Sulla presenza degli slavi in Italia e specialmente nell’Italia Meridionale

 

Comunicazione dell’Avv. Roberto Perrone Capano

presentata dai soci ordinari residenti Jole Mazzoleni e Michele Fuiano

 

 

Atti della Accademia Pontaniana, Nuova serie, volume XII, Napoli 1963, 139-172

Anno accademico 1962-63

Giannini - Napoli 1963

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I. — Sugli allogeni in Italia  139

II. — Sui rapporti italo-slavi  141

III. — Sugli slavi in Trani (sec. XV-XVI)  145

IV. — Sugli slavi in Brindisi (sec. XV-XVI)  159

V. — Sugli slavi in Manduria (sec. XVI)  163

    Note  166

 

 

 I. — SUGLI ALLOGENI IN ITALIA

 

L,’Italia nella sua ampia area geografica-storico-culturale [1], e cioè nell’arco alpino e nella pianura padana, nella penisola e nelle 3 isole-arcipelaghi, ha accolto per lunghi millenni i più diversi gruppi etnici, europei [2], nordafricani, orientali [3], che hanno rappresentato veramente una eccezionale varietà di stirpi, le quali tutte han concorso in qualche modo alla formazione del nuovo popolo e del paese nel nostro tempo.

 

La lingua francese e la lingua provenzale in Piemonte [4] e in Corsica [5]; il Catalano in Sardegna (Alghero) [6]; l’arabo maghrebino e più tardi l’inglese nell’isola di Malta [7]; l’albanese in Sicilia, Calabria, Puglia e Molise [8]; il greco in Calabria e Puglia (Grecia di Lecce) [9]; lo sloveno, il croato, il «resiano» nel Molise e nelle Venezie [10]); il tedesco bavarico nella alta vai d’Adige, fra i «mocheni» di Val Sugana (Pergine) ei «Cimbri» dei Sette Comuni (Vicenza) e dei Tredici Comuni (Verona) [11]; il tedesco alemannico nel Canton Ticino (Bosco-Gurin e le maggiori città), in Val di Vedrò (Gondo e Sempione-Canton Vallese), in Valle Anzasca (Ossola-Novara), Valsesia (Alagna) e Val d’Aosta (Issime) [12]; l’istroromeno dei «Cici» e «Rimliani» nella «Ciceria» (Istria: Mune, Valdarsa, Seiane) [13] sono testimonianza ancor viva dei rapporti ampi e duraturi dei popoli e paesi d’Italia con quasi tutte le stirpi d’Europa, del Nord-Africa, dell’Asia, insediate in varia misura nelle tradizionali terre italiane.

 

Di tali rapporti appare testimonianza del tutto particolare una serie di luoghi dai nomi [14] di antica impronta «slava», taluno dei quali è abitato tuttora da slavi.

 

Questi nomi di centri abitati o di semplici contrade si possono seguire con singolare ampiezza lungo i due versanti costieri e nell’intemo dell’Italia meridionale.

 

Quasi corona con i suoi estremi sostegni sugli arcipelaghi delle isole Tremiti e Pontine, un ampio arco toponomastico si svolge lungo le coste e rientra nell’interno del paese, indicando un notevole complesso di memorie etnicogeografiche per tutto il Mezzogiorno della Penisola italiana.

 

 

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Inizia sulla

·       «Cala degli Schiavoni» nell’isola di San Domino (Tremiti) [15];

·       passa sul continente risalendo sull’Appennino per Schiaviano-Montorio (Teramo) [16], Quartiere Schiavone o case Basse (città di Teramo) [17], Schiavi d’Abruzzo (Chieti) [18], Ponte Morgia-Schiavone (sul Biferno tra Lucito-Castellino) [19], Piano Schiavi (presso Vinchiaturo) [20], Guado Schiavo (presso Morcone) [21], contrada Schiavone (tra Sassinoro e Santa Croce del Sannio) [22], Ginestra degli Schiavoni (Benevento) [23], monte Patalecchia (provi Campobasso) [24];

·       scende verso il Preappennino e la pianura per i 3 paesini croati di Acquaviva-Collecroce, (Živa-Voda), Montemitro (Mundimitar), San Felice del Molise (Stifilić) [25], San Giacomo degli Schiavoni [26];

·       si spinge sul Promontorio del Gargano, con Coppa Schiava (Vico di Gargano) [27], Punta Crovatico (?, tra Peschici e Vieste) [28], Pontone degli Schiavoni (Peschici) [29], Valle Ragusa (Monte Sant’Angelo) [30];

·       prosegue verso sud-est in Molfetta-Vicinia Scibinico [31], in Brindisi col Rione San Pietro degli Schiavoni [32], in Santovito degli Schiavi (fino al 1836, ora de’ Normanni) [33], contrada Schiavini (tra Manduria ed Uggiano) [34], Ponte Alma di Traù (sul Vallone di Bax a N.W. di Francatila Fontana) [35], Cappella dello Schiavo (presso Sava) [36], Schiavelli (fraz. di Surbo (Lecce) [37], contrada Schiavoni presso Carosino (Taranto) [38];

·       piega a Sud-Ovest verso la piana di Sibari col canale Scavolino [39], Marina di Schiavonia e S. Maria di Schiavonéa (Corigliano Calabro) [40], Monte Scavo (Catanzaro) [41], Schiavo-Ardore (prov. Reggio Calabria) [42], rione Schiavone in Reggio C. [43];

·       supera lo stretto giungendo a Schiavonéa sui monti Peloritani (fraz. di Villafranca-Saponara-Messina) [44], Ponte Schiavo (tra S. Stefano e Giampilieri sulla costa Ionica a sud di Messina) [45], Portella dello Scavo (S.E. di Alia sulle Madonie) [46], Roccia dello Schiavo (Monte Pellegrino di Palermo) [47];

·       risale a nord sul continente alla Schiava di Tufino (presso Nola) [48], a Grumo degli Schiavi (? presso Napoli) [49], alla contrada Schiavone (presso Rio Moscatello, Sessa Aurunca) [50], alla contrada Schiavi sulla foce del Garigliano (Pantano di Sessa) con Masseria degli Schiavi, Masseria Schiavetti e Ponte degli Schiavi, sul Canale Circondariale [51];

·       ritorna sull’Appennino a Schiava (fraz. di Andretta Conza-Avellino) [52], al Monte Galavizza (Villanova del Battista, antica Polcarino degli Schiavoni - Avellino) [53], al Rio degli Schiavi (ora Fontechiari presso Sora Frosinone) [54], a Liberi presso Capua (fino al 1863 «Schiavi», con «Villa» antica «Schiava») sui monti Trebolani [55];

·       esce sulla costa Flegrea a Lo Schiavone (scoglio presso Monte di Procida) [56], ed allo scoglio dello Schiavone presso Precida [57], alla Punta dello Schiavo sull’isola d’Ischia [58]; infine prende il largo nel mar Tirreno per giungere al Monte Schiavone sull’isola di Ponza [59].

 

Questo arco toponomastico tanto ampio che insieme comprende una larga, diffusa diaspora di nomi familiari, direttamente o indirettamente, attesta, almeno nella maggior parte dei casi, l’insediamento, il passaggio o soltanto la lontana memoria di individui o di gruppi di popolamento slavi nel mezzogiorno della penisola appenninica. Una diaspora pochissimo nota, eppur degna di rilievo, penetrata attraverso i secoli, ininterrottamente, sino ai nostri giorni [60], la quale, oltre il semplice e limitato interesse locale, merita di essere studiata [61], ordinatamente e sinteticamente, sul piano regionale e quindi nazionale [62].

 

 

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 II. — SUI RAPPORTI ITALO-SLAVI

 

Sembra poco studiato sinora il passato dell’elemento slavo nel nostro paese; brevi monografie sulla storia dei piccoli centri abitati, sporadiche ricerche linguistiche sulle origini e vicende dei nomi dei paesi surricordati, non lavori ampi e sistematici, nè documentali nè storici.

 

Accanto alla conoscenza del mondo slavo in Italia, ampiamente delineata nella recente opera del Cronia [63], utile appare una ricerca documentale e storica sulla presenza dell’elemento slavo in Italia, lo studio cioè dei rapporti italoslavi in Italia e degli insediamenti o del passaggio di gruppi slavi nelle varie regioni padane, peninsulari ed insulari d’Italia, oltre i domini Veneti di «Terraferma».

 

I momenti principali di questi rapporti italo-slavi sono:

 

1) La penetrazione slava nel territorio veneto-illirico e nella penisola nei tempi delle migrazioni dei popoli e delle invasioni barbariche in Italia (sec. V-VIII) [64].

 

2) I movimenti di popolazione e gli insediamenti di contadini e schiavi slavi, sia mediante il commercio di schiavi [65] sia per opera degli Imperatori di Costantinopoli [66] o degli Emiri Arabi, nelle provincie meridionali italo-greche ed in Sicilia (sec. VIII-XI) [67].

 

3) I rapporti politici ed economico-commerciali dei vari stati italiani e in specie del Regno di Puglia e Sicilia coi regni di Serbia, di Croazia e con le città di Dalmazia (sec. XI-XV) [68].

 

4) Il rifugio slavo in Italia, nelle città marittime e nei centri interni, durante il periodo di conquista e assestamento dell’Impero turco nei Balcani (sec. XV-XVI) [69].

 

5) La penetrazione di truppe mercenarie in Napoli, Brindisi ed altre città (militari albanesi, croati, ungheresi, Reggimento Real-Macedonia, etc.), principalmente nei sec. XV-XVIII [70].

 

6) La penetrazione di emigrati politici dei paesi slavi durante le rivoluzioni liberali e d’indipendenza nei secoli XIX-XX ed i movimenti democratici ed operai di quei paesi, specie tra il 1940-50 [71].

 

Nel periodo delle grandi migrazioni dei popoli in Europa (sec. IV-VIII) e delle invasioni barbariche nei paesi dei due imperi romani limitato fu l’elemento slavo che entrò nell’Italia peninsulare. La rara presenza di genti bulgare, turaniche e slave, fra coloro che seguirono i capi Langobardi nella penisola ci è attestata da Paolo Diacono, e da Fredegario.

 

Mentre una rilevante simbiosi latino-slava si sviluppava in Dalmazia, in Istria e nelle più orientali terre del Friuli,

 

 

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in vai Padana e nella Penisola una ben diversa entrata di slavi doveva aver luogo in misura notevole, dal secolo 7° in poi, mediante l’importazione degli schiavi, «Servi de genere Sclavorum», nelle maggiori città marinare dell’Adriatico e del Tirreno che praticavano quel commercio.

 

Larga e numerosa dovette essere certamente nel medioevo, insieme con la già menzionata, anche la penetrazione libera di «Schiavi» e «Schiavoni» nel nostro paese, se è possibile incontrarli in varie epoche ed un po’ dovunque, taluni anche in situazione sociale notevole, isolati o raccolti in «Universitates», in «Fraternitates», in «Scholae», in «Viciniae», in «Compagnie» militari, etc.: nobili potenti, artisti, mercanti, militari, marinai, contadini, preti e monaci, predicanti eretici, semplici profughi che fuggivano la fame o la peste, il bano prepotente o il Turco infedele e passavano il mare in cerca di tregua e lavoro nei paesi italiani.

 

Numerosi troviamo gli Slavi in varie città di Puglia tra i secoli XI-XIV ; i documenti del Codice Diplomatico Barese [72] menzionano molti «sclavi», individui o gruppi, i documenti del Monastero di Conversano ricordano «sclavi» in notevole situazione : taluno «regalis ecatepanus», talaltro «Advocatus sancti Benedicti», Notarius, Ecatepanus, Prior sancti Benedicti, etc. [73].

 

Il più notevole e celebre degli Slavi di Puglia in quei tempi (sec. XIII), fu l’autore di una «Dottrina » detto «Sclavo de Bari» che ebbe notorietà in molte parti d’Italia e venne ricordato dal Novellino, da Boncompagno di Signa, etc. [74].

 

In molti di detti «sclavi» il carattere etnico, l’appartenenza al «Genus Sclaborum» doveva essere superata in modo che col nome stesso veniva indicata soltanto un’ascendenza ormai lontana oppure un semplice vincolo affettivo, analogamente al tanto noto caso del nome di Francesco, il Santo di Assisi [75]. I rapporti tra i nostri paesi meridionali e quelli slavo-balcanici, dovevano pur restare frequenti, anzi rinnovarsi sotto il regno della dinastia angioina e la penetrazione etnica proseguire.

 

Schiavoni insieme con altre nazioni straniere ed italiane, su invito di re Carlo II di Napoli, vengono a ripopolare Lucerà, Roccaforte di Puglia, agli inizi del XIV secolo, dopo la dispersione e la parziale soppressione degli Arabo-siculi (agosto 1300) già insediati colà tempo addietro dall’Imperatore Federico, re di Sicilia [76]. Un vescovo croato il beato Agostino di Traù (Kažotić), predicatore domenicano, «magnum lumen Dalmatiae » nominato vescovo di Lucerà su invito di re Roberto di Napoli, si adopera pei la riconversione cristiana della popolazione islamizzata e la predicazione nella città (1322-23), opera particolarmente difficile, dopo quei gravi avvenimenti. Egli muore in Lucerà e vi riceve grandi onoranze, raggiunge fama di santità e culto liturgico [77].

 

Il nome ed il culto di santi tipicamente slavi quali Venceslao, Ladislao«Lanzalao », Stanislao, particolarmente al tempo dei rapporti dinastici fra i regni di Sicilia, Ungheria e Polonia, si diffonde non soltanto fra i membri della dinastia reale ma anche fra personaggi della nobiltà napoletana [78].

 

 

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La penetrazione dalmato-schiavona non è limitata alle coste di Puglia e dell’Abruzzo, le più vicine a quelle di Dalmazia. Nei secoli XIII-XV s’incontrano Schiavoni un po’ in tutte le regioni d’Italia, oltre che nelle Venezie, regioni particolarmente legate alle isole, città e terre dalmatine.

 

In Roma nel XV secolo essi hanno i loro quartieri lungo il Tevere, in Posterula oggi Ripetta, attorno al Mausoleo di Augusto ed alla Chiesa di San Gerolamo, il santo patrono degli Illiri ; Caterina, vedova del re Stefano di Bosnia, muore profuga in Roma (1478) e nomina erede dei suoi diritti sulla Bosnia il Papa romano [79]. In Loreto, presso la «Santa Casa» della Vergine Maria, vi sono Collegi ed Ospizi che rendono agevole la visita e la permanenza degli Schiavoni presso quel sacro Tempio, il quale prima ancora che a Loreto, sostò per alcuni anni a Tersatto presso Fiume, e che un «volo miracoloso» sull’Adriatico trasportò poi per sempre sulle colline delle Marche [80].

 

Artisti schiavoni lavorano nelle maggiori città italiane [81].

 

Un «Nicolao de Dalmatia de Barri» costruisce in Bologna (anno 1490) il monumento sepolcrale a San Domenico e gliene viene il nome di Nicolò dell’Arca [82]; un altro dalmata il Laurana, al suo tempo noto come «mastro Francesco Schiavone» è accolto dalla corte italo-aragonese di Napoli, e qui disegna e costruisce presso il Castelnuovo la maggior parte dell’arco di Trionfo del re Alfonso il Magnanimo [83].

 

Pure la corte italo-aragonese e gli umanisti e religiosi di Napoli accolgono nella capitale del Reame un artigiano silografo e tipografo di Olomouc, Mattia Moravo, e più tardi Giovanni Adamo di Polonia.

 

Il Moravo stampa in Napoli la Bibbia latina (1476), il De Civitate Dei di Sant’Agostino (1477), il Messale Domenicano (1483), il Breviario romano (1485), Seneca (1475), Plinio (1476), l’Oboedientia del Pontano (1490), gli Officia (1492); introduce per primo i caratteri greci nel regno; il polacco stampa (1478) la Confessione di Sant’Antonino [84].

 

Un altro dalmata ancora, Luciano Laurana, fratello di mastro Francisco, costruisce il principesco castello di Urbino [85], un altro, Giorgio di Sebenico, insieme al suo allievo Giovanni di Pribislao, costruisce monumenti e chiese in Ancona [86].

 

Un croato di Grizane, Juraj Glovicić, venuto ancor ragazzo in Italia per apprendervi le arti del disegno, aiutato dalla natura più nelle piccole che nelle grandi cose, diviene miniaturista eccezionalmente valente, compie lavori innumerevoli per le maggiori personalità del tempo suo e vive a lungo in Roma, ospite di Palazzo Farnese, da molti onorato e stimato come don Giulio Clovio «un piccolo e nuovo Michelagnolo» [87].

 

Marinai schiavoni, imbarcati su navi venete nel porto di Napoli, cooperano alla ricostruzione di Castelnuovo danneggiato durante le guerre negli ultimi anni del ’400 [88]. Alvise di Nasinbene da Zara e Andrea di Piero da Sibenico, seguono il nobile Pietro Querini, patrizio veneto, in un avventuroso viaggio di commercio in Inghilterra e finiscono con lui naufraghi nelle isole Lofoti in Norvegia

 

 

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e delle loro peripezie attraverso i tre Regni scandinavi di re Erico-Boguslao di Pomorania (1431-32) è ricordo nella celebre descrizione del viaggio, composta dal Querini e raccolta poi dal Ramusio [89].

 

Contadini schiavoni si stanziano nel Comitato del Molise, nelle valli del Biferno e del Trigno, alla metà del secolo XV [90]; altri nella diocesi di Ariano Irpino, ora richiesti come coltivatori dalla nobile famiglia del Balzo, ora presenti nelle terre di Polcarino (Villanova), ove nell’anno 1509 risultano soggetti feudali del gran capitano Consalvo di Cordova [91].

 

Un Nicolao Sclavo è famulo della Comunità di Ascoli Piceno nell’anno 1470, e in tal qualità si reca a Fermo con lettere della comunità per invitare il santo frate Giacomo dalla Marca a visitare Ascoli e pacificare le fazioni della cittadinanza [92]. Un contadino schiavone partecipa in Matera alla rivoluzione contro il feudatario conte Giancarlo Tramontano uccidendo quest’ultimo (anno 1515) ed i militari schiavoni dislocati in quella città sostengono le parti del popolo contro la famiglia del conte [93].

 

Eretici bogomili di Bosnia «de Bossona» vengono ad incontrarsi con i Catari in Italia nei secoli XII-XIII in vai Padana (presso Milano-Concorezzo. Desenzano-Verona ; Mantova-Bagnolo) ed il popolo denomina questi e quelli «Sclavi, Sclavini, Bulgari», etc. ; più tardi poi verranno i «Boemi» ! [94].

 

«Serviani» profughi di Serbia si stanziano in Puglia presso Bari (Sanmichele), chiamati dal conte di Mola, Michele Vaez (sec. XVII) in una sua terra, ma la piccola colonia vien presto disciolta, poiché i suoi membri, riunitisi alla chiesa latina, restavano fedeli ai «Calogeri della religione Tassiana» e nascostamente praticavano il rito orientale pel battesimo dei loro bambini [95].

 

Frequentissimo è l’ingaggio militare di Schiavoni al servizio di molti stati italiani e specie del Regno di Napoli: marinai e navi ragusee troviamo al servizio di Roberto Guiscardo contro i Bizantini a Durazzo (1081) e Corfù (1084) nel tentativo del conte di Puglia di assicurarsi un dominio sulla riva orientale adriatica [96] ; soldati schiavoni troviamo insieme con l’albanese Skanderbeg nel sec. XV al servizio di re Ferdinando di Napoli [97]; in tempi molto posteriori incontriamo ancora «alcune centinaia di Schiavoni», tra le forze che insieme con i «Popolari» di Napoli combattono tra Foria e Poggioreale [98] per impedire l’entrata dei soldati francesi nella capitale, nel gennaio 1799.

 

Mercanti schiavoni e italiani portano dalle coste dalmatine, nelle annate favorevoli, frumento e vini, stoffe, lane e pelli, bestiame e legna, e sopratutto la apprezzata pietra d’Istria, della Brazza, di Curzola, perenne ricordo dalmatico in Italia, pace permettendolo, che rende salde e belle tante opere d’arte da Trieste a Venezia, da Bologna ad Ancona a Barletta, etc. [99].

 

Questi «Schiavi e Schiavoni» sono dispersi veramente un po’ dovunque in Italia; prevalentemente sul versante orientale della penisola per ovvie ragioni di vicinanza con il paese d’origine, essi sono presenti anche nell’interno del nostro paese e sul versante occidentale, in Napoli [100] ed altri centri minori.

 

 

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 III. — SUGLI SLAVI IN TRANI (sec. XV-XVI)

 

Le relazioni italo-slave, di tanto varia natura e portata nel pieno medioevo, agl’inizi della nostra età moderna acquistano un rilievo notevole dal punto di vista demografico in taluni centri della costa sud orientale d’Italia, e cioè in Puglia, nelle città di Barletta, Trani, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Brindisi, etc.

 

Sulla presenza degli Slavi in Trani una ampia documentazione ricca di indicazioni molto varie di natura economica, agricola, commerciale, relativa alla seconda metà del secolo XV ed alla prima metà del secolo XVI, si conserva ancora in documenti ecclesiastici ed atti privati dell’Archivio di Stato di Trani, in parte inediti o in parte già pubblicati. Tra questi ultimi va considerata la raccolta di atti pubblicati dallo storico Giovanni Beltrani nell’antico ed ormai raro volume «Cesare Lambertini e la Società familiare in Puglia durante i secoli XV-XVI» [101]. Tali atti, in numero di 251, contengono ima documentazione molto ampia sulla società e sulla popolazione di Puglia. Essi sono tratti dagli originali dell’archivo arcivescovile di Trani, dal «Libro rosso» della città di Trani, dall’Archivio privato Acquaviva d’Aragona, dagli «Zibaldoni» manoscritti di Vincenzo Manfredi, etc. I documenti riprodotti nel citato volume segnati dai numeri 51, 89, 104, 122, 128, 144, 150, 177, 179, 182, 187, 189, 193, 197, 200, 203, 205, 214, 217, 218, 219, 220, 224, 232, 233, 238, contengono nomi ed indicazioni su Schiavoni in Trani tra gli anni 1408 ed il 1492.

 

L’esistenza di una «Comunità di Slavi» in Trani, organizzata in maniera autonima, ci era attestata dai registri aragonesi dell’Archivio di Stato di Napoli (Magni Sigilli 1468-69; fol. 145to) che riferivano di una «Universitatis Sclavorum Trani confirmatio certorum capitolurum» nell’anno 1468-69 per opera di re Ferdinando I.

 

La notizia andata distrutta nell’originale e nel testo completo durante gli eventi bellici del settembre 1943, ma riprodotta dal Vito Vitale nello studio su Trani dagli Angioini agli Spagnoli [102], ci prova indirettamente, con resistenza di quella «Università», la rilevanza sociale e numerica degli Schiavoni di Trani che la componevano.

 

I documenti conservatisi fino a noi, sia quelli riprodotti dal Beltrani sia molti altri ancora inediti che si conservano nell’Archivio di Stato di Trani, ci riferiscono molti nomi di Schiavoni, con qualifica professionale, dati economici e patrimoniali, con indicazioni di topografia cittadina, di provenienza, di tradizioni popolari, religiose, etc. Tutti questi dati sembrano quasi indicare il nucleo sostanziale, l’elemento etnico e la base politico-sociale della «Università slava di Trani» e dei suoi «Capitula» purtroppo, sinora, restati introvabili.

 

Riferiamo qui in seguito alcuni dati essenziali dei documenti editi del Beltrani :

 

            1) 1408-2 agosto (atto nr. 51 pg. 202, Arch. Duomo Trani).

 

 

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Angelus Cattarus de Sancto Nicandro teste nel contratto di mutuo di due once d’oro in carlini d’argento tra Antonio Morsello di San Nicandro e Angelillo Lombardo di Trani rogato per notar Marco di Nicola de Stephano di Bari, in casale S. Nicandro, terra di Bari.

 

            2) 1425-14 settembre (atto nr. 89- - pg. 343, Arch. Duomo Trani).

 

La Regina Giovanna conferma franchigia per giorni 8 ai mercanti che vanno alle due fiere di Trani «in festo Sancti Leutij de mense januarij et in festo Sancti Nicolaj peregrini que incohantur circa finem maij per dies octo vice qualibet duratura».

 

«Spectatque ad ipsum (archiepiscopum Tranensem) tuytio et defensio fori ac personarum venientium et confluentium ad forum et nonnulli cives tranenses dohanerii qui emerint a curia Maiestatis nostre pro certo tempore adhuc durante dohanam et fundicum dicte civitatis nostre Trani non sint venti de proximo pereterito anno tertie indictionis et in nundinis mensis magij eiusdem preteriti anni franchitiam et libertatem ipsorum panageriorum et nundinarum themere violare et infringere exigendo a certis mercatoribus Ragosinis pro merczibus restantibus eisdem ex hijs quas per mare ad nundinas predictas detulerunt jus fundici et dohane pretextu cuiusdam dirictus dohane quem dicunt se noviter repperisse quo caveri asserunt quod de merczibus que deferuntur ab exteris semper... debet solvi ius fundici ex illis scilicet que non venduntur in nundinis et retro reportantur... ».

 

            3) 1430-22 marzo (atto nr. 104 pg. 401, Arch. Frari Venezia, Commemoriali XII-1426-1437, c. 85).

 

Da un istrumento di promessa e di obblighi assunti dai Sindaci di Trani nell’interesse della Repubblica di Venezia.

 

«Item a infrascripti nostri marineri zoe Jacomo Trepin da Marzorbo, Alegreto de Nicolò da Narenta e Costanzo Remer sia pagadi ducati 45. Si el se consterà al consolo over viceconsolo i dicti marineri dover aver per algum muodo. I qual tutti e singuli denari sovrascripti la dieta Università sia tegnuda e diebia pagar in questo muodo, zoe la mita a Nadal proximo e l’altra mita in fina a uno altro nadal che seguirà».

 

            4) 1436-28 febbraio (atto nr. 122 pg. 442, Arch. Duomo Trani).

 

Dalla divisione di beni comuni tra i germani Giovanni e Giacomo del fu Pietro Caravita, rogata per Notar Nicolò de Simonetto di Trani.

 

«Vineas mei prefati Petri de Simonecto judicis quas tenet ad censum a me Nicolaus dictus Lupus Sclavus habitator Trani».

 

            5) 1436-23 novembre (atto nr. 128 pg. 459, Arch. Duomo Trani).

 

Dal testamento di Lorenzo de Cicco, che nomina erede il figlio adottivo Antonello de Nicola de Cisternino, e rogato dal notar Domenico Rocco di Trani:

 

«Item dixit... se habere beneficium tarenorum duorum debitorum supra cluso uno et vineis duabus et ordinibus decem sitis in loco Critacii debitum per

 

 

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Catarinam filiam Vilicchy cum onere quod teneatur orare ad libitum suum pro animabus patronum suorum et in fine obitus sui teneatur eligere alium sacerdotem in dictis beneficiis et sic vadant de sec. in sec-in perpetuum ... vineas quas tenet ad censum in perpetuum Andreas Albanensis».

 

            6) 1443-3 aprile (atto 144 pg. 493, Arch. Duomo Trani).

 

Johannes de Allegrecto de Trano teste nella ricezione del testamento di Leila de Comestabulo moglie di Fidele Pipere, rogato per notar Nicolao de Simonetto de Trano.

 

            7) 144-17 gennaio (atto nr. 150 pg. 510, Arch. Duomo Trani).

 

Dal testamento di Angelillo Palagano rogato per notar Nicolò de Simonetto di Trani.

 

«Item legavit eisdem clericis et confratribus fraternitatis ecclesiae st. Johannis Archiepiscopatus Tranensis annuum redditum tarenorum septem de carlenis debitorum sibi annuatim per Radoy Scavum habitatorem Trani in et supra vineis duabus vi tuum sitis foris in pertinentiis Trani in loro Perunduli per earum fines».

 

            8) 1466-12 dicembre (atto nr. 177 pg. 593, Arch. Duomo Trani).

 

Berardinus de Doblassino appare come teste in un contratto rogato dal notar Francisco Johannis stipulato tra i Procuratori ed Economi dell’Ospedale di Santa Maria in Trani e Guglielmo da Cerusia, per la concessione di casa «in loco Castri» su annuo censo di 3 tari e 10 grana.

 

            9) 1469-20 marzo (atto nr. 179 pg. 595, Arch. Duomo Trani).

 

Berardinus Doblassini, notaio di Trani, roga un contratto tra Pietro Cardona Catalano, procuratore di Michele di Tobia de Gandia, ed Antonio e Ilaria Palagano, nel quale questi ultimi si dichiarano debitori verso il primo di 5 once di carlini d’argento, a causa di mutuo, ed ottengono dilazione.

 

            10) 1468-12 febbraio (atto nr. 187 pg. 632, copia per notar Francesco Rubeo del 13-III-1472, Arch. Duomo Trani).

 

Doblassino Sclavone possiede «vineas site foris in pertinentiis Trani in cluso que dicitur la palata».

 

Egli appare quale vicino confinario di Sergio Mastromauro, coltivatore cessionario di vigne a censo, concesse dallo arcidiacono di Trani, abate Antonio de Capace.

 

            11) 1469-27 ottobre (atto nr. 182 pg. 604, Arch. Duomo Trani).

 

Dal testamento di Jacopo Cantareni di Trani (rogato per notar Iacopo de Priore) che nomina suo erede universale Francesco de Francisco:

 

«Item dixit se debere in debitorem Johannem de Suja in tribus ducatis per totum mensem «presentem, rogatus fuit notarius Franciscus Doblasine».

 

            12) 1473-9 luglio (atto nr. 189 pg. 636, Arch. Duomo Trani).

 

Bernardinus Doblassini «de eadem civitate Trani publicus ubique per totum

 

 

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regnum Sicilie regia auctoritate notarius redige il testamento di Stefano de Bonismiro il quale istituisce suo erede universale il fratello Matteo, con varie condizioni e legati.

 

            13) 1473-24 ottobre (atto nr. 193 pg. 643, Arch. Duomo di Trani).

 

Doblassinus de Stephanis de Trano-annalis ibidem pro anno presenti ad contractus Judex, Iaconus Marcus de Ragusio;

 

Notarius Berardinus de Doblassimo de Trano compaiono quali testi nell’atto del testamento del chierico di Trani Angelo de Zono che nomina sua erede universale Mita Rogadeo di Trani sua cugina; atto rogato da Franciscus Johannis de eodem Trano puplicus per totum regnum Siciliae Regia auctoritate notarius.

 

            14) 1475-20 giugno (atto nr. 197 pg. 656, Arch. Duomo Trani).

 

Doblassino de Stephano o Dobiassinus Stephani compare quale teste nell’atto di cessione in enfiteusi d’una casa della chiesa di S. Giovanni dell’ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, ai germani Johannes Nicolay et Antonius et Franciscus de Fidelia; atto rogato da notar Nicolaus Antonius de Purchio.

 

            15) 1476-4 luglio (atto nr. 200 pg. 665, Arch. Duomo Trani).

 

Bernardinus Doblassini roga un atto di protesta di 2 procuratori del Capitolo e Clero della Chiesa Maggiore di Trani, presso Bernardino de Amelis conte palatino e regio capitano di Trani, contro l’imposizione di nuove gabelle, e con trattative susseguenti a tale protesta.

 

            16) 1477-11 aprile (atto nr. 203 pg. 675, Arch. Duomo Trani).

 

Doblassinus Stephani de Trano annalis ibidem pro anno presenti ad contractus Judex, testimone,

 

«Bernardinus Doblassini de eadem civitate Trani publicus ubique per totum regnum Siciliae Regia auctoritate notarius» roga un atto dichiarativo di Ruggiero, vicario dell’arcivescovo di Trani in, Barletta, che intende ritenersi assolto da un giuramento da lui prestato in Barletta sotto pressione di terze persone ed il timore di tumulto popolare.

 

            17) 1477-11 novembre (atto 205 pg. 681, Arch. Duomo Trani).

 

Bartolomeo Radi da Cataro, scavono, riceve da Gaudio de Roberto e suo figlio Angelo, quale dote per sua moglie Rada Sclavona privata, un corredo del valore di once otto e ima somma di carlini d’argento per otto once.

 

Vi pongono fideiussione Radogna Francisco da Cataro, Filippo e Luca Radi da Cataro, fratelli di Bartolomeo, Rado de Venusio; atto rogato per notar Benedetto de Corsellis.

 

            18) 1482-2 ottobre (atto nr. 214 pg. 706, Arch. Duomo Trani).

 

Da un atto per notar Nicolaus de Pace de Trano:

 

Soror Rada quondam Petri Surdi de Trano possiede e tiene della Confraternita di San Giovanni Evangelista in Trano «vineas duas et ordines viginti vituum quatraginalium plus vel minus sint seu beneficium ipsarum vinearum sitas foris in pertinentiis Trani in loco S. Margarite»

 

 

149 (11)

 

contro il pagamento di un annuo censo di tari due e grana dieci. Le vigne o il beneficium di esse furono vendute a Nicolao quondam Antonii Mosca de Trano.

 

            19) 1483-2 settembre (atto nr. 218 pg. 724, Arch. Duomo Trani).

 

«Basto sclavonus et habitator Trani coltiva una vigna sulla quale gravano «due tari di censo, secondo il testamento dell’Abate Antonio de Capace, arcidiacono della Chiesa maggiore di Trani, che lo ricorda fra numerosi legati, in «atto per notar Nicolaus de Pace».

 

«Item unum tarenum similiter legavit eidem capitulo et Clero (tranensi) supra una vinea et ordinibus quattordecim in qua etiam vinea et ordinibus supradictis habet tarenum unum alium legatum eidem Capitulo per quondam dum. Angelum de Ciono et sic in dicta vinea et ordinibus dictus Testator una cum predicto do. Angelo habebant dictos tarenos duos pro indiviso prout in concessione inde facta de dictis tarenis duobus quondam Basto sclavoni et habitatori Trani iuxta vineas s. Petri ordinis minorum Trani, iuxta vineas Fraternitatis s. Io. Archiep. tranen, iuxta vineas que fuerunt quondam magistri Alexii de Caputo, petraroli pariete mediante et alios confines. Solvendos tam predictos tarenos...».

 

            20) 1483-2 settembre (atto nr. 218 pg. 726, Arch. Duomo Trani).

 

«Vineas heredum Luce de Antivaro in pertinentis Trani in loco S. Spiritus seu S. Nicolaj de Stella juxta viam vicinalem et juxta viam publicam qua itur Trano Barolum et alios confines» in atto come sopra al nr. 19.

 

            21) 1483-5 settembre (atto nr. 217 pg. 715, Arch. notar Trani).

 

«Alligrecto Tubicta et servienti Curiae magnifici domini Regii capitanei «Civitatis Trani» compie citazioni e bandi per l’inventario dell’eredità di Ambrosio Basalupo da Milano, mercante in Trani, redatto da notar Rasaldino de Vincenzo da Bisceglie, su istanza di Giovan Antonio de Carcani, vice-console dei Milanesi in Trani.

 

            22) 1483-13 novembre (atto nr. 219 pg. 727, Arch. Duomo Trani).

 

Georgius Gabrielis Starnar, sclavonus de Trano... egregius vir, s’impegna con atto rogato da notar Nicola de Pace a pagare una somma di tari a diversi creditori del convento francescano di S. Maria di Colonna in Trani e ciò ad estinzione di un proprio debito nei confronti di quel convento. Compare come testimone :

 

Dobiassinus Stephani de Trano annalis ibidem pro presenti anno ad contractus Judex.

 

            23) 1483-18 novembre (atto nr. 220 pg. 731, Arch. Duomo Trani).

 

«Vineas Nicolai de lo Sclavullo, foris in pertinentis Trani in loco Marocte» risultano da una transazione fra numerosi Tranesi e la confraternita di S. Giovanni Evangelista, rogata per notar Nicola Marrello di Polignano

 

 

150 (12)

 

«item tarenos quinque etiam eis debitis per Nicolaum de lo Sclavullo de Trano et eius heredes et successores singulis annis in perpetuum in dicto festo sancti Martini, et cum pacto et conditione predictis pro vineis sex vituum quatraginalium et eorum iuribus sitis foris in pertinentiis trani in loco Marocte iuxta vineas magistri Iannucii Pelliparii, iuxta vineas Nicolai Sanctoli de lo Cauco, iuxta vineas Luce de lo Castello, iuxta viam publicam et alios confines si qui sunt cum uno palmento et curticella dicti palmenti et gricte constructi intus dictas vineas».

 

            24) 1485-29 marzo (atto nr. 224 pg. 745, Arch. Duomo Trani).

 

Dobiassinus Stephani de Trano teste alla redazione di copie dell’atto d’una concessione di cisterna dietro censo annuo da parte dell’ospedale di S. Maria Maddalena a Francisco Mangia de Trano. Copie redatte per notar Rasaldinus de Vincentio da Bisceglie, dagli originali del fu notar Francesco di Giovanni di Trani, redatte nel giugno 1474.

 

            25) 1488-6 agosto (atto nr. 232 pg. 765-66, Arch. Duomo Trani).

 

Loco et vice quondam.

 

Doblassini Stephani de Trano ipsius civ. annalis ad contractus judicis, il notar Vitusantonius quondam not. Francisci Joannis de Trano dalle schede originali attesta che:

 

Il quondam nobilis vir notarius Berardinus Doblassini de Trano risulta aver rogato il testamento di Ilaria de Loyra in Palagano nell’anno 1476, 8 novembre. 9 indizione, del qual testamento viene redatta copia per Sveva Palagano di lei figlia ed erede. Teste Domnus Baldassar quondam Rado de Trano etc.

 

            26) 1490-16 ottobre — Luca Vassoenich detto Luca Riczo Sclavono de Trano vende tre vignali di vigne ad Andrea de Miladino Sclavono di Trani, con atto per notar Giovanni De Luca di Molfetta (Arch. Giudice di Cellamare nr. 89. Atti vari cassette 17, conservato nell’Archivio di Stato Napoli) [103].

 

            27) 1491-16 gennaio (atto nr. 233 pg. 769, Arch. Duomo Trano).

 

Angelella filia quondam Radicchi Fornarii Sclavoni de Trano redige testamento con l’assistenza di notar Leucio Orsini di Trani, nominandovi erede Salvatorella figlia legittima e naturale di Domenico Fornari di Trani e disponendo l’onere di costruzione di sepolcro nella Chiesa del Salvatore, etc.

 

            28) 1492-6 febbraio (atto nr. 238 pg. 782, Arch. Duomo Trani).

 

«Vineas Radogni Sclavoni sitas et positas foris in territorio et pertinentiis eiusdem civitatis Trani in loco duarum ecclesiarum», come risulta dal testamento di Nicoletta Augustina, mulier relieta Ioannelli de Sifola, quondam viri nobilis de Trano, rogato per notar Angelo de Aquila de Terlitio, civis et habitator Trani.

 

 

Accanto a questi documenti, possono ricordarsi due raccolte di atti notarili in più fascicoli che si conservano tuttora nell’Archivio di Stato di Trani, che sembrano i più antichi (1540-42) ed inediti.

 

 

151 (13)

 

Il fascicolo più antico dell’Archivio, slegato e conservato in cassetta è quello del Notaio Nicola de Fabritiis, contenente 138 atto pel 1540, 135 pel 1541, 129 pel 1542.

 

Il De Fabritiis fu attivo e noto in Trani nella prima metà del XVI secolo e redasse l’atto di restituzione della sua città da parte della Repubblica di Venezia al governo del Vicerè spagnuolo in Napoli nell’anno 1530; rappresentò la città di Trani in Napoli presso il Viceré tra il 1534-36, autenticò la copia dei pubblici documenti della città di Trani anteriori al 1509, raccolti nel cosidetto «Libro rosso» [104].

 

Il fascicolo, già erroneamente attribuito da qualcuno al nome del notar Pietro de Mondellis, porta la seguente chiara introduzione sulla prima pagina:

 

«In nomine Domini nostri Jhesu Christi. Amen. Anno a nativitate eiusdem Millesimo quingentesimo quatragesimo, secundum Trani Usum, ubi anni domini semper primo die mensis septembris anni cuiuslibet una cum in dictione mutantur. Regnantibus serenissimis et catholicis dominis nostris Domino Carolo Divina favente Clementia Quinto Romanorum Imperatore semper Augusto Rege Germanie et Domina Joanna de Aragonia et eodem domino Carolo eius filio primogenito Dei gratia regibus Castelli, Aragonie, utriusque Sicilie, Hierusalem, Ungarie, Dalmatie, Croatie. Dicti Imperi anno XI. Regnorum vero dictorum huius regni Sicilie citra pharum XXVIII feliciter Arnen. Mense septembris die primo eiusdem XIII Indictionis Trani.

 

«Ego Nicolaus de Fabritiis puplicus apostolica per totum orbem et regia per totum regnum Sicilie auctoritatibus notarius, ordinavi et scripsi presentem librum contractuum et abreviaturarum. In quo omnes contractus et scripturas publicas confectas pariter inter subscriptos contrahentes in presenti anno. Cum iudicis et sub dictorum testium presentia et interventu ad plenum fideliter comprehensorum manu propria scripsi, sub compendiis et substantiis futurorum prout infra sequitur particulariter et distincte quos scripsi et publicavi Ego prefatus Nicolaus publicus ut supra notarius qui premissis omnibus et singulis vocatus et rogatus interfui. Ipsum et meo solito et consueto signo signavi.

 

« Nomina Judicum regiorum : Serio Catena, Colania de Purchio, Federico Stampachia, Pirro de Pirro, Joanne de Masorella.

 

« Nomina Judicum Annalium : Ioan Paulo de Paschazar lo, Iacobo Porcello, Hieronimo Gacto, Terentio de Spiritu».

 

La scrittura appare di lettura assai poco agevole, pure molte sembrano ad una prima scorsa le indicazioni su uomini e paesi Schiavoni, fra le quali le più notevoli appaiono le seguenti:

 

«Vincenzo Milossi; De Lesina seu dalmata; Leonardo Bosich de Fogia; sindicus sclavorum ; femina de Georgio de Cataro ; Simonis di Marino de la Bracza; Trifone de Buchio de Cataro; Passarello Randegna; Nichola Michaelis de Raguseo fomarius; Stefano Radi de Cathero; Pietro De Verotich; Angelo Randegna; Domino Radonya, Pietro de Lesina; Pugliarello Randogna;

 

 

152 (14)

 

«Dominici Radi gobi, Andrea Georgio de Cataro; Paulo Pregnagne (?); Lorenzo Pastrovicchio ; Iacobo Parrello Jadre; Maria Sclavona; Stefano et Trifone emptores; nobilis Trifon Drago de Cathero; Andreas de Georgio de Cathero; de Catharo dalmatino; partibus dalmatie: Michi de Marino de Rastico da Cathero schavune», etc.

 

 

La seconda più antica documentazione privata inedita di interesse «schiavone» è formata dai fascicoli di notar Nicola Pellegrino Braico di Trani.

 

Il primo fascicolo rilegato in pergamena e misurante 32 cm. per 22 presenta due serie di atti. La prima serie per l’anno 1554, composta di 74 fogli scritti sul retto e sul verso, seguiti da 6 fogli in bianco; i fogli scritti sono tutti numerati. Sul frontespizio vi è l’intestazione in maiuscola: «Prothocollum ani dni MDLIIII.XII Ind.» seguita dal verso del salmo: «Domine labia mea aperies, et os meum annuntiabit veritatem».

 

Alla pagina del frontespizio segue un blocco di 18 fogli contenenti l’indice di molti nomi, alfabetico : a b c d e f g h i l m n o p r s t v. L’indice da 15 voci per la lettera a, 5 per la b, 15 per la c, 8 per la d, 3 per la e, 22 per la f, 2 per la g, 9 per la h, 37 per la i, 8 per la 1, 3 per la m, 8 per la n, nessuna per la o, 11 per la p, 1 per la r, 10 per la s, 4 per la t, 3 per la v.

 

Una introduzione ed autentica segue l’indice, con il seguente testo latino:

 

«In nomine Dni nri Jesu Xpi. Amen. Anno a nativitate eiusdem Millesimo quingentesimo quinquagesimo quarto, secundum usum cursum et consuetudinem civitatis Trani, ubi anni domini semper primo die mensis septembris cuiuslibet anni una cum indictione mutantur. Regnantibus serenissimis et catholicis dominis nostris domino Carolo quinto divina favente Clementia Romanorum Imperatore semper Augusto, Rege Germanie, et domina Joanna de Aragonia matre, eodemque domino eius filio primogenito Dey gratia regibus Castelle, Aragoniae, utriusque Siciliae, Jerusalem, Ungane, Dalmatie Croatie que Imperi sui anno vicesimo quarto : regnorum vero eorumque in hoc Regno Siciliae citra pharum anno tricesimo octavo feliciter. Amen.

 

«Mense septembris die primo eiusdem duodecime Indictionis Trani:

 

«Ego Nicolaus Peregrinus de Braycho de dicta civitate Trani publicus ubique apostolica ac per totum dictum regnum Sicilie citra pharum regia auctoritatibus notarius ordinavi presentem quintemum sive prothocollum, in quo omnes contractus, notas, abreviaturas et scripturas alias publicas, confectas et publicatas per me predictum notarium Peregrinum inter introscriptos contrahentes, in presenti anno cum Judicis et testium subscriptorum in calce uniuscuiusque contractus et abreviature ad hoc vocatorum specialiter et rogatorum interventu, propria manu fideliter (prout infra) particuliter et distinte scripsi et annotavi :

 

«Quod et quas scripsi et publicavi ego prefatus Nicolaus Peregrinus publicus ut supra notarius qui premissis omnibus et singulis vocatus et rogatus interfui, Signumque meum solitum apposui consuetum.

 

«Nomina regiorum judicum ad vitam:

 

 

153 (15)

 

«Federicus Stampachia de Trano per provintias Terrae Bari et Hydrunty. Jacobus Porcellus de Trano per provincias Terrae Bari Hydrunti et Capitanate. Nomina Judicum annalium ad contractus:

 

«Franciscus de Joanne de Trano de Sedili Archiepiscopatus Nicolaus Caccabus de Trano de Sedili sancti Marci Sygismundus Cassarsa de Trano de Sedili Campi Langobardorum Franciscus de Sandula de Trano de Sedili Porte Nove — Nota quod annus imperii mutatur die vicesimo quarto mensis februari in die sancti Mathiae Christi apostoli feliciter Amen.

 

« — Nota quod annus prefatorum Serenissimarum et Catholicarum Maie — statum in hoc Regno Siciliae citra pharum mutatur die penultimo mensis februarii feli. Am.».

 

Alla introduzione riprodotta seguono i testi dei singoli atti in numero di 149; mancano i fogli 26-29 ed al loro posto è legato un foglio con il testo d’una convenzione privata iniziante con le parole: pro quibus omnibus et eorum singulis.

 

Da questa prima serie di atti di Notar Brayco (anno 1554) alcune notizie più evidenti, riguardanti gli «Schiavoni» di Trani:

 

            1) Simone de Colonna paga a Hieronimo Adrusiano da Cremona e Pirro Sora da Venezia, mercanti in Trani, ducati 4 e tari 2 in carlini d’argento «pro pretio cantarorum octo et rotulorum octuagina octo casei dalmatini boni et perfecti» (f. 5).

 

            2) Iacobus de Saunia di Capo d’Istria e Benedetto de Vito di Trani fanno pagamenti ad estinzione di debiti per acquisti fatti nelle botteghe dei predetti Adrusiano e Sora (f. 16).

 

            3) Blasio de Pasquale de Ragusio riceve il prezzo «de carlenis argenti ducatos duodecim de moneta » da Hieronimo de Eliazariis per pagamento di frumento.

 

Lo stesso Biasio possiede vigne in loco del Salvatore juxta le terre del Magnifico Cesare Palagano (f. 25 r, to).

 

            4) In pictagio Sancti Marci juxta domun Petri de Domitro (?) (f. 31).

 

            5) Johannes de Triphone (f. 35) s’impegna ad estinguere un debito.

 

            6) Magistro Francesco quondam Mattej de Corzula dicto Frane promette al Giannetto de Francesco da Venezia di «facere grippum unum portate currum septem seu plus et non minus lignaminis boni et perfecti et cum omnibus Illis membris prout est solitum in similibus fieri» (f. 43to).

 

            7) In loco dicto le Cazette, juxta vineas Radolini de Trippico sclavoni versus Tranum et septentrionem (f. 55).

 

            8) «Radus de Triphone de Barulo paga per un cavallo a Terentio de Spiritu il prezzo di ducati otto in carlini d’argento (f. 57).

 

 

154 (16)

 

            9) Nob. Johannes Drago de Catharo Tranis appare quale teste in contratto di vendita di vini mosti tra Tomaso di Ventura e Nicolao Imbumba (f. 59); ed ancora in altro contratto di vendita di vigne tra Giovan Domenico Albanese e Giovan Antonio de Peregrinis (f. 67).

 

            10) Petro de Thomasio de Ragusio teste in contratto di vendita di un cavallo tra Alessandro Palagano da Trani e Jacopo de Ciancia da Andria (f. 60).

 

            11) In pertinendis Trani in loco Sante Matthye juxta vineas Nicolaj Anthonij de Buchichio et fratrum (f. 68to).

 

            12) Hieronymo Pastrovicchio de Trano (15to 20to, 45, 64) compare quale testimonio in un contratto di mutuo tra Aurelia de Joanevichio e Giacomo Vagna, in un contratto di locazione tra Ferdinando Palagano, arciv. di Trani e Bernardino de Vito di Castel di Sangro, in una vendita di panni tra Sergio de Grimaldi e Claro della Nicoletta, ed in altri atti (15to, 2to, 45, 64).

 

            13) Polo de Giorgio de Scibinico riscuote il prezzo di sei ducati per sei barili di sarde vendute a Nicolò de Vito di Corato, teste fra altri:

 

            14) Joanne Drago de Cataro (f. 72 v.).

 

            15) Turone (?) Palagano de Trano: «Et si antea reversus fuerit ex viagio, quod, Deo dante, intendit facere in partibus Dalmatie (p. 73to).

 

            16) Andrea de Martinello e Riccardo de Altessima da Andria pagano a saldo la differenza di un prezzo di ducati 36 per 3 balle di sclavine al Magnifico Nicolò Romano de Coro de Trani (f. 74t0).

 

La serie 1554 di notar Brayco termina con la seguente nota di conclusione e congedo:

 

«Laus Deo Amen — Finis est huius presentis libri seu quinterni et prothocolli mei predicti notarii Nicolaj Peregrini de Brayco omnium abreviaturarum notarum et aliarum scripturarum publicarum confectarum et publicatarum inter introscriptas partes in suprascripto presenti anno 1554, XII Ind. per me predictum notarium Nicolaum Peregrinum de Braycho de Trano, prout in eo particulariter et distincte scripte et annotate apparent. Ideo ipsum conclusi et meo solito et consueto signo signavi in fidem premissorum. Et incipit a cartha prima et fuit ad presentem cartham septuagesimam quartam».

 

La seconda serie di atti di notar Nicola P. Brayco (anno 1555) comprende fogli 132, più quattro in bianco; tali fogli sono preceduti da elenco alfabetico contenente i maggiori nomi degli atti: 34 sub a, 9 sub b, 13 sub c, 4 sub d, 1 sub e, 27 sub f, 5 sub g, 11 sub h, 59 sub i, 9 sub 1, 7 sub m, 17 sub n, 1 sub o, 21 sub p, nulla sub q, 5 sub r, 24 sub, 4 sub t, 12 sub v.

 

All’elenco segue l’introduzione quasi del tutto identica a quella già citata, per l’anno 1554:

 

«In nomine domini nostri Jesu Christi Amen. Anno a navitate eiusdem Millesimo quingentesimo quinquagesimo quinto secundum usum cursum et

 

 

155 (17)

 

«consuetudinem civitatis Trani ubi anni domini semper primo die mensis septembris cuiuslibet anni una cum indictione mutantur. Regnantibus serenissimis et catholicis dominis nostris Carolo quinto, divina favente clementia Romanorum imperatore semper augusto, rege Germanie et domina Joanna de Aragonia matre eodem que domino Carolo eius filio primogenito Dei gratia regibus Castellae, Aragoniae, utriusque Syciliae, Hierusalem, Ungarie, Dalmatie. Croatieque etc. Imperii suj anno vicesimo quinto, regnorum vero predictorum suorum in hoc regno Syciliae citra pharum anno tricesimo nono feliciter Amen.

 

«Mense septembris die primo eiusdem tertie decime Ind. Trani Ego Nicolaus peregrinus de Brayco de dicta civitate Trani publicus ubique aposto«lica ac per totum dictum regnum Siciliae regia auctoritatibus, notarius or«dinavi presentem quinternum sive prothocollum in quo omnes contractus, notas, abreviaturas, et scripturas alias publicas confectas et publicatas per me prefatum notarium Nicolaum peregrinum inter infrascriptos contrahentes. In presenti anno cum iudicis et testium subscriptorum, in calce uniuscuiusque contractus et abreviaturae ad hoc vocatorum specialiter et rogatorum interventu, propria manu fideliter (prout infra) particulariter et distincte scripsi et annotavi. Quod et quas scripsi et publicavi ego prefatus Nicolaus peregninus publicus ut supra notarius qui premissis omnibus et singulis vocatus et rogatus interfui, signum meun solitum apposui consuetum».

 

Nomina regiorum Judicum ad vitam ad contractus:

 

«Federicus Stampachia de Trano per provintias Terrae Bari et Hydrunti; Jacobus Porcellus de Trano per provincias Terrae Bari, Hydrunti et Capitanatae; Nicolaus Caccabus de Trano per provincias Terrae Bari, Hydronti Capitanatae et Comitatus Molisij».

 

— Nomina Judicum annalium ad contractus: Franciscus de Joanne de Trano de Sedili; Franciscus de Sandula de Trano de Sedili; Sygismundus Cassarsa de Trano de Sedili; Nicolaus Antonius Casinus de Trano de Sedili.

 

— Nota quod annus Imperii mutatur die vicesimo quarto mensis februarii. In die sancti Matthye Christi apostoli feliciter Amen.

 

— Nota quod annus prefatarum Serenissimarum et Catholicarum Maiestatum. In hoc regno Sycilie citra pharum mutatur die penultimo mense februarii feliciter Amen.

 

— Nota quod in die vicesimo quinto mense novembris instantis anni fuit capta possessio nomine infrascripti serenissimi regis in hoc Regno Syciliae citra pharum quod dies fuit festum sancte Catherine et fuit mutatus titulus ut supra et sic in dicto die vicesimo quinto mutatur annus regni.

 

Titulus vero est tenoris sequentis, videlicet:

 

Regnante serenissimo et Catholico domino nostro domino Philippo de Austria Dej gratia Rege Angliae, Frantiae, huiusque citerioris regni Sjciliae, Hierusalem, Hybemieque, etc. Anno eius primo feliciter. Amen.

 

Seguono i testi degli atti in numero di circa 290.

 

 

156 (18)

 

Dal predetto fascicolo dell’anno 1555 i dati seguenti risultano di rilievo per lo studio degli Schiavoni:

 

            1) Nobili Hieronymo Mexa de Cataro, mercator Trani, è creditore di Antonio Zagaria, Andreas de Martinello de Civitate Andria, Diophebus de Violanto de Solofra per Carlini d’argento duecentosei «pro resta venditionis et consignationis tante quantitatis pellium bovinarum dalmatarum n° sexcentum per dictum Creditorem ipsis debitoribus in solidum venditarum ad Carlenorum et granarum sex pro qualitatis pelle » (f. 5).

 

            2) Biasio de Paschali de Ragusio risulta debitore di ducati 36 verso Pietro de Montalvan, Regio Vicecastellano in Trani (f. 10).

 

            3) Damianus quondam Juri Nicolaj de Cataro, Trani habitator, voluit, promisit et convenit predicto Joanni Baptiste quondam Nicolaj Furnari de Trano dare solvere eidem creditori de Carlenis argenti Ducatos novem et tarenos quattuor de moneta, quale prezzo di una certa quantità di vino buono (f. 20to).

 

            4) Marinus quondam Joannis Sclavoni prende «ad dimidiam» sei vigne di Pirro de Omnibono sitas foris in pertinentiis Trani in loco dicto Molino (f. 24).

 

            5) Laurentio Brancia di Barletta agente di magistro Franj Calafari de Corzula e Nicolao Gatti di Spagna convengono che il predetto Nicola provveda a lavorare e coltivare vigne di proprietà di Franj site in Trani loco S. Eustachi etc. (f. 26).

 

            6) Radolinus de Trippico e Paulus quodam Nicolaj de Lustiza alias dicto Pave Sclavoni, promettono di pagare ducati otto e tarì due di moneta in carlini d’argento per restituzione di danaro ricevuto in mutuo gratuito da Pietro Tartaglia sclavone, perché potessero coltivare le loro terre (f. 29).

 

            7) Vineas quattuor vitium, que alias fuerunt quondam Novachi Sclavoni sitas foris in pertinentiis Trani in loco dicto, Santo Domitro (f. 31to).

 

            8) Antonio de Sela de Giuppana Insule Ragusii, Trani habitatore, concorda pagamento per un cavallo equi pili bardi con Giovan Battista di mastro Adam di Trani (f. 35).

 

            9) Scipione da Ragucio insieme con altri promette di scalzar sei vignali di viti di Tullio Caccabo in luogo detto Cacalupo in Trani (f. 37).

 

            10) Santo Vito de Sclavis (fo 39, 40) evidemente l’odierna San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi.

 

            11) Gasparis Miloni (?) domum dotale in pictagio sancte Marie de Russis (f. 42).

 

            12) Marinus quondam Johannis sclavoni de Civitate Ruborum et Coleta, eius filius legitimus et naturalis, Trani habitatores, pagano un loro creditore «pro resta pretii starjorum quatuordecim oley et ad maiorem cautelam anteposuerunt

 

 

157 (19)

 

sub speciali hypoteca ipsi creditori vinum mustum nasciturum ex vineis quas tenet ad dimidium a N. Pyrrho de Omnibono de Trano... » (f. 66).

 

            13) Petro de Thomasio da Ragusa è teste in un atto di concessione di terre di Leonardo da Menga a favore di Antonio Gatto de Spagna (f. 67).

 

            14) Hieronimo Pastrovicchio de Trano è teste in un atto di vendita di Iacopo Porcello a favore di Vincenzo de Mondelli (f. 68t).

 

            15) Pietro Tartaglia de Cataro riceve in enfiteusi perpetua «Vineas tres terre vacue plus vel minus foris in pertinentis Trani in loco vulgariter le cazette juxta vineas Radolini de Trippico redditias ipsi domino Joanni Hieronimo», per concessione di Vincenzo de Mondellìs di Trani procuratore generale di Giovan Gerolamo Lambertini da Napoli, teste Hieronimo Pastrovicchio da Trano, etc. (f. 68t).

 

            16) Antonio de Giuppano Sclavone permuta un cavallo con Donato Antonelli de Joancola da Rutiliano (f. 76).

 

            17) Hieronimo Pastrovicchio de Trano, testimone ad una promessa di pagamento fatta a Porzia de Mondellis (f. 77).

 

            17 a) Iela quondam Stephani Pruzumanj de Zara, uxor magistri Sylvestri qd. Johannis Quartoni da in deposito a Joanne Andrea Campitello ima cassa piena di biancheria e tessuti per farla conservare da questo (f. 77).

 

            18) Radus de Bosco alias Palaganus de Trano (?) paga a fratei Pietro dalla Ratta ord. Carmel, ducati otto per un cavallo con barda e capestro (f. 77to).

 

            19) Joanna de Bigotti de Barulo riceve ducati due in carlini d’argento per prezzo di una gonnella di saio lionato da Marianus de Caraccio alias de Russo de Gravina (f. 78).

 

            20) Hieronimo Pastrovicchio compare quale teste in atto tra Pietro da Montalbano regio Vicecastellano in Trani e Joanni Thomasio Thomasino (f. 79).

 

            21) Rado quondam Nicolaj de Cataro paga ad Angelilla quondam Maruccie Fornarie di Trani differenza di 6 ducati sul prezzo di lavori in panno lionato (f. 79).

 

            22) Pera de Ragusa Sclavona mulier vidua si dichiara debitrice verso Ferdinando Sifola di ducati quattro, tari tre, e grana sei in carlini d’argento dati dal Sifola a Blasio de Pasquale da Ragusa e da quest’ultimo spesi nell’interesse della detta Pera (f. 84).

 

            23) Joannes qdam Nicolay de Cataro, Angelus Nicolaj Hispani pagano a Teodoro Romano de Coro ducati otto, tari uno e grana dieci in Carlini d’argento quale prezzo di 4 salme di vino buono (f. 89).

 

            24) Santo Vito degli Schiavi (f. 94).

 

 

158 (20)

 

            25) Radus quondam Nicolay de Cataro riceve 3 ducati per consegnare frumento al prossimo raccolto.

 

            26) Iacobo Gradoscia (?) de Trano (f. 100to).

 

            27) Blasio de Pasquale da Ragusio riceve da Pietro de Montalbano, regio Vicecastellano di Trani, la somma di ducati nove in carlini d’argento per tramite del cognato Jacopo Coppolario da Trani per la fornitura di frumento ad effettuare nel prossimo mese di luglio (f. 101).

 

            28) Gaspar Milonus (?), Joannes quondam Nicolai de Cataro ed altri pagano ducati otto in carlini d’argento per estinzione d’un debito da mutuo (f. 103).

 

            29) Petro de Thomasio da Ragusio teste in un pagamento fatto da Gaspar Virziccho ad Alessandro Palagano (f. 118).

 

            30) Pagamento d’un cavallo sclavo effettuato da Gian Geronimo de Martinis a Nicolò Maria da Donato per ducati sei e tari tre (f. 121).

 

            31) Scipione da Ragucio prende in enfiteusi tre vignali di terra: due di viti, una di terra vuota appartenenti al Convento e Chiesa di S. Francesco per l’annuo censo di 7 carlini d’argento (f. 125).

 

            32) Stefano de Buchicelo de Trano (f. 126).

 

 

La serie di atti per l’anno 1555 ha al termine la nota di conclusione, simile a quella già trascritta per la serie dell’anno 1554.

 

due fascicoli di Notar Brayco (1554-55) rilegati in unico volume in pergamena, sono seguiti da altri quattro di fascicoli di carte, misuranti cm. 24x16, alquanto disordinate nella datazione, corrente tra il 1558 ed il 1565 e contenenti scritture le quali sembrano essere minute e bozze del testo di atti definitivi a trascrivere in altri fascicoli pur’essi definitivi del Notar Brayco, andati forse smarriti.

 

Il primo fascicolo non rilegato e conservato in cassetta, di fogli 223, preceduto da indice, contiene numerosi atti, che portano tutte le date di vari mesi dell’anno 1558; il secondo fascicolo, pure slegato e raccolto in cassetta, contiene 260 fogli con atti datati per l’anno 1559 ed ancora fogli 308 per l’anno 1560, pure slegati e privo di numerosi fogli, ma con indici; il terzo fascicolo ha 229 fogli, è rilegato in pergamena e datato tra il settembre 1560 ed il gennaio 1561 ; il quarto ed ultimo fascicolo, pure rilegato in pergamena, contiene fogli 137 relativi all’anno 1563, fogli 116 dell’anno 1564 e fogli 180 per l’anno 1565.

 

Indicazioni numerose si ricavano pure da queste ulteriori carte di notar Nicola Braico, relative anche a persone e questioni di interesse «Schiavone». I seguenti nomi sembrano fra i più rilevanti delle dette carte:

 

Blasius Ziganus de Ragusi; Blasius de Pasquali de Ragusa; Radus Tribigna; Santullo de Domitro; Georgius de Cataro; Benedicto de Vito sclavone; Rado quondam Nicolay de Cataro; Stefano quondam Radi da Cataro; Syminichio qdam Luce Maghigni Sclavoni; Rado Tribigne; Nicolao de Georgio da Ragusa

 

 

159 (21)

 

et Luca Zuza, Nuntia quondam Pastrovichii ; Nicolao qdam Thomasii de Trahú. Trani habitator; Johannes Luce Pastrovichii; Radus de Stefano de Cataro, Gaspar de lo Scavello, Ioanne de Bogdano ; Vincentius quondam Alexi de Cataro; Franciscus Calafarus de Corzula; Hieronimus et Dominicus de Trifone; Nicolò de Stefano de Ragusa, habitator Baroli; Nardo de Tartaglia (?); qdam Hieronimo de Cataro; quondam Radi de Bosco; Georgio qdam Jori de Trahu; Abundia de Juro (?) de Trano; Rado qdam Stefano de Cataro; Hieronimo Pastrovicchio; Vari (?) de Cataro; Perrichio de Cataro; Paulus de Corzula; Paulus qdam Nicolaj de Cataro. Damiano de Cataro; Nationes Venetis subdite; Rado de Bosco; Nicolò de Trahu; Hieronimo de Triphone; Equus sclavus pili novelli; Petrus qdam Michi de Cataro; Magnificus Franciscus qdam Matthei Calafari de Corzula, Trani habitator; Rado qdam Stefani de Cataro; Nicolaus de Trahú; Paulus qdam Nicolaj de Cataro alias Pave; Antonio de Jela de Giuppano; Lucretia magistri Francisci De Ragusio, Lya Schiavone marinaio; Antonius de Franchi de Civitate Ragusi consul nat (ionis?) Ragusi; Jacobus Rotundo de Trano, habitator civitatis Trahurij ; Johannes Calafarus de Corzula; Thomaso de Gasvoda (?) de Sibinico; Radus Nicolaj de Cataro; Jacobus Summaripa de Ragusio, Heredes qdam Mauri de Ragusio; in partibus Dalmatie, etc., etc.

 

Georgio de Jacobo de Ragusio; Franciscus de P.de Ragusio, Dominicus de Trifone, Hieronimo Capuano de Scibinico; Santelli Calafari de Trano; Jacobo Rotundo de Trahú, Joanne quondam Nicolaj de Cathero; Rosa Sclavona; Stefanus qdam Nicolaj de Cathero, Radus qdam Nicolaj de Cathero; Paulus qdam Nicolaj de Catharo; Joanne de Damiano de Cataro; Nicolò de Joanne de Cathero e Marino Macedonio; Antonio de Giuppano alias de Bosco; Franciscus Calafarus de Corzula; Nichi de Bosco de Giuppana; Jurii (?) sclavi turchi; Radus de Stefano de Cathero, Georgio de Georgio de Raguzio; Vincenzo de Bosco ed Antonio de Giuppano; ronzini sclavi (?); alla schiavonesca (?); Stefano de Nicolò de Cathero detto musso grizo, Symon de Franchi Sclavone; Gregori de Paulo de Cathero; Petricchius de Rayza sclavoni de Catero, Hieronimo Montenegro; Porzia qdem Hieronimi de Cathero; Vincenzo de Giuppano sclavone; Bolizo de Cathero; Biasio de Pascali de Ragusio; in partibus Ragusii, Dalmatie, etc.; Lucas qdam Andrea de Montenegro de Pastrovichio Sclavone, Stefanus de Soriga, mercator raguseus, habitator civitatis Trani; Franciscus de Corzula; honesta mulier Joannella qdam Michaelis de Ragusio; Vincenzo quondam Alexii de Cataro; Michele Gregori de Cataro.

 

 

 IV. — SUGLI SLAVI IN BRINDISI (sec. XV-XVI)

 

La città di Brindisi, centro di frequenti rapporti con i popoli di oltre adriatico, nel secolo XV si trovò anche essa a divenire, in misura notevole, punto di passaggio o di insediamento di immigrati balcanici nel regno di Napoli. Lo storico Giovan Battista Moricino ci riferisce [105] della situazione della città messapica

 

 

160 (22)

 

negli ultimi anni di indipendenza del Reame sotto il re Federico III:

 

«Come che l’intento principale di Federico era di seguire il pensiero del padre in “ tirare ” alla Città Forastieri e più tosto da fuori del Regno, che dal regno istesso, essendo che coloro che partendosi dalle altre città del Regno per abitare in Brindisi, con tutto che riempissero le città votavano però la patria donde si partivano, nel che non accresceva il re di Vassalli. Procurò che nel dare la forma del governo a Brindisi si tenesse cura che delle nazioni forestiere ci sia grado et ordine particolare e particolar piazza alli Magistrati o Reggimento della città. E comechè altre nazioni forestiere non avevano commercio con Brindisini eccetto quelle dello opposto lido dell’Illirico, della Dalmazia e della Grecia, propose il Principe di serbar loco nel Governo della Repubblica Brundusina a queste tre genti ; onde et il Greco, et il Schiavone, e l’albanese potesse aver parte nell’onore del Reggimento e con questo si al«Iettasse a venire e fermarvisi a popolare. Ordinò dunque che la Repubblica sia governata da quindici deputati, cossi chiamò l’eletti, et un sindico, da quali 15, tre fussero l’Auditori e dodici deputati semplici, e di quelli quattro fussero nobili et 8 Populari, ma nel numero di quelli 8 ci fussero due della Nazionale Greca et Albanese o Schiavona. Questi 15 volle il Principe che finito l’anno della loro amministrazione prima che deponessero il Magistrato creassero li novi successori con questo ordine. Nominavano otto persone nobili, e sedici Populari, tra le quali erano due Albanesi, e due o Greci o Schiavoni. Questi 24 uomini eran poi ballottati a dui a dui, restando per lo giorno quella coppia che aveva maggior numero di suffragi : onde delli 24 rimanevan dodici e questi eran i deputati, et eletti. Il Sindico poi, e l’Auditori venivan creati d’altro modo. Poiché l’istesso governo vecchio nominava 3 Sindaci e sei Auditori, da quali e poi il Viceré della Provincia doveva eleggere un Sindico e 3 Auditori a suo arbitrio. Così anco si faceva dall’istesso governatore della Provincia l’elezione di un mastro giurato, nominandone 3 al modo stesso. Di questo modo venivan rinnovati ogni anno i 15 Rettori cioè, 4 nobili, 2 delle Nazioni e 6 Populari con 3 Auditori et un Sindico, alla quale elezione ordinò il Principe che non si ammettesse persona che per 3 anni non fusse vacata dall’ostii della città, o Persona che esercitasse Gabelle della città o della Regia Corte... ».

 

Di tal situazione interna della città e popolazione di Brindisi sembra essersi conservata una interessante documentazione nei primi due libri di battesimi dell’Archivio dell’antica Parrocchia unica della Chiesa Cattedrale brindisina.

 

Trattasi di due fascicoli di fogli raccolti in custodia: il primo fascicolo dai fogli dalle dimensione di circa 12x30 cmt., slegati molto danneggiati e consunti ai margini, disordinati nella disposizione cronologica; il secondo fascicolo dalle stesse dimensioni rilegato e ben conservato, con scritture chiare e di non difficile lettura. Le date indicate in questi fogli vanno tra il ± 1475 — 1575 ±. Il secondo fascicolo contiene fra l’altro, verso il centro, in data 22 luglio 1559, la annotazione del battesimo di Giulio Cesare Russo, figlio di Guglielmo ed

 

 

161 (23)

 

Elisabetta Masella, il bambino che doveva poi divenire il celebre frate Lorenzo da Brindisi, proclamato poi Santo nel 1881 e Dottore della Chiesa romana nel 1959 (19-III) [106].

 

Interesse per le ricerche sugli Schiavoni sembra presentare particolarmente il primo fascicolo di questi fogli battesimali, i quali contengono frequentissime indicazioni di nomi di impronta slava, albanese e greca. Bambini battezzati, genitori, (padre o madre, o entrambi), testimoni, sacerdoti amministranti, portano nomi personali slavi ovvero qualifica di «sclavoni, schavone, schiavone» e simili.

 

Da una breve lettura dei primi 20 fogli circa risultano i nomi seguenti:

 

«Franciscus filius de Radogna Scavone et Catarina Scava, Catarina Scavone.

 

Veronica filia de Aligrett’ et Azarucha Scavone hodie die Januarii XXX recepit bactisimu... testes Laico Scavone et Dimit’ Scavone et Petrus de Lanane.

 

testes Andrea Scavone, Guglielmu Russu et Nardiellu Catalanu, testibus, Tucio de Paula, Pea et Micza sclavonibus.

 

Caterina filia Franciscus Scavone et uxor Margarita testes Antonius de Simone et Jacobo Carrozo.

 

Marinu filiu e Tieszcini Scavone et Mara ex legittimo matremonio jodie.. testes mestru Paulu Sclavone et maistru Scicculu Scavone et Franciscus de Stuni.

 

Bartolomeus filius de Lia scavone.

 

Dimitri filius Damiano Scavone et Margarita Scava ex legitimo matrimonio hodie die IXX septembris recepit batisimum a presbitero Petrus Fornarius et mastro Nicola Albanese et Jorhi Albanese et Lazaro Albanese.

 

Andrea filius Luti Scavone et Antonie...

 

Diminicus filius Rado et Buda (?) Sclavones die XXI septembris... 1475 recepit bactismum a presbitero Johanne Gopto (?) presentibus his testibus: Andrea Sclavone et Petrus Sclavone. P na filia de Mateo de Pat’arca et Caterina de Pat’arca.

 

Donatus filius Petrus Scavone nominatus Vallius et Chuza Scalbuna testes Jacobus de Alessii, et Jacobillius Lupus et Osollino scavone.

 

Sabilla filia Stifano Scavone et Catarine Scavoni... presentibus Damiano Buctasi, Jacobo de Taranto et Rado Scavuni.

 

Filius Pitrus Scavoni et Licza Usich, testibus Diminico Scavone... Franciscus Mutunato.

 

Die XXV mense hotuber VI Ind. anno MCCCCLXXXVIII Joan Paulu filius Rado Scavone et Rosa Scavone uxor et ex legitimo matrimonio recepit batissimum a presbitero Bartolomeo (vedi pure retro del foglio).

 

Nicolaus filius Joannes Scavone et Anese Albanese... testes Nicolaus Filacus...

 

Liza filia Januzio Scavone et Catrini Scavone ex legitimo... testes Radichyo de Stefano et Georgius de Lizocolj... Joanes Antonius filius Radus Scavone et Francesca Scavone; testes Nicolaus de (?); Johannes Barberius...

 

Die III. mense madij Ind. MXXXXLXXXVIII Masu filius Joannes Albanese

 

 

162 (24)

 

et Madalena Albanese... testes Lillus de Latonella et Franciscus Scavone et Rosa de Rado.

 

Eodem die Renaldus filius Bocassini Scavone et Angela Scavone ex legittimo matrimonio... batisimu a pbr Bartolomeus Maragius testes Nicolaus de Luisi et Laurentius Greciy (?) et Preda Albanese et Margarita rose sup. anno Donj. MXXXXLXXXVIII.

 

Donata filia de Alligrecto Albanese et Rada Albanese.

 

Maria filia de Andrea Scavone et Francesca Scavone.

 

Danielj filius de Georgi gricar (?) et Rosa Scavone, testibus Damiano et Dimitrj Scavone et Laicu de Bosco.

 

Lia filius de Johi Scavone et Rada Scavone... testibus Scavone et Damiano de Tivarj et Cola Mio (?).

 

Donatus filius de Rado Scavone et Leni Scavone... testes fuerunt Raymundus Abbate et Jacobo et Goffredo et Rosa Scavone.

 

Paulus Sclavonus filius Stephani Sclavoni et Marie Sclavune ex legitimo matrimonio hodie die XXVIIII Januarij recepit baptisimum presbiter Fornario; notario Ant. Untense Petro de Atria et Layco de Bosco (1475).

 

Donata filia ? Scavoni et ? Scavona hodie die VI februari etc.

 

Die XXV May (1478) baptisatus filius Sturaj et uxor eis M. (?) Sclavone nom. fuit M. ex legitime matrimonio quorum compratres fuerunt Milossii Scavone Mattheus de Pat’arche et Jacobus de Papa, qui a domno... (?) batticzatus fuit.

 

testes Radulus (1489)

 

testes Buccasino Scavone (") per Theodorus filius de Bellu testes Maria Scavone et Jorge de Micholj 1489.

 

Theodoro filio de Francisco Radoniza (?) et Sollena sua mullier de legitime matrimonio accepit battisimum de pibro Francisco Mauro Cantor de la mazox ecc. de Brundusio. Jorgi Scabo, Aniello Ajtes (?) et Cola dito Staneza Scavone (vedi pure 9 note dopo).

 

1489 Francisco Antonio filius naturalis Pachioni et Line Sclabune

» Dominico filius Radus Scavone et... testes Georgius Scabo etc.

» Stana Scavuna, Pribo (penultima colonna del 1489)

 

Cola filiu de Martino Scavone et Annezi sua legittima mullier hodie die XVIII mens. Ottubris Vili Jnd. accepit battisimu a pro Francisco Marino (?) cantor de la mazor ecc. de Brindisi presentibus hiis testis: Francisco Radonicza et Brido Lettero (?), Pibo (?) scavone

 

Dominichina filia Elia Scavoni e Santa Scavone.

 

1490 testis Georgius de Budua magistro Petrucio Buctaro et Boccassino Scavone

 

1490 testis Spaladrinus Ganus (?) per Andreas filius magistri Gnatii

 

1490 Angela filia Michelis Scavone et Nisza Scavone ex legitimo matrimonio recepit betissimum... testes Theodorus Albanese, Radieghio Scavone, aula Rosa de Budua

 

 

163 (25)

 

1490 Eodem die Catarina filia Joannis Cumani, et Lena Scavone recepit batissimum testes Natale de Budua et Georgius de Budua, avula Stana Scavone Paulo filius de Marco de Polj et Margarita Scavuna filius naturale hodie die penultimo mensis februari, Vili in. accepit battisimum a pibro. Francisco Mauro etc.

 

« testis Damiano Schavone «Benedicto filio de Joanne Scavone etc.

 

« Rosa filia Georgii de Nissa et Antonia Muricina... testes Marcus Scavone... «Johannes filius? et Margarita Schabuna... testes... Radichyo Schabone 1499 Marino de Ragusa, Andrea Scavone, Briano Scavone, Radicti Scavonj, Johanes Scavone, Franciscu Scavone

 

Eodem die mardi filia (Mec, strec?) Scavone et Luba, de legitimo matrimonio recepit batissimum a presbitero Bartolomeo etc.

 

1476 Eodem die nata fuit Lucia filia de Rattico et Catarine uxorii... fuit Lia scava et mast’Visanco Scavone et Sinicu Scavone

 

? Domenichina filia Scicule Scavone et Teodora Scava ex legitimo matrimoni accepit batissimum a presbitero Petro Fornarius...

 

testes... et Damiano Scavone et Stefano Scavone et Johanne Scavone. Lucenta fil. de Stefano Scavone et de Marie Scavona hodie die nono mensis novembris recepit batissimum a Petro Fomario testibus Antonio Tenaro Sclavone et Allegretto Scavone et Johanne Scavone ».

 

Un riordinamento e studio di quei fogli, insieme con un attento accertamento sulla loro autenticità e valore archivistico e documentale, potrebbe forse consentire di ottenere una utile documentazione storica, demografica e filologica, sulla composizione della popolazione della città di Brindisi tra il sec. XV-XVI, sulla sua provenienza, ed anche sulla sua antica onomastica personale e familiare.

 

 

 V. — SUGLI SLAVI IN MANDURIA (sec. XVI)

 

Anche il Salento estremo, che ha conosciuto attraverso i tempi immigrazioni tanto varie, fu visitato da Schiavoni nel periodo che particolarmente c’interessa tra i secoli XV-XVI.

 

Ne incontriamo a Lecce, a San Cesario [107], a Manduria; per questa ultima, antichissima cittadina, troviamo un eccezionale documentazione, interessante ed ampia.

 

Questa documentazione ci tramanda il «Librone Magno delle famiglie di Manduria » grande libro in quarto, iniziato intorno all’anno 1572 dall’arciprete di Manduria, Lupo Donato Bruno e continuato, vita durante, dal suo autore probabilmente fino al 1609, e dopo di questi ancora da altri ecclesiastici fino al secolo XVIII. Il «Librone» conservato nella Biblioteca Comunale di Manduria, consta di 1068 pagine divise ciascuna in due colonne; e rilegato in tre volumi [108].

 

 

164 (26)

 

L’opera contiene molti dati genealogici sulle famiglie di quella città salentina, dati che rimontano certamente alla prima metà del secolo XVI, pure di interesse «schiavone».

 

Fra le voci più notevoli ricordiamo dal Librone Magno:

 

            1) SCHIAVONE della Cimarra (Albania) (colonna 1315 del Librone: figli:

            a) Marino sposato a Catarina Contessa figlia di?... e Rebecca (senza prole);

            b) Florio sposato a Honesta Puglia, figlia di Nardo: dai quali nascono: Donato, Luca, Colella (batt. 27 o 29-V-1531); Donato sposato a Desiderio Cocciola.

 

            2) PISCICCHIA Schiavone da Schiavonia alias Martina (colonna 1328), sposato a Stella di Giovanni di Lauro, figli: Virgilio, Dante, Elefante, Vittoria. Da Elefante: figli Dionisio (battezzato 4.9.1531), Antonello (battezzato 9.3.1541), Hortentia (battezzato 8.5.1544).

 

Questa famiglia ha capostipiti probabilmente risalenti alla seconda metà del secolo XV, giacché la terza generazione di essa risulta battezzata giusto nel pieno della prima metà del sec. XVI). Il nome del capostipite Piscicchia sembra poter avvicinarsi al nome «Pisicchio» attestato sin dal secolo XVI in vari paesi di Terra di Bari e tuttora vivo ai nostri giorni [109].

 

            3) Giovanni MARTINA alias Schiavone da Schiavonia (col. 681) figli: Christaldo e Marco; figlio di Christaldo: Giovan Maria. Questa famiglia manca sui più antichi e coevi Libri battesimali della parrocchia cattedrale di Manduria e sul librone viene citata come diversa dagli Schiavone.

 

            4) Francesco delle PEZZE alias delli Malvasi [110] e la moglie Calia con i figli Demitri e Angelo (sec. XVI inizio). Famiglia proveniente dalla «Caminizza città vicina a Costantinopoli» (sic) (col. 1071).

 

            5) STANA da Schiavonia (col. 1381). STANO Cola e figli: Roberto, Francesco, Antonio, Rosata. Antonio è forse il padre di Leone Stano battezzato nell’anno 1541.

 

            6) TRAETTA Giovanni da Schiavonia (col. 1485) ammogliato con Vittoria Strizzi da Mesagne; figli: Lupo e Giulia.

 

Il nome appare estinto dopo poche generazioni in Manduria ma si conserva in altri centri di Puglia; nel libro dei Battesimi è registrato Trajetta Ottavio di Lupo, battezzato XI.1558.

 

            7) ZETTA Cola da Schiavonia (col. 1575) e Caterina, moglie; figli: Pietro, Mariano, Chriseta, Diana, Imperia, Giovanna. La famiglia si conserva in Manduria fino al sec. XVIII col not. Agostino Zetta; il nome potrebbe essere in connessione col nome Zezza presente in altri paesi del Mezzogiorno (?).

 

 

165 (27)

 

            8) CITA (col. 168, 1606) Giulia di Oria, moglie di don Batta Cosma. Forse il nome è da connettere coi nomi Zetta e Cito di origine schiavona [111].

 

            9) di RAGUSA (col. 1167) Giovanni Maria da Cariati; figli, Geronimo, Prospero, Flaminio, Domenico, Polita, Perna, Geronimo senza discendenza.

 

            10) di MILITO (col. 1670) da Oyra = Oria (Brindisi) : Pietro di Milito, figli: Giuseppe, Laura, Santa, Domenica; Giuseppe ha figli: Pietro, Maria Arcangela; Pietro padre di Lorenzo; Lorenzo padre di Pietro.

 

I nomi seguenti di certa ovvero probabile origine schiavona, intorno alla metà del secolo XVI, risultano dal Libro dei battezzati 1530-99 Tomo I. conservato nella Cattedrale Manduria:

 

            11) Petricci Hortenso di Giulio - novembre 1544.

 

            12) Dragonetto Dimitri - luglio 1560 (cfr. Dragonetto Natale da Monteroni padre di Angelo, Cesare, Ferrante, Armilico (Librone col. 295-96).

 

            13) Danuscia Lucente, madre di Frane. Antonio Delfino di Candido - luglio 1556.

 

            14) Scavone Gian Lorenzo f. di Donato - aprile 1548.

 

            15) Gioanne Schiavo di Giov. Ma. Martina - novembre 1548.

 

            16) Melibeo Schiavone e Giovanna Schiavone di Marchese e Riminia Stana (dicembre 1551).

 

Le famiglie: Schiavone (della Kimara) contano nel Librone Magno oltre 250 membri attraverso le varie generazioni sino al secolo XVIII; i Martina alias Schiavone discendenti da Piscicchia Schiavone oltre 150, ma i due diversi cognomi con il succedersi delle generazoni si confondono in «Schiavoni» come risulta dal confronto dei vari dati del Librone Magno (col. 1377-78, 1328-1329 e 1333). Gli Stano risultano segnati sul Librone per oltre 125 ed attualmente sono, insieme, cogli Schiavoni [112] i più numerosi e forse i portatori dei più tipici nomi slavo-meridionali nella cittadina salentina.

 

 

Quanto possa essere utile una ricerca sistematica sul movimento e la composizione della popolazione di tanti centri d’Italia sia nelle regioni meridionali qui ricordate sia in ogni altra regione di tutto il nostro paese, sembra innegabile da quanto detto. Le raccolte dei maggiori e minori archivi, statali, ecclesiastici, comunali, privati come ogni fonte documentale, storiografica o anche letteraria di vari luoghi e tempi, ordinatamente vagliate potrebbero offrire una conoscenza ben più ampia e chiara della lunga e varia vicenda delle relazioni umane e civili dei popoli d’Italia con i popoli Slavo-Balcanici di oltre Adriatico, e con altri popoli ancora.

 

Si otterrebbe anche una più larga e dettagliata conoscenza delle più antiche

 

 

166 (28)

 

e purtroppo poco note tradizioni popolari delle nostre genti ed insieme una più ricca e più chiara visione della formazione del popolo italiano del nostro tempo e delle nostre generazioni, del suo costume civile ed etico, dei prevalenti suoi sentimenti [113].

 

 

 NOTE

 

1)

-        R. Almagià : L’Italia. Torino, Utet, 1959. 2 voll., passim.

-        V. Adami: I confini d’Italia nelle concezioni storiche, letterarie e scientifiche. Ed. Cogliati ; Milano, 1917.

-        V. Adami: Storia documentata dei confini d’Italia. Voll. 4, Tomi 5; Roma, 1919-31.

-        R. Pracchi: Variazioni territoriali ai confini d’Italia a seguito della seconda guerra mondiale. Milano, 1947.

 

2)

-        E. Migliorini: Introduzione geografica alla Storia. Razze e lingue. In «Storia Universale» diretta da E. Pontieri; Milano, Vallardi, 1959; vol. I, pg. 3-84.

-        G. Devoto: Per la Storia delle Regioni d’Italia. In «Rivista Storica Italiana», Napoli (1960), LXXII, pg. 221-33.

-        G. de Sanctis: Storia dei Romani. Firenze, 1956; vol. I e seg.

-        Solmi: Discorsi sulla storia d’Italia. Firenze, La Nuova Italia, 1935, passim.

 

3)

-        G. Ricciotti: Storia d’Israele. Torino, 1942; vol. II, pg. 203-247, etc.

-        G. Bedarida: Ebrei d’Italia. Livorno, Set. 1950.

-        Milano: Storia degli Ebrei d’Italia. Torino 1962 (in corso di pubblicazione).

-        T. Nediani: I grandi rifugi dello Spirito: l’isola di San Lazaro degli Armeni. Venezia, Tip. Armena, 1926.

-        G. Cappelletti: L’Armenia. Firenze, 3 voli., 1841.

-        idem: Storia della Repubblica di Venezia. Ivi, 1854; vol. XI, pg. 215-222.

 

4)

-        B. Cerlogne: Le patois valdôtain, son origine littéraire et sa graphie. Aoste, 1909.

-        idem: Petite grammaire du dialecte valdótain. Éd. Administration régionale Aoste, 1958.

-        P. Fiorelli : Il diritto linguistico valdostano. In «Augusta Praetoria », Annata 1949 ; estr., Torino 1950.

 

5)

-        C. Starace: Bibliografia della Corsica. Milano, Ispi, 1943.

-        Archivio storico di Corsica, diretto da G. Volpe. Livorno, ed. Giusti; Milano, Ispi, 1925-1940, cogli studi sulla popolazione corsa di Franco Borlandi, nel vol. 16°, 1940.

 

6)

-        F. Alziator: Storia della letteratura di Sardegna. Ed. Zattera, Cagliari, 1954; pg. 485-90.

-        Toda: Alguer. Un poble català d’Italia. Barcellona, 1888.

 

7)

-        Ett. Rossi: voce Malta in «Enciclopedia Ital. Treccani», vol. XXII (1934).

-        Gius. Barbero: Dizionario Maltese - Arabo - Italiano. Beyrouth, Imprimerle Catholique, 1939-40, pg. 1-129.

-        M. Amari: St. dei Musulmani di Sicilia. Ed. Nallino, vol. 5, Catania, 1933-39; vol. III, pg. 1, 181-83.

 

8)

-        Domenico Zangari: Le colonie italo-albanesi di Calabria. Napoli, ed. Casella, 1940, (sugli Slavi tra le pg. 68-77).

-        T. Pedio: Contributo alla Storia delle immigrazioni albanesi nel Mezzogiorno. In «Rivista d’Albania», Roma, Accad. d’Italia, 1943; IV, pg. 170-185.

-        N. Cortese: Albanesi d’Italia, voce dell’Enciclopedia Italiana Treccani; vol. II, pg. 92-93; Roma, 1929.

 

9)

-        Gino Lupi: Sviluppi del popolo greco durante l’Impero bizantino. In «L’Europa Orientale»; Roma, 1940; XX, pg. 73-89.

-        G. Racioppi: St. dei popoli della Lucania e Basilicata. Roma, ed. Loescher, 1889; vol. II, pg. 91-99.

-        E. Pontieri: voce Greci d’Italia in Enc. Ital. Treccani. vol. XVII (1933), pg. 919.

 

10)

-        G. Gelcich: Le colonie slave dell’Italia meridionale. Spalato, 1909.

-        M. Rešetar: Die serbo-kroatischen Kolonien Süd-Italiens. Wien, 1911.

-        E. Sestan: Venezia Giulia - St. etnica e culturale. Roma, 1947.

 

11)

-        Arturo Galanti: I tedeschi nel versante meridionale delle Alpi. Roma, 1885.

-        Carlo Battisti: Studi di storia linguistica e nazionale del Trentino. Firenze, 1922.

-        O. Stolz: Ausbreitung des Deutschtums in Südtirol. 2 voll.; München, 1927.

 

 

167 (29)

 

12)

-        Padre Angelico (Giovati Battista Cattaneo): I Leponti, memorie storiche leventinesi. Lugano, 1874.

-        Mario M. Pedrazzini: La lingua italiana nel diritto federale svizzero. Tesi di laurea in legge Univ. Zurigo. Tip. Pedrazzini, Locamo, 1952.

-        G. Locarnini: Die literarischen Beziehungen zwischen der italienischen und der deutschen Schweiz. Berna, 1946.

-        Subiotto: German linguistic Islands in N.-W. Italy. In «Studia neophilologica », Uppsala (1959) vol. 31°; (1960) vol. 32°; (1961) vol. 33°.

 

13)

-        voci Ciceria, Istria, Aromuni, in: Enciclopedia Italiana Treccani.

-        G. I. Ascoli: Studi critici. Milano, 1861, passim (da Studi orientali e linguistici; Fasc. III, pg. 325-57).

-        Petru Iroaie : Il canto popolare istro-romeno. In «Ephemeris Daco-Romana»; Roma, 1940; I. IX; pg. 243-347.

 

14)

-        Zazo: Le località medievali nelle fonti documentarie e la necessità di una loro sistematica ricerca. In «Atti del III Congresso Intern. di Storia dell’Alto Medioevo» (Ott. 1956) ; Spoleto, 1959 ; pg. 555-60.

-        R. Almagià : Regioni naturali e nomi territoriali. In «Rivista Geografica Italiana » ; Firenze (1909), XVI, pg. 226-33.

 

15) Tremiti Fr. delli Muti: Le isole Tremiti. Foggia, 1952, con carta topografica, passim; Codice Diplomatico del Monastero di Santa Maria di Tremiti; ed. Ist. stor. ital. per il Medio Evo; Roma, 1960; a cura di A. Petrucci, parte I, pg. LXXVIII-XCII; CXXII; parte II, pg. 109, nr. 34, rigo 8-9 (quae insula adiacet inter Dalmatiam et Apuleam in pelago maris) anno 1045. (Manca sulla carta d’Italia IGM 25.000, F. 156, IV, n.O., il nome di cala degli Schiavoni).

 

16) L. Giustiniani: Dizionario geografico del Regno di Napoli. Napoli, 1804; tomo VIII, pg. 364, ricorda oltre «una delle ville di Montorio in Abruzzo Teramano, abitata da 134 individui» anche una «villetta di Altovilla in Abruzzo ulteriore» chiamata Schiaviano. Cfr. Registri Cancelleria Angioma; vol. XII (1959), pg. 204.

 

17) Schiavone o Case Basse di Teramo, cfr.: L’Italia, Dizionario corografico. Vallardi, 1864; vol. VII, pg. 374-75.

 

18) E. Troilo: Gli Slavi nell’Abruzzo Chietino. In «Atti Soc. Romana Antropologia» (1899-1900), vol. VI, pg. 117-127, ricorda 3 gruppi d’infiltrazioni in Abruzzo; uno meridionale con Vasto, Cupello, Monteodorisio, Schiavi d’Abruzzo; uno centrale con Lanciano, Mozzagrogna detta anche Schiavoni di Lanciano, Scorciosa (Fossacesia), Sant’Apollinare (San Vito), Treglio; uno settentrionale con Abbateggio, Forcabobolina, Casacanditella, Vacri, San Silvestro, Francavilla a mare (op. cit., pg. 118).

 

19) Ponte Morgia - Schiavone (tra Lucito e Castellino sul Biferno; c. Italia 25.000, 154, II, S.O. long. 2°15’, lat. 41°43’; Guida d’Italia T.C.I. Abmzzi e Molise (1938), pg. 155).

 

20) Piano Schiavi (ad Est di Vinchiaturo; c. Italia 25.000, F. 162, III, N.E., long. 2°11’30", lat. 41°29’).

 

21) Guado Schiavo (a nord-ovest di Morcone; c. Italia 25.000, F. 162, III, S.E., long. 2°11’, lat. 41°21’).

 

22) Contrada Schiavone tra Sassinoro e Santa Croce del Sannio; carta It. 25.000 F. 162, III S.E. long. 2°14’, lat. 41°23’.

 

23) T. Vitale: St. di Ariano Irpino. Roma, 1794; pg. 320-23.

 

24) Monte Patalecchia (prov. Campobasso tra Guasto-Pastena e Castelpizzuto ; carta d’Italia 25.000, F. 161, I, S.O., long. 1°52’, lat. 41°32’, altitudine: 1.400).

 

La denominazione è simile a quella dei gentilizi Padolecchia, Potolicchio, Potulicchio diffusi in varie parti del Mezzogiorno, che sembrano aver corrispondenti nei nomi slavi Podola, Padolek, Patolicev, etc.

 

25) Acquaviva, Montemitro, Sanfelice, vedi:

-        G. I. Ascoli: Gli Slavi del Napoletano. In «Rivista Italia», Torino, 1864, 25 maggio, nr. 140;

-        idem in: «Il Politecnico», Milano, 1867, marzo; in Archivio Storico Ital. N.S. Tomo XI, p. I;

-        idem: Saggi Critici, vol. II, 1877;

-        citato M. Resetar: Die serbo-Kroatischen, etc., pg. 76-82. Wien 1911, con introduzione storica e studi dialettologici.

-        L. Cambi: La media ed alta Val Trigno. Cons. Naz. Ricerche. Roma, 1951.

 

26) Mons. G. A. Tria: Memorie storiche di Larino. Roma, 1744.

 

27) Coppa Schiava (a sud di Vico garganico) c. Italia F. 157, IV, S.O., long. 3°30’, lat. 41°52’. Cfr. G. Colella: Toponomastica di Puglia. Trani, 1941, pg. 368.

 

28) Punta Crovatico e Grotta di Crovatico (tra Peschici e Vieste), c. Italia F. 157, IV, N.E., long. 3°39’, lat. 41°55’; vedi pure G. d’Addetta: La Montagna del Sole Foggia, E.P.T., 1955, pg. 31-46, sulla Riviera garganica.

 

 

168 (30)

 

29)

-        Pontone degli Schiavoni (Peschici, carta topogr. Comunale), op. citato Cod. Diplom. Tremiti; parte II, nr. 47, pg. 150 (anno 1053); nr. 48, pg. 155 (anno 1054); nr. 51, pg. 159 (anno 1054).

-        M. Vocino: Lo Sperone d’Italia. Roma, 1914; pg. 91-121; specie 108-109.

 

30) Valle Ragusa (Montesantangelo, Bosco, Sezione I, Quarto, vedi G. Tancredi: Folklore Garganico, Manfredonia, 1938, pg. 340.

 

31) Vicinia Scibinico, Molfetta (cod. Diplom. Barese, vol. III, nr. 98, pg. 127 e nr. 129, pg. 164-67) attesta l’esistenza già nel sec. XIII di una «Vicinia Sevenicus iuxta orticellum Ecclesie Sancti Petri», oggi via Scibinico, dal tipico fonema croato.

 

32) N. Vacca: Brindisi ignorata. Trani, 1954; pg. 261 e 302.

 

33)

-        San Vito degli Schiavi: A. Leo: Storica descrizione della Terra di S. Vito de’ Normanni 1768 (Manoscritto ined. Civ. Bibl. Brindisi);

-        G. Leo: San Vito de’ Normanni già Santovito degli Schiavi. Napoli, 1904.

 

34) Contrada Schiauni (Manduria con casina Schiavoni e Masseria Schiauni ad ovest di Uggiano), carta d’Italia F. 203, III, S.E., long. 5°8’, lat. 40°22’.

 

35)

-        Ponte Alma di Traù (sul Vallone Bax a Nord Ovest di Francavilla Fontana) carta d’Italia F. 203, IV. S.O., long. 5°06’, lat. 40°34’.

-        Vedi: F. Argentina: Onomastica stradale di Francavilla Fontana. Ed. Cressati, Bari, 1954.

 

36) Cappella dello Schiavo (pr. Sava) carta d’Italia, F. 203, III, S.O., long. 5°6’, lat. 40°23’.

 

37) Schiavelli (fraz. di Surbo, prov. Lecce), cit.: Italia, Diz. corografico. Milano, 1864, vol. VII, pg. 374-75.

 

38) Contrada Schiavone pr. Carosino e Montejasi (Taranto); sulla «via Tarentina» per Brindisi, a sud del Mar Piccolo, si attraversa S. Giorgio Ionico, Carosino e Schiavone; sulla strada di campagna si attraversa, a Nord del mar Piccolo, Santa Teresa, Masseria San Pasquale, Montejasi e Schiavone;

 

-        G. Lugli: Un gruppo di antiche strade ad Orientamento uniforme nelle Puglie, in «Atti IX Congresso Storia Architettura in Bari » (Ott. 1955), Roma 1959, pg. 35.

-        idem : in «Festschrift R. Egger», Wien, 1951.

-        P. Scarano: Visita pastorale nella diocesi di Mottola 1631. In «Riv. Storia della Chiesa in Italia», 1953, XII, pg. 281-90, cita alcuni documenti interessanti gli Schiavoni nella vicina Mottola.

 

39) Canale Scavolino (piana di Sibari) cfr. G. Alessio: Saggio di Toponomastica calabrese. Firenze, 1939, pg. 386-87.

 

40) P. de Grazia: Le Marine Calabro-Lucane. In «Atti IX Congr. geogr. ital.», aprile 1924; Genova 1925, vol. II, pg. 131-37.

 

41) Monte Scavo (Catanzaro) vedi Guida d’Italia T.C.I. Lucania e Calabria;

Alessio: Saggio toponomastica calabrese, pg. 384;

F. A. Grimaldi: Annali Regno di Napoli, Epoca II, Tomo VII, ivi, 1783, pg. 122-29. (L’argomento della invasione arabo-slava di Calabria merita un attento riesame);

F. Gabrieli: Uomini e paesaggi del Sud. Napoli, 1960, pg. 53 (sui Saraceni in Calabria).

 

42) Cit. Alessio: Saggio Toponomastica calabrese, pg. 59.

 

43) Rione Schiavone in Reggio Calabria (cit. Alessio: pg. 387, nr. 3726; cfr. Rolla P.: Saggio Toponomastica calabrese. Nicosia, 1901; idem: Toponimia calabrese Casale, 1895; Perniot: Introduction a l’étude du dialecte tsaconien. Paris, 1934 ; pg. 438.

 

44) Schiavonea o Schiava (fr. Villafranca Saponara, Messina, o Schiavi, ed. 1942) carta d’Italia F. 253, I.S.E., long. 2°59’ est, lat. 38°11’, alla confluenza delle fiumare Diana e Petrica sul versante tirrenico dei monti Peloritani: cfr.: S. Salomone: Provincia di Messina. Acireale, 1888; pg. 234-35; 1947.

 

45) Ponte Schiavo (tra S. Stefano e Giampilieri) c. Italia F. 254, III, S.O., long. 3° 02’ a 03’, lat. 38° 04’ a 05’.

 

46) Portella dello Scavo (a sud-est di Alia nelle Madonie) Guida Italia T.C.I. Sicilia (1953), pg. 318.

 

47) Roccia dello Schiavo (Palermo, Monte Pellegrino, Guida d’Italia, 1953, pg. 177);

 

48) Schiava di Tufino (presso Nola, Napoli) sulla strada statale di Terra di Lavoro cfr. Rešetar, pg. 4243; cfr. Amari: citato alla successiva nota 64.

(tra Cimitile e Baiano). Carta d’Italia, F. 185, IV, N.O., long. 2°07’, lat. 40°56’.

 

49) Grumo degli Schiavi (? Napoli): Cfr. Arch. prov. Giudice di Cellamare, Fasc. 184, fol. 122, v.e. 463 v. (pr. Arch. Stato Napoli) e I. Mazzoleni: Pergamene di Capua, vol. II, p. I, pg. 175, nr. CCCXXVII; Napoli, 1958.

 

50) Contrada Schiavone (Sessa Aurunca, Caserta) presso Rio Moscariello (carta d’Italia F. 171, I.S.E., long. 1°26’, lat. 41°13’).

 

51) Contrada Schiavi sulla foce del Garigliano sul Pantano di Sessa con Masseria degli Schiavi,

 

 

169 (31)

 

Masseria Schiavetti e Ponte degli Schiavi sul Canale circondariale (carta d’Italia F. 171, I.S.O., long, 1°20’, lat. 41° 14’).

 

Cfr. : Privilegi Aragonesi, IV, 21 a (Arch. St. Napoli) : territorio «lo Porto de Laivano» membro del Feudo delli Schiavi, anno 1488.

 

-        Mazzoleni: Regesto Cancelleria Aragonese (1951), pg. 69, nr. 427.

-        idem: Pergamene di Capua, vol. II, p. I (1958), pg. 165.

 

52) F. Scandone: Storia di Avellino; Napoli, 1950; vol. II, p. II, pg. 225.

 

53) Monte Galavizza (Villanova del Battista, Avellino) carta d’Italia F. 174, III, N.E., lat. 41°06’, long. 2°43’ a 44’.

 

54) Rio degli Schiavi (Fontechiari) Sora, Frosinone.

Giustiniani: op. cit., vol. VIII (1804) pg. 363-64, ricorda la singolare fonte del paese.

 

55) Liberi già Schiavi.

Eadhmer: Vita S. Anselmi. Liber II, c. IV, in: «Acta S.S. Tomus», II, Antwerpiae 1675, pg. 886-87;

 

Verum quia calor aestatis in partibus illis cuncta urebat, et habitatio Urbis nimium insalubris, sed praecipue peregrinis hominibus erat; Joannes quidam nomine, olim monachus Becci, tunc autem abbas coeobii Sancti Salvatoris Telessini; annuente Papa, suscepit eum ut proprium Patrem amice, et duxit in suam villam, Sclaviam nomine, quae in montis vertice sita, sano iugiter aere atque tepenti, conversantibus illic habilis extat. Igitur habitatio nostra in montis erat summitate locata, a turbarum tumultu instar solitudinis vacua, quod Anselmus advertens, ex spe futurae quietis exhilaratus ait: «Haec requies mea; hic habitabo».

 

56) Lo Schiavone (scoglio presso Monte di Procida, Napoli). Carta d’Italia F. 184, III, n.O., long. 1°36’ a 37’, lat. 40°47’ a 48’.

 

«È un pezzo vulcanico di ben dura lava, che prosiegue molto a lungo nel golfo, a gran profondità sott’acqua, e nella punta dell’isola di Procida detta di Ruocilo se ne osserva un’altra gran porzione della stessa natura, che vogliono i mineralogisti esserle stata un giorno congiunta»

(A. de Jorio: Guida di Pozzuoli e contorni. Napoli, Stamperia Reale, 1822, 2a ed., pg. 169, nota);

vedi pure Descriz. limiti della Parrocchia di S. Anna di Bacoli, secoli XVI-XVII, nell’Archivio di quella Chiesa.

 

57) Lo Schiavone o scoglio dello Schiavo presso Procida, contrada la Terra, Napoli; carta d’Italia F. 184, III, N.O., long. 1°35’ a 36’, lat. 40°45’ a 46’. «Uno scoglio detto lo Schiavone in Procida presso “la Terra” ad est dell’Isola, non lungi da Pietra di Sant’Angelo» (M. Parascandolo: Procida dalle origini ai nostri tempi. Benevento, 1893; pg. 80).

 

58) Sulla costa sud-occidentale d’Ischia tra Forio e Sant’Angelo sotto contrada «Schiappa», carta d’Italia 25.000, F. 183, II, S.E., long. 1°24’, lat. 40°42’. La tradizione toponomastica ischiana e l’accostamento tra «schiavo» e «schiappa» (cfr. contrada «Vocale» Ortanova, Foggia; canale Schiapparo, lago di Varano. Foggia; e instrumentum vocale = servus) sembra suggerire il primo nome sclavus come etimo del secondo. Schiappa infatti non ha un etimo ben chiaro secondo i dizionari dialettali (A. Altamura: Diz. del napol.). «Sclavus» morfofonologicamente tanto vicino a «Schiappa» ne condivide anche il contenuto semantico nella figura del lavoratore servile poco capace e valente nelle sue forzate prestazioni. Cfr.: S. Mazarino: Fine del mondo antico. Milano 1959, pg. 147-161.

 

59) Il nome di Monte Schiavone sull’Isola di Ponza ha probabilmente il senso di «Saracino», come già ricordato innanzi, piuttosto che di slavo (cfr. nota 111 e Registri Cancell. Angioina, II, nr. 952, pg. 142 e Dizion. di Marina, Roma 1937, voce Schiavo.

 

60) IX Censimento generale della popolazione italiana 1951, Ist. Centr. Statistica, Roma 1958; vol. VII, pg. 381-401 (dati generali e riassuntivi).

 

61)

-        Mazzoleni: Lezioni di Archivistica. Napoli, 1962, passim.

-        M. Petrocchi: Per la storia economica ed amministrativa degli Stati italiani, nel volume : «Lo Stato di Milano al novembre 1535», Napoli, Pironti, 1957, pg. 13-24.

-        Domenico Morea: Gli studi storici regionali, Lettura Accademia S. Tomaso d’Aquino, Napoli, 13-III-1884, Aquila, Palestra Atemina, periodico (Tip. Vecchioni).

 

62)

-        R. Corso: Etnografia, Prolegomeni, Napoli 19474, pg. 1-37.

-        C. Crocioni: Folklore e Letteratura. Firenze 1954, passim.

-        P. Toschi: Guida allo studio delle tradizioni popolari. Torino 19622, pg. 53 seg.

-        F. Cusin: Considerazioni antroposociali di Storia medioevale, in «Studi in onore di Gino Luzzatto», Milano 1950, vol. IV, pg. 23-37.

-        N. Framarino dei Malatesta: La Società e lo Stato. Introduzione sociologica allo studio del diritto pubblico, Torino, Utet, 1913, pg. 141-163, 321-346.

 

 

170 (32)

 

63) A. Cronia: La conoscenza del mondo slavo in Italia (Bilancio storico-bibliografico di un millennio). Ed. Stediv., Padova 1958, pg. 61-75,401, 414, 505, 506, 569, 600.

 

64)

-        Paolo Diacono: Historia Langobardorum. II, 6-8, 26; IV, 7-11, 37, 44 (M.G.H., Scr. rer. langob., 1878).

-        Fredegari Chronica. IV, 48.

 

65)

-        Charles Verlinden: L’esclavage dans l’Europe médiévale. Tome I, Bruges 1955.

-        M. Bloch: Serf de la glèbe, histoire d’une expression tonte faite, in: «Revue historique», Paris 1921, vol. 136, pg. 220-242.

 

66)

-        J. Gay: L’Italia meridionale e l’Impero bizantino. Firenze, ed. La Voce, pg. 84-96, 170-72, 193-95, 336-27, 345, 361, 375-76, 551-52.

-        Fr. Caradellese: L’Apulia e il suo Comune nell’alto medioevo. Bari 1905, pg. 228-38, 304, 307, 356-57, 367, 401.

 

67) Mich. Amari, C. A. Nallino: Musulm. in Sicilia, vol. I, pg. 446-47, 494-95, 584-86; vol. II, pg. 198-213 (sugli slavi in Sicilia e Calabria), 252-53; vol. III, pg. 109, 82-83, 118-19, 240-78, 303-05.

 

Sugli Slavi arabizzati vedi voci «Sakaliba » e «Slaves » in Encyclopédie de l’Islam, Leyden 1934.

 

68)

-        Tamaro: Italiani e Slavi nell’Adriatico. Roma, Athenaueum, 1916.

-        Fr. Dvornik S. I.: The Slavs, Harvard, U.P. Cambridge. Mass. 1957.

 

69)

-        R. Sassi: Immigrati dall’altra sponda adriatica a Fabriano nel sec. XV, in: «Rend. Ist. Marchigiano Se. Lett. Arti» (1941-49), XVIII, pg. 69-85.

-        G. M. Monti: Sulla schiavitù domestica del Regno di Napoli dagli Aragonesi agli Austriaci, in : «Archivio Scientifico», Bari 1931-32, vol. XL.

 

70) Archivio di Stato Napoli, Ministero Affari Esteri, Filza 4253, Repubblica di Ragusa (sulle trattative per l’ingaggio militare di soldati schiavoni).

 

71)

-        G. Mazzini: Lettere slave, a cura di F. Canfora; Bari, Laterza, 1939.

-        Tommaseo N.: Scritti editi e inediti sui popoli slavi, a cura di R. Ciampini; ed. Sansoni, Firenze 1943.

-        Bersano-Begey Maria e Marina: La Polonia in Italia - saggio bibliografico 1799-1948. Torino, Ist. cult. Polacco, 1949.

-        Mickiewicz: Gli Slavi ed il Libro della Nazione e dei Pellegrini Polacchi, ed. a cura di Marina Bersano-Begey. Torino, Utet, 1947.

 

72) Dal Codice Diplomatico Barese confronta tutti i volumi editi.

 

73) D. Morea: Cartularium Cupersanense. Montecassino 1892, nr. 63, pg. 141, etc.

 

74)

-        F. Babudri: La figura del rimatore barese Schiavo, etc., Bari, S.E.T., 1954, passim.

-        Recensione di: R. Jurlaro: Schiavo da Bari, il mistero di una lapide, in «Osservatore Romano», 6 novembre 1955.

 

75) Fr. Babudri: Introduzione al vol. 18.mo Cod. Diplomatico Barese, pg. XIV-XVI.

 

76) P. Rivoire: Lucera sotto la dominazione angioina. Trani 1901, pg. 9-24 e documenti pg. 109-118.

 

77) Mons. Alfredo Ciampi: Il beato Agostino Kažotic O.P., ed. Officium Libri Catholici, Roma 1956.

 

78) cit.: A. Cronia: Conoscenza del mondo slavo in Italia, pg. 29-36.

 

79) Mariano Armellini: Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX (a cura di Carlo Cecchelli), ivi, ediz. E.O.R.E. di Nicola Ruffolo, 1942, Tomo I, pg. 399-400.

 

80) Vedi pure:

-        Istoria Lauretana del R. P. Orazio Torsellini S.I. dal signor Bartolomeo Zucchi gentiluomo monzese fatta in lingua toscana, Venezia 1604, Libro I, pg. 304-323; Libro II, pg. 369-70; Libro IV, pg. 427-28; Libro V, pg. 443-57 e 483-84; 492-93; e

-        G. Amadio: Loreto, Ascoli Piceno 1942 (cfr. la leggenda del volo della icona della Madonna di Scutari dall’Albania in Italia;

-        Salvini: Santuarii mariani d’Italia, Alba 1955, pg. 264-71;

-        M. Marchianò: L’Albania e l’opera di Girolamo de Rada, Trani 1902, cita pg. 62-63 e 101, Francesco Avati di Macchia, Canti popolari albanesi, ±1840).

 

La fama dell’intenso rapporto via mare tra i paesi delle Marche e quelli di Schiavonia sembra ricordata anche nelle «59a Lauda della Povertà» di Jacopone da Todi : «Povertade ennamorata | grann’è la tua signoria ... Mia è la terra de Toscana, mia è la valle spoletana, | mia la Marca anconetana | con tutta la Schiavonia » (Laudi, trattato e detti a cura di Fr. Ageno, Firenze 1953, pg. 234.

 

Anche quella parte dell’Appennino marchigiano di Moltefeltro che costituisce la Repubblica di S. Marino «la repubblica che unica rimanga all’Italia, fondata da un monaco slavo» (Tommaseo), conserva numerose tradizioni e

 

 

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ricordi popolari sui paesi di Schiavonia e le isole dalmatiche (M. Fattori: Ricordi storici della Repubblica di S. Marino. Firenze 1956, pg. 4-7.

 

-        Crocioni: Bibliografia delle tradizioni popolari di San Marino. Ivi 1947.

-        M. Gozzi: San Marino, Leggende e Storia. Milano 1936.

-        M. Delfico: Memorie storiche della Rep. di San Marino. Napoli 1865, 4a ed.. Tomo I, pg. 9-25.

-        C. Padiglione: Dizionario bibliografico e storico della Repubblica di San Marino. Napoli 1872.

 

81) Thieme-Becker: Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler. Leipzig, Seeman, 1936.

 

82) Cfr.: Cesari Gnudi: Nicolò dell’Arca, Edit. Einaudi, Torino 1942, pg. 62-71.

 

83) Lettera di Pietro Summonte al Marc Antonio Michiel veneziano in F. Nicolini: L’arte napoletana del Rinascimento, Napoli 1925, pg. 166-67.

 

84) Mariano Fava, Giovanni Bresciano : La Stampa a Napoli nel IV secolo, voll. 2, Leipzig 1911-12, vol. I, pg. 59-62 e 88-90; vol. II, pg. 92-126 e 138-39.

 

85) A. Dudan: Arte italiana in Dalmazia, pg. 286-87, nota 48; pg. 332-33.

 

86) G. Praga : Documenti su Giorgio da Sebenico, in : «Rassegna Marchigiana», 1928 vol. VII, pg. 77.

 

87) G. Vasari: Le Vite. Ed. Sansoni, Firenze 1881, tomo VII, pg. 557-69.

 

88) R. Filangieri di Candida: Rassegna critica delle fonti per la Storia di Castelnuovo. in : «Archivio Storico prov. napolitane», 1938, anno 43, pg. 466-72 (11-17).

 

89)

-        G. B. Ramusio: Delle Navigazioni e Viaggi, in Venetia, 1583, vol. II, pg. 211, ricorda Alvise di Nasimben da Zara ed Andrea di Piero da Sibenico, marinai con P. Querini;

vedi :

o   V. Miagostovich : L’avventuroso viaggio di P. Querini, in : «Rivista Dalmatica» (1903), vol. VI, pg. 5-33;

o   G. Pennesi: Memoria sul viaggio di P. Querini, in: «Boll. Soc. Geogr. Italiana» (1885), vol. XXII, pg. 812-35;

o   Catalogo Mostra Navigatori Veneti del Quattrocento e Cinquecento, Venezia, maggiogiugno 1957, pg. 59-61.

 

-        Carlsson: Sverige’s Historia till vara dagar. III d. I (1389-1448), pg. 220-24, Stockholm 1941;

-        S. E. Bring: Itineraria Suecana, Stockholm-Uppsala 1952.

 

90) Aldo Vetta: Le colonie slave del Molise. Tesi di laurea slavistica dell’Istituto Universitario Orientale, Napoli 1959.

 

91) Tomaso Vitale: Storia della Città e Diocesi di Ariano (Irpino), Roma 1794, pg. 320, 335, 338, 380, 408, 423, 427.

 

92)

-        Giuseppe Fabiani : Ascoli Piceno nel Quattrocento. Soc. Tipogr. Edit., ivi 1950, vol. I : Vita pubblica e privata, pg. 396-97;

-        M. Sgattoni: Vita di San Giacomo della Marca per fra’ Venazio da Fabriano. Zara 1940, pg. 161-69, 92-100.

 

93) Giuliano Passero: Storie in forma di giornali, illustrati da Michele Vecchioni, pubblicati da Vincenzo M. Altobelli, Napoli 1785, II parte, pg. 216.

 

94)

-        Dondaine: La Hierarchie cathare en Italie (I. De heresi catharorum in Lombardia), in «Archivium Fratrum Praedicatorum», 1949, vol. XIX, pg. 280-312, specie 286-91, 303.

-        M. Esposito: Un Autodafè à Chieri en 1412. In «Revue d’Histoire ecclésiastique» (1947), vol. 42, pg. 422-32 (Arch. St. Torino: cartella Materie eccl.; categ. 9a, marzo 1°, documento nr. 3).

-        G. Biscaro: Guglielma La Boema ed i Guglielmiti, in «Archivio Storico Lombardo», (1930), vol. VII, pg. 1-67.

-        G. Volpe: Movimenti religiosi e sette ereticali nella Società medievale italiana. Firenze, Sansoni, 1961, passim.

-        F. Lützow: Breve Storia della Boemia. Roma, ed. Ausonia, 1918, pg. 80-94; cfr. nota 100.

 

95) L. d’Addabbo : San Michele di Bari e una colonia serba, in «Japigia», Organo della Deputazione di Storia Patria per le Puglie, Bari 1936, anno VII, Fasc. 3°, pg. 389-310.

 

96) G. M. Monti: L’espansione mediterranea del mezzogiorno d’Italia e della Sicilia, Bologna, ed. Zanichelli, 1942, pg. 51-64.

            Cit. G. Praga: St. di Dalmazia, pg. 57-71.

 

97) Alessandro Cutolo: «Scanderbeg », Milano, ISPI, 1940.

 

98) Monitore Napolitano: Sabato 14. Piovoso anno VII. della Libertà; I. della Repubblica Napoletana una, ed indivisibile (2. Febbraio 1799). Num. I,

            articolo ristampato in: E. de Fonseca-Pimentel: Il Monitore repubblicano, 1799, articoli a cura di B. Croce, Bari, Laterza 1943, pg. 13-14 e riprodotto in facsimile nella Guida alla Mostra della Stampa periodica napoletana 1799-1860. Quaderni Biblioteca Nazionale, Napoli 1960, Serie III, nr. 9.

 

99) Fr. Carabellese: La Puglia nel secolo XV. Bari, 1901, pg. 288-89.

 

 

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            Vedi: Francesco Rodolico: Le pietre delle città d’Italia. Firenze, Lemonnier, 1953, pg. 10-17, 21-28, 169-229, 333-38.

 

100) G. Filangieri: Documenti per la Storia delle Arti e Industrie delle provincie di Napoli, ivi, 1883-91, ricorda un «Venceslaus Crispus, Slagenverdensis, natione magis quam religione Bohemo», vol. I, pg. IX-X; vol. III, pg. 22-23, 113, 526-27 e 556; vol. V, pg. 59.

 

101) B. Capasso: Napoli nei principi del sec. XVII descritta da G. C. Capaccio, in: «Arch. Storico Prov. Napolitane», vol. VII (1882), pg. 536-37 : «Sonovi Ragusei... con loro consolati che fan tribunali separati per le loro negotiationi».

 

101) Giovanni Beltrani : Cesare Lambertini e la società familiare in Puglia nei sec. X-XVI. Parte I: Introduzione e Documenti. Trani, ed. Vecchi, 1884.

 

102) Vito Vitale: Trani dagli Angioini agli Spagnoli, ed. Vecchi, ivi, 1912, pg. 540, in nota.

 

103) Amelia Gentile: Inventario dell’Archivio Giudice di Cellamare, pg. 113-162 del vol. 1 di Archivi Privati nell’Archivio di Stato di Napoli, Roma, Ministero Interni Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XI, 1953.

 

104) Vito vitale: Trani dagli Angioini agli Spagnoli (Trani 1912), pg. 378, 434, 435, 442, 457, 508, ecc.

 

105) Da: L’antiquità e vicissitudine della città di Brindisi, dall’origine sino all’anno 1604, opera di Giovanni Maria Moricino. Manoscritto della Biblioteca arcivescovile di Leo di Brindisi (pg. 251-52). L’opera, considerata fra le più importanti sulla storia brindisina, resta tuttora inedita, ed è stata ampiamente riprodotta senza citazioni da A. Della Monaca: Memoria historica dell’antichissima e fedelissima città di Brindisi. Raccolta da diversi manuscritti Brundisini e d’altri autori edit. Micheli, Lecce, 1674.

 

106) R. Jurlaro: S. Lorenzo da Brindisi e la sua patria, in «Miscellanea Francescana», Roma 1959, vol. 59°, pg. 204-218.

 

107) A. Foscarini: Gli Urosio esuli in Terra d’Otranto. Lecce 1908, pg. 18-24.

 

108) G. B. Arno: Manduria e Manduriani. Oria 19542, pg. 75-78, dà la descrizione del «Librone Magno»; egualmente M. Greco appresso citato alla nota 112.

 

109) Il «Libro dei Matrimoni» 1585-1613 dell’Archivio della Chiesa maggiore di Corato riferisce per l’anno 1585 i nomi di: Vincenzo di Marino Pisicchio (f. 8), Bisantella di Benedetto Pisicchio (anno 1601, f. 136), Celestina Pisicchio (per l’anno 1610, f. 177).

 

110) Il nome Malvasi, simile al Marvasi diffuso tuttora nella città di Napoli, potrebbe forse riconnettersi per il suo etimo al nome Maver diffuso nella Dalmazia e nei Balcani (Mar-vlassi = Malvasi); vedi: G. Maver: Maver, in: «Studia philologica in honorem L. Spitzer», Bern 1958, pg. 327-330.

 

111) La famiglia Cito, patrizia napolitana, serba la tradizione della propria origine croata come dichiarato in: Almanach de Gotha 1939, pg. 434; ed ancora in: Annuario della nobiltà italiana, Bari 1903; e ibidem, 1880, Pisa, ed. Giornale Araldico; vedi pure: V. Spreti: Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano 1929, vol. II, pg. 474.

 

112) M. Greco : Immigrazione di albanesi e levantini in Manduria desunta dal «Librone Magno», in: «Rinascenza Salentina », Lecce 1940, VIII, pg. 208. idem : Un nucleo di albanesi e levantini in Manduria, in : «Rivista d’Albania », Roma 1943, anno IV, Fasc. 2, pg. 90-108, R. Accademia d’Italia.

 

113) P. S. Leicht: Il movimento d’idee nel campo storico, in: «Civiltà italica», Roma 1951, gennaio, pag. 11.

 

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