Campobasso da castrum a città murattiana. Un percorso nella geografia storica

Emilia Sarno

 

Prefazione

 

 

Ho sincero piacere a fungere da “viatico” a questa ricerca, non tanto nella qualità di cultore di Geografia tout court, quanto come studioso di Geografia e di Cartografia storica. In questo settore disciplinare infatti si muove quasi tutto lo sforzo ricostruttivo della “vita” di Campobasso nel tempo ed è in questo ambito che fautrice ha dato il meglio di sé, pur dimostrandosi ben edotta dei tanti approcci possibili ad applicabili al fenomeno città, vista al singolare e al plurale.

 

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare appuntandosi sul dichiarato aggancio alla concezione organicistica-storicistica, tutt’altro che superata e nient’affatto facile da applicare, del Gambi (cfr. l'“Introduzione”), Emilia Sarno è andata ben oltre, dimostrando uno scrupolo e una caparbietà nel rinvenimento delle fonti (soprattutto archivistiche e anche inedite) e nella loro interpretazione, calandosi con umiltà nella ricerca cartografica e diretta sul terreno, lasciandosi infine guidare, nella invero discontinua e non esaustiva bibliografia esistente sul tema Campobasso, dagli autori più persuasivi e dalle acquisizioni “sicure”, che con la sua ricerca ha saputo confortare e arricchire.

 

Non a caso, il lavoro che oggi va alle stampe rappresenta la rimeditazione di una ponderosa e apprezzata tesi di dottorato, depurata dalle verbosità eccessive di quel tipo di “prodotto”, allargata nella base documentaria, migliorata dalla maggiore consapevolezza metodologico-epistemologica di quella che, nel passare degli anni, avendo maturato varie esperienze di ricerca, si propone oggi come una studiosa molto vivace e prolifica, non a scapito della serietà e della profondità dei risultati scientifici che consegue.

 

Non compete al prefatore ripercorrere le tappe dell'itinerario seguito dall'autrice, tappe (e riflessioni) che peraltro la stessa lucidamente illustra in sintesi nella introduzione e nelle conclusioni, nelle quali ultime si ritrova anche il discorso sul futuro possibile e auspicabile per Campobasso e la sua mal riconosciuta regione.

 

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Mi limito a sottolineare come la Sarno dimostri qui di sapersi agevolmente e criticamente muovere nelle problematiche urbane più vive e attuali (anche applicative) della letteratura italiana e straniera, non di solo ambito geografico, sull’argomento. Per il resto, il lettore stesso saprà apprezzare, nella quintupla articolazione di capitoli, la ricchezza e novità documentaria esibita (tra l’altro, carte e vedute storiche, foto di seconda e soprattutto di prima mano, trascrizione di fonti medioevali) e i tagli tematici e cronologici scelti per esemplificare lo sviluppo totale (urbanistico, demografico, sociale, politico-economico, culturale) di Campobasso, a partire dal IX secolo e fino al Decennio napoleonico. Come potrà dialettizzarsi con le “soluzioni” date ad annose e dibattutissime questioni storico-geografiche, come quella dell’identità della regione Molise o quella dell’esistenza di “valori urbani” nelle città del Mezzogiorno, a torto e per troppo tempo squalificate da autori, anche illustri, ma troppo legati ai modelli europei o alto-italiani delle città moderne con relative reti materiali (come se ci si dovesse vergognare dei nostri tratturi... ).

 

Orbene, proprio su tali questioni e su tante altre connesse e di minor momento, ritengo che la lettura di questa "fatica” di Emilia Sarno (e il termine è quanto mai appropriato) possa rappresentare un punto forte e un passaggio da non potersi eludere da parte di successive indagini, non solo a carattere specialisticamente urbano ma di più ampia valenza territoriale, italiana oltre che meridionale.

 

Vincenzo Aversano

Università degli studi di Salerno

 

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