto, ma unificate dai testi attorno a cui si dispongono.

 

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Per la trascrizione si è impiegata la forma oggi corrente dell’alfabeto serbocroato in caratteri latini, ad eccezione di un solo segno che, per necessità tipografiche, è stato sciolto nelle sue componenti storiche (dj).

 

Qui si indicano taluni valori meno familiari al lettore italiano:

 

c (z sorda: ragazzo); č (c palatale: faccia); ć (c prepalatale: voce);

dj (g palatale: gente); g (g gutturale: gara); j (i: aiuto);

lj (gl: figlio); nj (gn: compagno); š (sc: scendere); z (s sonora: rosa); ž (j francese).

 

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(Canti)   [[ 3 - 43 ]]

 

 

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(Note ai canti slavi)  [[ 44 - 71 ]]

 

 

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