"Ora vijas nat gradum Smerevo". An excerpt from:

 

Rogeri de Pacienza di Nardò, Lo Balzino (libri III-VI) (1498).

Edizioni digitali del CISVA, 2010.

a cura di Mario Marti

 

- Tomo I: introduzione; Libri III, IV, V.  (pdf. file, 38.0 Mb, from www.viaggioadriatico.it)

- Tomo II: Libro VI; Appendici.  (pdf. file, 39.5 Mb, from www.viaggioadriatico.it)

 

 

Tomo I:

 

Libro V

 

. . .

 

стр. 64:

 

 

            Lo mercordì, po’ ch’ebbero mangiato, (585)

a l’ultimo di magio cavalcarno,

(e) poco lontan da Gioia [111], accompagnato,

lo Marchese de Botonto discontrarno,

Andrea Matteo Aquaviva appellato;

e videndo la regina, tutti smontarno, (590)

e benché la regina non volea,

pur lui a piedi a quella se ne gea [112].

 

 

            Quando fo presso, cum gran reverencia,

basò a la regina la bianca mano. (595)

Quella cum süa solita clemencia

al suo parlar respose umile e piano.

Da sapïente andava a sapiencia,

e da vera umiltà a cor umano.

Voltóse po’, basando cum onore (600)

el duca, mio illustrissimo signore,

 

            et a man manca se li pose poi.

Parlando insiem, pervennero a la terra [113];

e perché del marchese gli era gioi [114],

molte bombarde nel parlar disserra. (605)

Per la regina e per tutti quanti soi

robba da mangiar apparechiato era;

e da llà un poco quel signor soprano

partios’ e per dar loco andò a Cassano [115].

 

            Ma primo fece e stancie apparechiare (610), c. 70v

in ordine e polite per ciascuno,

e robbe in abundancia da mangiar[e],

donando quel [116] domanda / un per uno.

El simil(e) la matina fice fare

senza / aver impaccio ià nesuno, (615)

con tanto amor et animo sincero,

qual se spettava [117] a lo suo cor intero.

 

            Per tempo la matina llà arrivao

de Renzo de lo Marra la mogliere,

qual a la regina la sua man basao (620)

cum dui figlioli che con seco gli era :

Loisi è l’uno de quelli che ce andao,

e Rafael che de la matre ha cera [118].

Venne / ancor due donne de Aquaviva,

(a) visitar la regina in quella dia.

 

            Depo’ mangiar, se fece / una tanza (625)

ne l’inchiostro [119] del castello de Scavoni;

e nel ballare ciascaun romanza [120],

gridando ad alta voce in lor sermoni;

e po’ ciascun bevea a lor usanza,

mascoli, donne, grandi, ancor garzoni; (630)

saltando corno caprïi girava,

et insiem tutti tal parol cantava [121] :

 


стр. 65:

 

— O rauias natgradum smereuo nit core

nichiasce sninie gouorithi nego jamco

goiuoda gouorasce istmize molimtise (635)

orle sidi madonisce dastobogme

progouoru bigomte bratta zimaiu

pogi dosmederesche dasmole slauono

mo de sposta damosposti istamice

smederesche jacomi bopomoste (c. 71r)

jslaui dispotpusti jsmederesche

tamice jatechui napitati seruene

creueze turesche bellocatela vitesco

cha : —.

 

            (E) per non lassar l’ordine accomenzato, (645)

(e)l nome de tutti ve averò narrato.

 

            Masculi, donne, in quella insiem ballavano.

La prima Iuba fo, moglier de Vuico,

(e) de Rasco la mogliere Radoslava;

Buciza, che è sorella del bon Milco, (650)

e quella bella faccia de Bugzava,

e Ruscïa, moglier ancor de Sutco;

de Radognio la canata [122], nome Stia,

che più de l’altre sceppando [123] bevia.

 

            Ziveta vidi ancor ballar cum Ratco; (655)

Radeglia cum Iurco, e Chiuro cum Miliza;

Radicchio cum Bucetta, e Slava e Petco;

Radoslauce e Stana, Iunco cum Staniza;

Buca e Busicchio, Mila e Gratco,

Bucascino e Brita, Dusco e Buciza; (660)

et altre che non potti llà comprendere,

né ’l nome né ’l parlar iamma’ intendere.

 

            Depo’ che fo fornito questo ballo,

comenzar(o) le trombette ad esclamare:

— Tantaratara! A cavallo, a cavallo! —; (665)

ognun se pone in ordine ad andare.

In un boschetto appresso ad uno vallo

quei de Aquaviva la venne a scontrare,

sei miglie da la terra, e più lontano,

basando a la regina tutti le mano. (670)

 


стр. 66: 

 

El capitano cum assai persone (c. 71v)

smontò a basar la mano a la regina

cum Abbate Marino dei Falconi,

eletto de la cita minerevina [124].

Cum gran voci e mirabil soni (675)

verso Aquaviva ciascaun camina,

gridando «Ferro» «Balzo» e «Federico»,

«Viva el Re nostro, bon Signor antico!».

 

. . .

 


 

 

Tomo II: Libro VI; Appendici.

 

. . .

 

Libro V

 

стр. 53:

 

111. Gioia: Gioia del Colle, a pochi chilometri a nord di Castellaneta.

Botonto, lo sappiamo, è Bitonto.

 

112. se ne gea: se ne giva; si dirigeva.

 

113. a la terra: nell’abitato.

 

114. gioi: gioia; gli stava a cuore. Bisticcio tra Gioia e gioia.

 

115. Cassano: delle Murge, tra Altamura e Bari; ma la regina non vi si reca.

 

116. quel: ciò che.

 

117. se spettava: era confacente.

 

118. ha cera: ha le fattezze.

 

119. inchiostro: chiostro; cortile.

Scavoni: schiavoni; slavi della costa adriatica. Un gruppo ne era attestato a Gioia del Colle.

 

120. romanza: imita i modi delle popolazioni d’ascendenza latina.

 

121. tal... cantava: diamo qui la trascrizione critica dell’importante testo, dovuta al prof. M. Pantic di Belgrado, chiedendo a lui e ai lettori scusa per la mancanza dei necessari segni diacritici:

 

” Orao [se] vijase nad gradom Smeredevom, —

nitkore ne case s njime govoriti, —

nego Ianko voivoda govorase iz tamnice: —

« Molim ti se, orle, sidi malo nize —

da s tobome progovoru: Bogom te brata jimaju —

podi do smederevske [gospode] —

da s’ mole slavnomu despotu —

da m’ otpusti iz tamnice smederevske; —

i ako mi Bog pomoze —

i slavni despot pusti iz smederevske tamnice, —

ja te cu napitati crvene krvce tureske —

beloga tela viteskoga ». ”.

 

Ed ecco ora la traduzione del prof. E. Sequi:

 

” L’aquila si levò sulla città di Smederevo, —

nessuno non volle con essa parlare, —

ma Ianko voivoda parlò dalla prigione —:

«Ti prego, aquila, scendi un po’ più in basso —

perch’io parli con te: in Dio ti ho fratello; —

va dai signori di Smederevo —

perché preghino il despota glorioso —

che mi rilasci dal carcere di Smederevo; —

e se Dio m’aiuta —

e il despota glorioso mi rilascia dalla prigione di Smederevo, —

io ti sazierò di rosso sangue turco —

di bianco corpo di cavaliere ». ”.

 

A Pantic e a Sequi ripeto qui la mia gratitudine. Il frammento tramanda (ha precisato N. Radovich) alcuni versi di un canto popolare del ciclo «Pjesme», il quale riecheggia fatti del XV sec. In tale canto il vojvoda prigioniero a Smederevo (1448) esprime il suo desiderio di essere liberato e di poter quindi riprendere la sua lotta contro i Turchi.

 

122. la canata: la cognata.

 

123. sceppando: sottraendo vino per sé.

 

124. eletto... minerevina: designato a rappresentare la città di Minervino Murge, non lontana da Castel del Monte. Acquaviva delle fonti è invece a qualche chilometro a nord di Gioia.

. . .

 

[Back to Index]