«Castropignano». Studio sugli aspetti storici, folkloristici, sociali ed economici di un comune del Mezzogiorno

Raffaele Sardella

 

PRESENTAZIONE

 

..... e involve

tutte cose l’oblio nella sua notte;

..............................

.....  e l’uomo e le sue tombe

e l’estreme sembianze e le reliquie

della terra e del ciel traveste il Tempo.

Foscolo

 

 

Ho letto la prima volta la "Storia di Castropignano” dell’amico Raffaele Sardella una sera di questa estate, dopo essermene tornato nostalgicamente dal paese.

 

L’ho letta fino a notte inoltrata; poi il giorno seguente, poi molti giorni ancora.

 

Gli dissi subito che mi piaceva molto, ma che, soprattutto, gli ero grato, perchè aveva reso omaggio alla nostra terra d’origine.

 

Tomo poi a rileggerla nei luoghi familiari. Ed ecco che mi ritrovo seduto sulla mia terra: il Castello che ti guarda; il Biferno che mormora sempre; il Tratturo della transumanza, divenuto per me sacro e non so perchè; le Torri maestose, sempre le stesse; le Chiese secolari... Cosa dire? L’opera, a mio avviso, è completa ed originale ad un tempo, dal profilo storico molto valido e d’indiscusso valore culturale.

 

L’Autore, certo, si è lasciato qualche volta prendere dalla curiosità e dall’ansia di scoprire cose nuove e luoghi reconditi: è per questo che, sfogliando il libro, avverti il calore della sua presenza e l’affetto verso la terra natia.

 

Ma cosa poi sarebbe un’opera priva dell’affetto dell’Autore?

 

Il quale, dico il Nostro, ha voluto rispolverare e riportare alla luce vicende o cose del passato, recente e lontano, che sembravano ormai perdute o perlomeno destinate ad essere travolte dal tempo e sprofondate nell’oblìo.

 

Una ricerca minuziosa, dunque, che ha richiesto sicuramente anni di umile e paziente lavoro.

 

La Storia si basa su notizie raccolte per lo più nelle biblioteche, negli archivi pubblici e privati, su dati e documenti antichi, ma soprattuto sulla osservazione e la verifica personale dell’Autore e su testimonianze della gente del luogo.

 

Si articola in sette Capitoli o gruppi di argomenti: Religione, Archeologia,

 

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Meteorologia, Economia, Aspetti sociali, Folklore, Storia, non propriamente distinti, ma opportunamente inseriti nell’opera; tutti ricchi di particolari, che vanno dalle notizie storiche vere e proprie alla descrizione dei reperti archeologici; dalle iscrizioni antiche alle biografie dei Santi; dalle usanze locali ai proverbi.

 

Disegni e cartine topografiche sono dello stesso Autore.

 

Se sei del luogo, o se anche il Destino t’ha portato lontano, riservandoti un amaro distacco, spogliando il libro, ti senti come preso da un senso di piacere e di nostalgia.

 

Ti soffermi ad ogni pagina, ad ogni passo. E pensi.

 

.... Le campane a distesa del tuo paesello, i tuoi giochi sulla via, la culla che dondola, il canto lontano, al meriggio, delle mietitrici.

 

E poi le ”Maitinate” e la ”Scurdia”; lo scalpiccio, al mattutino, di chi si appresta al lavoro dei campi. Ed ancora, la tua Chiesa illuminata, con i tuoi Santi. E poi, all’imbrunire, il dolce squillo della campanella di Santa Lucia; il calpestìo, a notte, del gregge che sale il fratturo.

 

Ma anche il frullare del gufo al Cantone della Fata, mentre scendi per le ombrose ”Tornelle” e passi alla Canala; e nel tempo stesso volgi gli occhi al sinistro maniero, che ti sovrasta e ti ammonisce ancora...

 

Questa storia, però, vuole essere un motivo in più ed un richiamo anche pel turista eh’e in cerca di tradizioni e di. bellezze naturali.

 

Questo meraviglioso e suggestivo lembo di terra del Molise vi si presta assai bene.

 

Castropignano, ”un balcone sul Biferno”, scrive l’amico Sardella. E non può essere altrimenti.

 

Il paese, che sa più d’antico che di moderno, conserva intatto il fascino e l’incanto del passato, arroccato com’e tra il verde degli ulivi e dei cipressi. Proprio come un presepe. Il clima è dolce, la gente buona, semplice ed ospitale.

 

Una storia, insomma, che merita di essere letta non solo, ma tenuta gelosamente custodita.

 

Se l’Autore sostiene alcune considerazioni o congetture personali, io dico eh’e frutto dell’amore profondo ch’ei nutre per la terra natia. Spetta ad altri, poi, provarne il contrario.

 

Che abbia fatto opera di cultura ed abbia ben seminato per le future generazioni, di questo non v’e dubbio.

 

Campobasso, Luglio 1987

 

Antonio Camposarcone

 

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