Storia della regia città di Ariano e sua diocesi

Opera di Tommaso Vitale patrizio di detta città, e giureconsulto dedicata alla sacra Real Maestà di Ferdinando IV. Re delle Due Sicilie &c

 

Tommaso Vitale

 

 

Nella Stamperia Salomoni

Roma, 1794

 

.pdf file (23.7 Mb) from archive.org and google.com

 

    INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLA CITTÀ DI ARIANO. Per esaminar l’ origine di essa, ed il sito dell’ Equotutico  1

 

STORIA DELLA CITTÀ DI ARIANO. PARTE PRIMA Che comprende specialmente la descrizione del sito, della popolazione, e delle produzioni naturali  27

STORIA DELLA CITTÀ DI ARIANO. PARTE SECONDA Che contiene l’ Istoria Civile  50

STORIA DELLA CITTÀ DI ARIANO. PARTE TERZA Che comprende la Storia Ecclesiastica  185

 

DESCRIZIONE ISTORICA DELLA DIOCESI DI ARIANO  300

-        Bonito  300

-        Buonalbergo  307

-        Casalbore  314

-        Castelfranco  317

-        Ginestra de’ Schiavoni  320

-        Melito  323

-        Montefalcone  327

-        Monteleone  330

-        Montemalo (= Sant'Arcangelo Trimonte)  336

-        Polcarino (= Villanova del Battista)  338

-        Roseto  342

-        Zuncoli  346

-        Descrizione di altri luoghi della diocesi di ariano  351

 

APPENDICE DE’ DOCUMENTI  367

 

  [[ Славяни и албанци са споменати и на стр. 112 и на стр. 408, 423 като обитаващи самия град Ариано и задължени да обработват лозя и да плащат тегоби като останалите граждани през 1491 и през 1498 г., В.К. ]]

 


 

 

Descrizione istorica della diocesi di Ariano

 

 

 GINESTRA DE’ SCHIAVONI.

 

Trovasi questa Terra situata sopra un piccolo Colle di aria temperata a settentrione della città d’Ariano, «vista di questa, e distante dalla medesima poche miglia

 

Il suo territorio, che è bastantemente ampio, e fruttifero produce grano, formentone, ed altre biade, e legumi, e dalle poche Vigne ottimo vino; vi si raccoglie ben anche il mele, e vi si fa industria di Pecore e di altri Animali.

 

E’ incerto il tempo in cui sia stata edificata; ma per ritener ella ancor’oggi il nome di Ginestra de’ Schiavoni, a’ differenza di un altro piccolo Casale di questa Provincia, denominato Ginestra della Montagna nelle vicinanze di Montefuscoli, fa supporre, che riconosca la sua origine da qualche Colonia de’ Schiavoni, originarj della Sarmazia Europea. Questi nel breve spazio di un’anno, e mezzo, che Ajone tenne il Ducato Beneventano, da maggio, cioè del 640. sino ad ottobre 641. [2] cominciarono a farsi sentire nelle nostre contrade ; poichè sbarcali a’ Siponto, si diedero a’ depredare la Puglia, e venuti all’ armi col suddetto Ajone, gli tolsero la vita.

 

 

2. De Meo appar. cronol. agli Annali del Regno. Paolo Diacono de gestis Longobard. De Vita antiq. Benev. dissert. 3. cap. 1.

 

 

321

 

Altri della stessa nazione vennero in Regno scortati da Itachaele loro Re nel 928., come si legge nella Cronaca dell’ Anonimo di Bari, occupando parimente Siponto, il che seguì nel 926. secondo il sentimento del Pellegrini, e di altri Comentatori di detta Cronaca :

 

Due altri paesi della diocesi d’ Ariano, cioè Montemale, e Polcarino furon abitati ben anco da Schiavoni, come a suo luogo si dirà.

 

De i Baroni, da quali è stata posseduta, quelli, che con molte diligenze praticate ho verificati, sono i seguenti.

 

La moglie di Pietro Francolo, e di Guglielmo Pontifranco, e le sorelle a tempo del Re Guglielmo II. possedevano Monte Calvo, Feodo IV. militi, e Ginestra, Feodo di I. milite; ed offerirono per la spedizione di Terra Santa X. militi [1].

 

Dal Registro di Carlo I. d’Angiò [2] rilevasi, che Riccardo Pagano Padrone del Casale di Ginestra ricevè assicurazione da i Vassalli per la morte di Ruggero, di lui padre; e che Trogisio Pagano succede a Riccardo nel dominio della Ginestra.

 

Martino Marziale fu Barone di essa, per vendita, fattane dal Re Ferdinando I., come appresso vi dirà, nel descriversi quella di Monteleone, contemporaneamente al Marziale venduta .

 

Alberico Carafa, Duca di Ariano, la poseddette nell’anno 1499. [3].

 

Sigismondo Carafa, Conte di Monte Calvo, ne era Barone nel 1523 [4].

 

Giovan Battista Carafa, Conte pure di Monte Calvo trovasi esserne stato Barone nel 1545, e nel 1570. [5].

 

Costanza Caracciolo, Marchesa di Casalbore, Baronessa di Ginestra nel 1607. [6].

 

Marco Ciaburro acquistò detta Terra, e come di lei Barone nel 1622. nominò per Arciprete di quella il Dottor Girolamo Bevere di Ariano.

 

Pietro Ciaburro l’ebbe in dominio nel 1633., ed ampliò la Chiesa Arcipretale [7].

 

Il Dottor Giovan Battista Ciaburro fu cessionario, e donatario di Pietro suo padre ; come leggesi nell’ istrumento per Notar Domenico di Mari di Napoli a’ventisei febrajo 1639., e ne prese il possesso a’ cinque giugno del medesimo anno, con istrumento per Notar Donato Iaglese di Castelfranco ;

 

 

1. Carlo Borrito nel Cataloga de’ Baroni, che contribuirono atta spedizione suddetta.

2. Archivio della Zecca A 1174. B. pag. 134. 121. Repert. pag. 293., e 324.

3. Processo del del Padr. dell’Arcipretura di Ginestra in Arch. Vescov. fol. 48. e 49.

4. Proc. sud. fol. 39.

5. Detto Proc. fol. 25., e 41.            6. Detto Proc. loc. cit.            7. Proc. sud. fol. 158.

 

 

322

 

come apparisce dalla copia esistente nel Processo del juspadronato [1]. Il suddetto Barone Giovan Battista intervenne con i Regij all’ assedio, e presa della Terra del Colle, occupata da Popolari in tempo delle rivoluzioni di Napoli del 1647., come rilevasi dalla relazione di Orsino Scoppa, Barone di Castelvetere, di cui si fa menzione nella Storia civile di Ariano.

 

Pietro Ciaburro II di tal nome prese possesso della Ginestra a’ 29. luglio 1673. con istrumento per Notar Cesare Bosco di Castelfranco per rinunzia fattaneli da Giovani Battista suo padre, con istrumento per Notar Antonio di Biasi di Napoli a’21. luglio 1672. E finì di vivere a’ 25. marzo 1709.

 

Il Dottor Giovan Battista Ciaburro II. di tal nome, figlio di Pietro ne fu Barone.

 

Fratello di detto Giovan Battista fu Sebastiano Ciaburro seniore, molto ben veduto dal Re Cattolico D. Carlo III. Borbone di eterna memoria; essendo stato impiegato ne’ Governi di molte città Regie del Regno; e quando felicemente dominava questi Regni, chiamato a tutte le Cacce, nelle quali esso Sovrano si divertiva.

 

Si diramò ne’ figli di esso Barone Gio. Battista II. la famiglia Ciaburro in Ariano, ed in Grottaminarda ; poichè Leonardo Ciaburro, uno de’ molti di lui figli, venne a stabilirsi in Ariano in occasione del matrimonio, contratto con Anna Rao, sorella della bon. mem. di mia madre; dal quale matrimonio di Leonardo, ed Anna nacque l’unico figlio Antonio Ciaburro ; che per non aver avuto figli, instituì erede me, suo fratello cugino. Altri tre figli di detto Barone Gio. Battista II. si stabilirono in Grottaminarda, e furono, cioè Carlo, Arciprete della ricca Arcipretura di detta Terra, Giuseppe Primicerio della stessa Chiesa Collegiata, e Ciriaco Ciaburro; li quali nella loro casa ebbero il particolar onore di albergare più volte il sopranominato Re Cattolico D. Carlo Borbone, e la Regina D. Maria Amalia Walburga, allora nostri amabilissimi Sovrani, in occasione che portavansi alla Caccia di Torte Cuevara.

 

E tornando alla serie de’ Baroni, fu Barone della Ginestra Pietro III. Ciaburro, figlio di Gio. Battista, e fratello di Leonardo, e Ciriaco.

 

Gio. Battista Ciaburro III. di tal nome, che morì a 9. ottobre 1748. senza aver avuto figli dal matrimonio con Antonia Gualtieri.

 

Successe nel feudo il di lui fratello Sebastiano Ciaburro juniore ; come apparisce dagli atti del preambolo, spedito dalla G.C. della Vicaria in Banca di Niccolò Basile presso lo Scrivano Fiorentino.

 

 

1. Pag. 151.

 

 

323

 

Giulio Ciaburro, figlio primogenito di Sebastiano, i presentemente il Barone di detta Terra.

 

La Chiesa Arcipretale è sotto il titolo de’ SS. Pietro, e Paolo, di Padronato del Barone ; ed evvi in essa la Confraternita di S. Filippo Neri. Il numero delle Anime ascende a 905.

 

Fuori dell’abitato, e poco distante vi è la Chiesa, di S. Maria ; quale esisteva ancora nel 1570., e ne fu beneficiato Fabrizio Carafa a nomina di Giovan Battista Carafa, Conte di Monte Calvo, e Barone di Ginestra.

 

. . .

 

 

336

 

. . .

 

 MONTEMALO  (= Sant'Arcangelo Trimonte)

 Volgarmente detto Montemale.

 

Dalla parte di ponente verso Benevento, distante otto miglia dalla città di Ariano è situata la Terra di Monte male, abitata prima da Schiavoni [1]; i quali erano ben anche superstiziosi [2]. Alcuni han creduto, che perciò fosse stato detto Montemale non già Montemalo ; ma egli è vano il creder così, se si rifletta che nella diocesi Vescovile di Lodi vi era il Castello, o sia Terra di Montemalo, che per esser stato distrutto lo fece riedificare l’ Arcivescovo di Colonia [3]; e pure non vi è notizia, che in quello vi fossero dimorati superstiziosi Schiavoni.

 

Il suo Territorio produce grano, legume, formentone, olio, per esservi quantità d’Alberi di Olive, vino, ghiande, mele, e lino ; e l’aria vi è temperata. E nello stesso di lei Territorio vi era il feudo prima abitato, ed ora distrutto di Templano, o sia Tinchiano; di cui ai farà in appresso parola nella descrizione dell’ Abadie Rurali, e luoghi distrutti della diocesi Arianese.

 

Ne i confini tra essa Terra di Montemale, e quella di Buonalbergo, vi è il Ponte, oggi denominato Ponte latrоne, uno de’ monumenti della celebre Via Appiа Trajana, che dall‘ Аrco Trajano di Benevento cominciando, per il Ponte Valentino inoltrandosi nel Territorio di Paduli, indi traversando alquanto verno questo di Montemale, entrava nel Territorio di Buonalbergo, e di la all’ antico Equotutico ; come da me si è bastantemente dimostrato nell’ Introduzione alla Storia civile di Ariano.

 

La serie, benché non intiera, de’ Baroni, che l’hanno posseduta, e che ci sono pervenuti a notizia, è la seguente.

 

Guglielmo di Fontanarosa, che avea sposata la figlia di Landone Ammiranti, possedeva a tempo di Guglielmo II. Re di Napoli Montemale ; feudo unius militis, insieme con Paduli, S. Lupo, e Valle di Telese ; e nella Spedizione per Terra Santa a tempo del suddetto Re trovasi registrato nel Catalogo de’ Baroni, che contribuirono Soldati, e Servienti per tal impresa, ed offrì VII. militi, e X. Servienti [4].

 

 

1. Atti di Visita di Monsignor Ferrera del 1591.

2. Processo del Padronato dell’ Arcipretura di Montemale in Arch. Vesc. fol. 25.

3. Rer. Laudens. Murat. Rer. Italic. Scriptor. tom.VI. col. 1121.

4. Arch. della Zecca A. 1274. B. p. 215. at. e Repertor. pag. 321.

 

 

337

 

Nell’ istesso Catalogo ai legge Roberto di Montemalo possedere la Terra di Monteleone.

 

Nel Registro di Carlo I. d‘Angiò [1] si osservá Andreas de Montemalo Dominus Montismali Vir Sibiliæ de Terra rubea.

 

Guevara di Guevara era Barone di Montemalo nel 1472.

 

Giovanni Guevara figlio del suddetto Guevara nel 1518.

 

Paolo Guevara, figlio di Giovanni.

 

Antonio Guevara, figlio di Paolo, e Livia Carbone nel 1517, facevano domicilio in detta Terra.

 

Giovan Battista Spinello, Marchese di Buonalbergo, a’ 9. aprile 1628. prese possesso di Montemalo, per mezzo di Andrea Apparizio Commissario del S. R. C. con provisioni spedite in Banca di Giacomo Figliola, a’ 23. marzo 1628.; e domiciliò in Buonalbergo.

 

Carlo Spinello, Principe di S. Giorgio di questa Provincia di Principato Ulteriore, e nipote di Gio. Battista, Barone di Montemalo, nel 1654.

 

Giulio Spinello, commorante in Buonalbergo nel 1680.

 

Ippolita Carafa, Principessa di S. Giorgio, madre, e tutrice di Carlo Emanuele Spinello figlio di Giulio, nel 1693. E poscia lo stesso Carlo Emanuele nel 1715.

 

Maria di Capua, Principessa di S. Giorgio, madre, e tutrice, di Ippolita, e Antonia Spinello, figlie, ed eredi di Carlo Emanuele nel 1716.

 

La riferita Ippolita come primogenita succedè ai Feudi, fra quali a questo di Montemalo; e si maritò con Luigi Sanseverino Principe di Bisignano.

 

Baldassare Coscia, Duca di Paduli, comprò da detti Ippolita, e Luigi le Terre di Buonalbergo, e Montemalo col Feudo disabitato di Monte Chiovi a’ 20. marzo 1727., con Istrumento per Notar Orazio Maria Cretari di Napoli.

 

Raffaello Coscia, di lui figlio, Duca di Paduli, Marchese di Buonalbergo, Signore di Grottaminarda, è presentemente Barone di Montemalo.

 

Il Vescovo di S. Agata de’ Goti, Giovanni Guevara, che morì nel 1537, fu contemporaneamente Arciprete di Montemalo.

 

La Chiesa Arcipretale sotto il titolo di S. Maria Maggiore, o sia della Natività di essa Beatissima Vergine, è di juspadronato del Barone [2]. Nell’interno dell’ abitato vi era un Convento, denominato di S. Sebastiano, de’ PP. Minori Conventiali di S. Francesco [3];

 

 

1. Catalogo impresse nell’ appendice all’ opera di Carlo Borelli vindiciæ Neap. Nobilitatis edit. napol. fol. 1653. pag. 45

2. Processo del Padronato dell’ Arcipretura.

3. Processo suddetto pag. 114.

 

 

338

 

le di cui fabbriche servono oggi di abitazione all’Arciprete. Ed oltre la suddetta Chiesa matrice vi è quella di S. Maria de’ Sette Dolori colla Confraternita . Come anche vi sono le Cappelle di S. Maria della Consolazione, e del Santissimo Rosario. Il numero delle Anime è al presente mille, e sedici.

 

 

 POLCARINO

 

Questa Terra, che oggidì vien chiamata anche Villanova, situata su di un’ ameno Colle, a mezzo giorno della città di Ariano, a vista di essa, e lontana dalla medesima sole miglia quattro, si trova esser stata abitata da’ Schiavoni [1]. E ciò è talmente vero, che nell’anno 1584, non solo vi si parlava la Lingua Schiavona [2], ma l’Università di Polcarino nell’istesso anno 1584, essendo vacata l’Arcipretura di detta Terra, e fattasene la nomina in persona di un Sacerdote di Casa Balsamo Napoletano, comparve nella Curia Vescovile di Ariano, domandando con formale istanza, che non si ammettesse tal nomina, nè si ergesse Arciprete Italiano, ma si conferisse l’Arcipretura ad Ecclesiastico di nazione Schiavone, o Dalmatino ; siccome trovavasene in antico possesso. Su di ciò convocò pure un pubblico Parlamento, che leggesi inserito nell’istrumento, rogato per Notar Cesare de Medicis di Zuncoli a’26. gennajo 1584. [3]. Ed è cosi certo, l’ esser stata detta Terra abitata da’ Schiavoni, che nell’anno 1620. riteneva tuttavia il nome di Polcarino de’ Schiavoni [4].

 

Il Territorio di Polcarino, che è bastantemente vasto, produce grano, formentone, e legumi in abbondanza, poco vino, per non esservi Vigneti corrispondenti, e vi si fa industria di pecore, e di altri animali. Sonavi nel di lei lenimento varj suffeudi; fra quali due della Mensa Vescovile di Ariano, ed uno della Famiglia Enrico di Paolo di detta città.

 

Il tempo dell’ edificazione di questa Terra, è incerto, come delle altre della diocesi Arianese. S’ignora altresì l’Etimologia del nome di Polcarino, prima detto Pulcherino. Alcuni hanno creduto poter derivare da Pulcherrimo, per esser ben situato ; ma sia come si voglia, lascio ad altri l’investigarla. La denominazione però di Villanova ha avuto principio nella metà del secolo XVII. in qua, e non prima ; senza sapersene la causa; ritenendo tuttavia il suo antico, e primiero nome di Polcarino.

 

La sua popolazione ascende oggidì al numero di anime 1316.

 

 

1. Atti di Visita di Monsignor Ferrera del 1591.

2. Processo del Padronato dell’Arcip. di detta Terra nell’Arch. Vescovile fol. 16.

3. Processo suddetto fol. 9. e 18.

4. Atti di Visita di Monsig. Ferrera del 1591.

 

 

339

 

I Baroni, che l’hanno posseduta, per quanto mi è riuscito fin’ora di sapere, sono i seguenti.

 

Roberto, Conte di Caserta, trovasi registrato Barone tra’ quei, che contribuirono i Soldati per la spedizione di Terra Santa a tempo di Guglielmo il Buono, Re di Napoli [1].

 

Giovanni Mascambruno di Benevento a tempi de’ i Re Svevi possedeva Polcarino, e la Rocca Basciarana; ma seguendo il Rè Manfredi sotto il Conte Galvano Lancia, e Bonifacio d’Agnone, parenti di esso Re, fu dal vincitore Carlo I. d’Angiò spogliato de Feudi [2].

 

Giovan Antonio Orsino, Principe di Taranto, e Gran Contestabile del Regno, nel 1431. possedeva Polcarino, paese incluso nella Baronìa di Vico, o sia Trivico ; come scrisse il Tutini [3].

 

Gabriele Orsino, di lui fratello, possedè Polcarino, come apparisce da un Istrumento stipulato in Lecce, riferito dallo stesso Tutini [4]; nel quale Giovanni Antonio gli fece un’ampia donazione di molte Terre, fra le quali specialmente la Baronia di Vico, e così anche la detta Terra di Polcarino.

 

Nel 1487. trovasi, che Federico Antonio de Jennario o sia di Gennaro, era Barone di Polcarino; avendo nel dì 15. luglio dello stesso anno concessa all’Università tra le altre grazie, contenute ne’ Capitoli antichi, quella cioè, che fossero nella Communione con Polcarino l’infrascritte Terre, cioè Monte Vergine colli Casali, Montefuscolo colli Casali, Monte Miletto, Lapìa, la Candida, Monte forte, Chiusano, Paduli, Andria, Montuori, Montefalcone, Malcaulzcato, Castello Vetere, Santomango, Contrada, Frigento, Santo Bartolomeo dello Gaudo, Santo Marco delli Cavoti, Santo Giorgio, Prata, Capriglia, Grottolella, e Flumeri; come leggesi nella copia di detti Capitoli, inserita nell’Istrumento per Notar Graziano Ciano, Arianese a’ 17. luglio 1555.

 

Alberico II. Carafa, Duca di Ariano, n’ ebbe anche il dominio ; ma poichè per la sua fellonìa (come si disse nella Storia Civile di essa Città) perdè lo Stato, restarono in possesso di detta Terra pel dritto di vita e milizia le Signore Giovannella, ed Isabella Carafa, di lui sorelle, e del Cardinal Diomede Vescovo di Ariano. La prima di esse fu moglie di Marino di Forma, e la seconda di Cesare Caracciolo [5]; e ne presero il possesso in vigore di ordini del Collateral Consiglio con Istrumento per Notar Lucio Greco di Ariano a’ 22. aprile 1531., che si darà nell’ Appendice.

 

 

1. Camillo Borelli nel Catalogo de Baroni.

2. Ciarlante Mem. Istor. del Sannio.

3. Nelle Vite de’ Contestabili del Regno.

4. Nel citato luogo.

5. Processo del patron. dell’Arcipretura di Polcarino fol. 34.

 

 

340

 

Garzia Vigliega governò lo Stato di Ariano, e la Terra di Polcarino per ordine dell’ Imperator Carlo V. dopo la conquista, e privazione fattane al Duca Alberico nel 1529. [1]

 

Ferdinando I. Gonzaga, Duca di Ariano, possedè Polcarino. E la Principessa di Molfetta, di lui moglie, Isabella di Capua insieme col suddetto Marino di Forma nel 1549., ed anche prima si trova che ne aveano il possesso unitamente. E ciò rilevasi dall’esser concorsi ambidue nelle nomine degli Arcipreti in caso di vacanza ; una delle quali nomine fu fatta dalla detta Isabella de Capua de Gonzaga Principessa di Molfetta, Duchessa d’ Ariano, Alessano, Campobasso, Contessa di Marigliano, e Signora di Guastalla, dimorando in Ariano, leggendovisi la seguente data, Datum in Civitate Ariani die 17. septembris 1549. Nell’ anno stesso a’21. decembre se ne fa di Marino come possessore della Terra suddetta menzione nella Bolla, spedita a favore dell’Arciprete Fra Marco de Dragonitiis dal Vescovo poi Cardinale Diomede Carafa, Sede Apostolica vacante. Ed inoltre, che il Marino la possedeva pure nel 1555., si ravvisa dall’Istrumento de’4. marzo di detto anno, stipulato tra lui, e l’ Erario della Terra dal Notar Graziano Juffradella di Ariano, e dalla Procura, che a’ 9 maggio fece per mano del medesimo Notaro con altro Istrumento in persona di Tommaso di Forma, e di Francescantonio Seripando, ad intervenire per esso Marino, come Barone di Polcarino al General Parlamento del Regno, convocato dal Cardinal Pacecco Vicerè di quel tempo, da tenersi nel Ministero di Monte oliveto di Napoli ; come leggesi negli accennati Istrumenti, conservati nel mio Archivio domestico.

 

Il suddetto Marino di Forma, come possessore della metà di Polcarino, ebbe ordine dal Vicerè di andar a servire con armi, cavallo, ed altro necessario, sospettandosi che le Galere Turche invadessero questo Regno; ed egli si scusò come infermo ; offerendosi di contribuire a norma degli altri Baroni; come costa dall’ Istrumento de’ 29. giugno 1555. del suddetto Notaro.

 

Dopo la morte di Ferdinando I. Gonzaga dovette possedersi Polcarino da Cesare di lui figlio, e forse anche per qualche tempo da Ferdinando II. poiché da Cesare, e da Camilla Borromei di lui moglie fu venduta soltanto la Città di Ariano; e siccome ritennero Monteleone, cosi è da credersi di Polcarino.

 

La Famiglia del Pezzo, Nobile Amalfitana, secondo leggesi presso Giuseppe Campanile [2], ha dominato anche Polcarino, senza che l’Autore suddetto n’abbia indicato il tempo preciso.

 

 

1. Processo suddetto fol. 37.

2. Nell’ opera intitolata Notizia di Nobiltà fol. 427.

 

 

341

 

Lucrezia Regnante, di Napoli, n’ era Baronessa nell’anno 1583. [1]

 

Giovan-Battista Magnacerbo, si ha, che ne avea il possesso nel 1589. Nel qual’ anno il Nunzio Apostolico di Napoli Monsignor Bizzoni, Vescovo di Foligno, rivocò la sentenza fatta dalla Curia Vescovile di Ariano nel 1549., con cui erasi dichiarata di libera collazione l’ Arcipretura di detta Terra, in pregiudizio della nomina del Barone; e dichiarò che le molestie date dal Vescovo, e dal provisto da lui, alla Baronessa di Polcarino, erano state ingiuste, e temerarie [2].

 

Paolo Magnacerbo n’era Barone nell’anno 1596., in cui presentò per Arciprete Syr Innocenzo Sfrangia della Candida, Canonico della Cattedrale di Ariano, e Giovanni Bigotto della Ginestra, Dalmatino.

 

Decio Magnacerbo gli successe nel 1606.

 

Il Dottor Giovan Battista Magnacerbo, trovasi, che n’ era Barone nello stesso anno.

 

Graziano Passero, di Ariano, fu Barone di Polcarino anni due, ed un mese ; poichè con Istrumento avvalorato di Regio Assenso, e stipulato da Notar Giovanbattista Vertezio di Napoli a’ 29. agosto 1607. per lo prezzo di ducati quattordicimila dal suddetto Giovanbattista Magnacerbo comprò Polcarino, quale poi il Passaro per mezzo d’ Antonio suo fratello retrocedè, e retrovendè all’ istesso venditore Magnacerbo con Istrumento rogato da Notar Cesare Mannello di Zuncoli a’ 27. settembre 1609.

 

Subentrato nuovamente il predetto Giovan Battista nel dominio di essa Terra, la possedè successivamente fin che visse.

 

Scipione Magnacerbo, fratello di Giovan Battista, si trova esserne stato Barone nel 1626.

 

Paolo Magnacerbo, figlio del suddetto Scipione, fu il di lui successore.

 

Anna Maria Magnacerbo, figlia di Paolo, per sodisfare ad alcuni Creditori di detto suo padre, vendè Polcarino insieme colla Terra della Candida, e Casale di S. Polito a Vincente Magnacerbo Marchesa di Villanova, moglie di Giovanni Ossorio, per l’ intiero prezzo di ducati quarantaquattro mila ottocento sessanta quattro, cioè Polcarino, e S. Potito per ducati 22630. ed il di più per prezzo della Candida, con Istrumento per Notar Andrea Baratto di Napoli, a’ 23. ottobre 1641.

 

Giovanna Ossorio di Figveroa, figlia della suddetta Vincenza, e moglie di Carlo Colà, Duca di Diano, e Regente del Collateral Consiglio, come crede in Feudalibus di sua madre, ebbe Polcarino ;

 

 

1. Processo del Patronato dell’Arcipretura fol. 6.

2. Processo del Patronato dell’Arcipretura fol. 88. et. segu.

 

 

342

 

ma riflettutosi dal savio ministro Carlo di lei marito, che la stessa Terra fu retroceduta da Graziano Passaro a Giovan Battista Magnacelo, senta essersi su tal contratto impetrato il Regio assenso, motivo per cui il dominio, e giurisdizione di quella rimaneva tuttavia nella persona di Giuseppe Passaro, seniore, erede di Giacomo, figlio, ed erede del mentovato Graziano, e che la sola di lei tenuta, e possesso trovavasi in potere di detta Duchessa Giovanna Ossoria. Perciò dovendosi da essa sodisfare come erede di Vincenza i debiti, da questa contratti per la compra di Polcarino, e di S. Potito, vendè unitamente col suddetto Giuseppe Passaro la ridetta Terra alla Principessa di Cell’amare Ippolita Palagano per ristesso prezzo di ducati quattordicimila ; avendosi soltanto il Passaro riserbati due pezzi di Territorj, uno in pertinenza di Polcarino vicino il Vallone di Vada Lupo, e l’ altro, dove dicesi la Scaramozza, vicino al fiume di Flumeri, allo stesso Vallone, ed ai beni di S. Benedetto di Ariano ; come leggesi nell’ Istrumento per Notar Giuseppe Ragucci di Napoli a’ 7. luglio 1674., ratificato in Ariano a’ 4. agosto 1674.

 

Filippo Maria Calà Ossorio, figlio di Brigida Spinola, e di Marcello Calà, Duca di Diano, trovasi esser stato Marchese di Polcarino, o sia Villanova, fin che visse.

 

Giambattista Ossorio Figueroa, olim Calà, figlio di Filippo, è presentemente il Marchese di detta Terra.

 

La Chiesa Arcipretale, dedicata all’ Assunzione della Bm˜a Vergine, è juspatronato del Barone.

 

Poco lontano dall’ abitato vi era un Convento de’ Domenicani colla Chiesa dedicata a S. Giovan Battista ; ed oggi vi esiste la sola Chiesa con un Beneficio di libera collazione, tempo fa unito al Seminario Arianese.

 

Vi è pure una Confraternita; ed anche l’ Ospedale per i Pellegrini; ed il Cimiterio.

 

 

**********

 

[Back to Index]