Canti popolari delle colonie albanesi del Molise

 

 

 

estratto da Volume Secondo dei Canti Popolari del Molise, A. M. Cirese, 1957, pp. 121–189

[le p. 33-64 sono erroneamente numerate 17-48]

Nobili, Rieti 1957

 

 

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Capitolo quindicesimo

Canti albanesi di Campomarino, Montecilfone, Portocannone, Ururi

 

 

I canti popolari delle quattro comunità albanesi del Molise che qui si riuniscono non sono numerosissimi, e tuttavia non sono scarsi, se si riflette che il centinaio di testi di cui abbiamo potuto avvalerci costituisce la raccolta più ampia che fin qui si sia eseguita a Këmarin, Munçufun (o Munxhufun), Portkanun e Rrur.

 

Giacchè è da notare che se è abbastanza nota la vicenda delle origini di queste colonie (e si sa che esse nacquero dalle immigrazioni verificatesi allo scorcio del secolo XV, e che furono un tempo più numerose poiché, oltre alle quattro località ancora oggi bilingui, furono “albanesi” anche Santa Croce di Magliano, che del fatto serba ancora qualche traccia, ed i casali oggi distrutti di Sant'Elena, Colle di Lauro e San Barbato in agro di Larino e di Casacalenda), assai meno noto è il patrimonio di canti popolari che queste comunità ancora conservano e tramandano, sia perchè poco se ne è raccolto, sia perchè quel che sin qui è stato pubblicato dall’Aseoli, dal Marchianò e dal Lambertz o è ignorato o è difficilmente accessibile.

 

Il materiale che ora qui si dà in luce ci pare abbia dunque la sua importanza perchè anche le comunità del Molise entrino adeguatamente nel quadro delle comparazioni che ben dovranno un giorno istituirsi tra i canti di tutte le colonie albanesi in Italia. Ma è lavorò, questo, che spetta (assieme all'altro dei confronti con il patrimonio poetico della patria d’origine) a chi abbia la necessaria conoscenza linguistica.

 

Allo studioso di tradizioni popolari italiane interessa naturalmente l’altro aspetto: quello dei rapporti tra questi canti e il patrimonio poetico popolare italiano. In proposito noteremo innanzi tutto che i canti popolari in dialetto molisano sono diffusi nelle colonie albanesi del Molise così come in tutta la regione (e così come nelle colonie slave di cui si dà notizia nel capitolo successivo); e infatti vari dei canti che sono stati riuniti nelle altre parti della nostra raccolta provengono appunto da queste comunità alloglotte. Dal punto di vista dell’inserimento di testi albanesi in canti in dialetto molisano abbiamo riscontrato solo l’esempio del ritornello di cui al n. 506 e quelli di qualche invocazione in albanese in canti religiosi italiani di fattura semiculta. Ben più evidente sembra essere l’influenza in senso opposto; e non vogliamo parlare qui delle intrusioni lessicali dell’italiano,

 

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lingua e dialetto, nei testi albanesi, che salta agli occhi anche del profano, ma che è compito del linguista indagare adeguatamente; sì invece della presenza di canti albanesi strutturati sul modello di testi diffusi nel Molise e altrove. A questo proposito è evidente che, distaccati da tempo dalla loro patria d’origine, e messi a contatto con un mondo diverso ma al quale ormai di necessità si lega profondamente tutta la loro vita, i coloni possono certo conservare il patrimonio che hanno portato con se, possono accrescerlo localmente in qualche misura, possono anche rinnovarlo con contatti più o meno casuali con la terra d’origine; ma necessariamente dipendono dalla cultura entro cui sono venuti ad inserirsi: ad essa si adeguano, poiché solo da essa ricevono continuo ed organico alimento. Ne sono chiara spia le traduzioni In lingua albanese di canti o canzonette diffusissime per radio In cui ci è accaduto di imbatterci. Un fenomeno analogo ci sarà dato di osservare, in misura ancora più evidente, a proposito delle colonie slave. Ma a parte le traduzioni vere e proprie, e gli scambi di immagini, ci pare che l'aspetto più interessante di questi rapporti e di queste influenze possa essere costituito da certi componimenti che si direbbero “calchi", se si potesse estendere il termine impiegato dai linguisti. Uno è, a nostro avviso, la satira per la grandine che pubblichiamo in questo capitolo: la sua struttura ideologico stilistica pare ricalcare appunto l’andamento delle satire di argomento locale già esaminate nel capitolo dodicesimo.

 

Se sono evidenti questi aspetti e questi rapporti, non meno evidente è la presenza di immagini e fantasie notevolmente diverse da quelle più abituali nei componimenti popolari italiani; e non sarà certo spiacevole l’incontro con talune che offrono vivacità e sapore meno consueti.

 

Ma quelle che siamo venute segnando sono piuttosto suggestioni che affermazioni: non è possibile avventurarsi in ricerche senza dubbio complesse senza la collaborazione stretta dell’albanologo e del musicologo.

 

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Abbiamo distinto i testi secondo uno schema analogo a quello seguito per i canti in dialetto molisano; e per non distaccarcene abbiamo tralasciato la pubblicazione di alcune prose e dei proverbi.

 

Il gruppo più abbondante è costituito, come al solito, dai canti amorosi; noteremo che ad eccezione di qualche frammento (fra cui quello del celebre Costantino il piccolo) non si incontrano canti narrativi, ma solo canti lirici, nel senso corrente del termine. Gli schemi strofici sembrano essere in genere quelli della quartina o dell’ottava dei corrispondenti cauti italiani, ed il metro, sovente, l’endecasillabo. Si noterà che il gruppo dei canti religiosi è costituito da due soli componimenti

 

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(di cui uno, tuttavia, è una “passione”): può supporsi che tale scarsezza sia in rapporto col la perdita dell’originario rito greco che gli albanesi del Molise certamente praticavano, almeno in Santa Croce, .ancora al principio del'700. Sono invece presenti, pur se frammentari, i tradizionali canti di nozze, né mancano i lamenti funebri. Di tutti si discorre più ampiamente nelle note che per evidenti necessità tipografiche si sono dovute disporre alla fine del capitolo.

 

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Per il controllo e la revisione delle trascrizioni e delle traduzioni dei testi inviati dai collaboratori locali o direttamente registrati su nastro abbiamo potuto giovarci del validissimo aiuto del prof. Nicola Savino e del doit. Luigi Occhionero, italo-albanesi di Ururi e di Campomarino, e di Padre Teodoro Minisci, italo albanese di Calabria: ad essi va la nostra più viva riconoscenza per l’opera data con tanto disinteressato fervore. Ci siamo avvalsi inoltre degli scritti di G. J. Ascoli, M. Marchianò e M. Lambertz più avanti meglio indicati; ed abbiamo fatto ricorso anche alla Grammatica albanese (2. ed Roma, 1939) di A. Feizì, e al Dizionario albanese italiano (Roma, 1937) di A. Leotti.

 

Avremmo voluto che i testi, così come è avvenuto per i canti slavi riuniti nel capitolo seguente, fossero sottoposti alla revisione linguistica di esperti; ma l’Istituto dì lingua e letteratura albanese della Università di Roma (pur se il prof. Ernesto Koliqi, che vivamente ringraziamo, ci ha dato indicazioni e suggerimenti e ci ha consentito la libera ed agevoie consultazione del più recente lavoro del Lambertz) non ha potuto accogliere la nostra richiesta; nè, per insormontabili difficoltà pratiche, abbiamo potuto rivolgerci altrove. Tuttavia ci pare che il materiale pubblicato sia pienamente valido per lo studioso di letteratura popolare cui la nostra pubblicazione sì dirige; e, mentre chiediamo scusa della non voluta assenza di più precisi controlli e delle inesattezze che siano potute derivarne, osiamo sperare che, in tanta inopia di pubblicazioni in questo settore, neppure al linguista dispiaceranno troppo, anche se grezzi, i nuovi testi di cui potrà disporre.

 

Nella trascrizione si è adottato l’alfabeto ufficiale della nazione albanese: alcuni segni richiedono una sia pur approssimativa esplicazione:

 

c (z sorda: ragazzo); ç (c palatale: celare); dh (δ, delta neogreco: spirante interdentale media);

ë (e semimuta); g (g gutturale gara); gj (ghi: ghiaia); h (aspirata); j (i in gioia);

k (c gutturale: casa); nj (gn: ogni); q (kj: quasi come chiesa); s (s sorda: sono);

sh (sc: scena); th (θ, theta neogr.: spirante interdentale sorda);

x (z sonora: zaffiro); xh (g palatale: gelo); z (s sonora: rosa).

 

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(Canti)  [[ 4 – 49 ]]

 

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(Note ai canti Albanesi) [[ 49 – 69 ]]

 

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