La cripta dell'abate Epifanio a San Vincenzo al Volturno

 

di Franco Valente

 

(В: Alessandro Testa (a cura di), L’abbazia di San Vincenzo e l’Alta Valle del Volturno. Special issue of "ArcheoMolise", n. 8, 2011)

 

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 Допълнителни материали по темата:

- Franco Valente: La cripta di Epifanio a S. Vincenzo al Volturno (2009), с голям албум

- Federico Marazzi (a cura di): Leggere la storia di San Vincenzo al Volturno attraverso il Chronicon Vulturnense  (Volturnia Edizioni - Cerro a Volturno, 2011. Само началото на сборника, на www.academia.edu)

- Federico Marazzi: San Vincenzo al Volturno. L'abbazia e il suo 'territorium' fra VIII e XII secolo. Note per la storia insediativa dell'alta valle del Volturno  (Abbazia di Montecassino, 2012. Целият сборник е на www.academia.edu)

 

- Манастирът San Vincenzo al Volturno, на десетина км от Исерния  (en.wikipedia.org; it.wikipedia.org)

- Autpert Ambrose (730-784), франк, абат на San Vincenzo al Volturno  (en.wikipedia.org)

- Още една карта от google, показваща San Vincenzo al Volturno редом с Исерния:

 

 

 

 


 

La Cripta di Epifanio, costruita dall’abate Epifanio tra l’824 e l’842, è uno dei gioielli della cultura religiosa altomedioevale in Europa. Al suo interno, molto piccolo, è conservato il più importante ciclo di affreschi occidentale del IX secolo, miracolosamente sopravvissuto alla devastazione saracena dell’881, ai guasti del tempo ed all’incuria degli uomini.

 

Fin dal secolo scorso, quando un contadino arando il terreno la scoprì, è stata oggetto di molteplici ed accurati studi che hanno permesso di scoprire, anche con diversificate interpretazioni, i significati e le motivazioni del ciclo pittorico. Esistono infatti numerosi saggi che permettono di conoscere nei minimi particolari tutti gli elementi compositivi e la simbologia delle pitture, tutte ispirate al libro dell’Apocalisse di S. Giovanni.

 

Il libro dell’Apocalisse, detto pure della Rivelazione dalla parola con cui comincia, fu scritto dall’apostolo Giovanni l’Evangelista quando era in esilio nell’isola di Patmos verso l’anno 95, durante la persecuzione di Domiziano. Si richiama alle parole di Cristo che prometteva il trionfo dopo la tempesta e riprende il tema della Resurrezione che culmina nel giorno del grande Giudizio quando Iddio sarà vendicatore e premio degli eletti.

 

Nella seconda metà dell’VIII secolo Ambrogio Autperto, un funzionario della corte di Pipino il Breve, scrisse un Commentario all’Apocalisse che fu trascritto in tutti monasteri europei, tant’è che le poche copie medioevali che oggi ci rimangono si trovano ad Oxford (proveniente dall’Abbazia benedettina di S. Dionigi di Parigi), a Padova, a Shaffausen, a Valencia, a Benoit-sur-Loire.

 

Autperto era stato mandato nell’Italia meridionale a conoscere la situazione politica del monastero di S. Vincenzo al Volturno, uno dei più importanti dell’epoca, dove si fece monaco e nel 771 vi fu eletto abate. Egli ebbe grande fama al suo tempo per aver posto la questione della centralità della Madonna nel processo di salvezza dell’uomo. Scrisse alcuni trattati, fondamentali nella storia del Cristianesimo, sull’Assunzione di Maria al Cielo.

 

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Cristo risorto (foto: F. Valente)

 

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Interno della cripta di Epifanio. (foto: F. Valente)

 

 

Appare evidente che gli insegnamenti di Autperto abbiano avuto immediato riflesso soprattutto in S. Vincenzo al Volturno ed influirono in maniera determinante sulla formazione spirituale degli abati che vennero dopo di lui, come Josue (792-817), la cui sorella sposò Ludovico il Pio, figlio di Carlomagno, e soprattutto Epifanio (824-842), al quale si deve il merito di aver commissionato grandi lavori pittorici ispirati all’Apocalisse tra cui quelli della cripta che prese il suo nome per essere stata anche la sua tomba.

 

Le pitture sono di difficile interpretazione per la grande quantità di significati che vi si nascondono. Il tema fondamentale è la Resurrezione dei corpi mediante il sacrificio di Cristo, rivelata nell’Apocalisse di S. Giovanni. Il racconto iconografico è introdotto dalla raffigurazione di S. Anastasia che richiama l’Anastasis (in greco “Resurrezione”) e viene esplicitato con la teoria delle Sante Martiri e con i Santi Lorenzo e Stefano, durante il martirio da una parte e nella gloria di Dio dall’altra. Il momento che anticipa l’apertura del settimo sigillo apocalittico è sintetizzato negli Arcangeli che trattengono i venti, per ordine dell’Angelo che possiede il Sigillo del Dio Vivente, sovrastati dalla Madonna Imperatrice, Madre di Dio.

 

Sulla parete opposta l’Annunciazione e la Natività, con le levatrici Salome e Zelomi, richiamano il mistero della Verginità della Madre di Dio, prima e dopo il parto, e confermano il ruolo di Maria, rappresentata nei panni di una Regina in un clipeo stellato. Il momento drammatico della Crocifissione, su cui piange Gerusalemme con il capo cinto da una corona turrita, vede presente insieme alla Madonna e S. Giovanni, anche l’abate Epifanio. Il sepolcro scoperchiato dall’Angelo e l’immagine del Cristo risorto insieme a Lorenzo e Stefano, riconducono fisicamente all’unica fonte di luce della cripta, dove la luminosità naturale si confonde con la mano dell’Eterno che, squarciando le tenebre, è l’elemento ispiratore di tutta la Rivelazione.

 

Viene poi spiegato in termini architettonici e spaziali la doppia natura di Cristo: quella divina e quella umana.

 

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La mano dell’Eterno. (foto: F. Valente)

La teoria delle Sante Martiri. (foto: F. Valente)

 

 

La posizione particolare del Cristo della Verità Rivelata, infatti, va giudicata in funzione di due direttrici che si incrociano. Da una parte quella divina, della Luce che si identifica con l’Eterno e coincide con l’asse longitudinale della cripta, e dall’altra quella umana, di Cristo che è figlio di Maria e coincide con l’asse trasversale dove compare la Madonna assisa al centro del cielo e la Madonna terrena che riceve l’annunzio dall’Angelo Gabriele.

 

In questo straordinario contesto assume particolare significato la presenza di Epifanio che si fa ritrarre nell’unica scena dove sono contemporaneamente Cristo, la Madonna e, soprattutto, S. Giovanni. Si tratta per Epifanio di una vera e propria trasposizione temporale al momento che precede immediatamente la morte di Cristo, quando questi pronuncia le ultime parole: “Madre ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre”. L’abate si riconosce in S. Giovanni, al quale evidentemente attribuisce le capacità di comprendere le Rivelazioni divine fuori dai limiti temporali.

 

Ma se le immagini di Cristo, della Madonna e di S. Giovanni assicurano, secondo la concezione cristiana pre-millenaria, la loro presenza fisica nella cripta, altrettanto deve dirsi degli Arcangeli e delle altre figure rappresentate. La Cripta è perciò un ambiente che significativamente si propone di annullare il tempo, unificando in un solo attimo (quello che precede il Giudizio Finale) i momenti fondamentali della storia della Cristianità, di cui fa parte anche l’esistenza terrena di Epifanio e della sua comunità monastica, che vuole essere fisicamente presente nell’attimo che anticipa il Giudizio Finale e la Resurrezione dei Giusti. La Cripta è il luogo dell’attesa dell’Anastasi. È il luogo dove Epifanio ha voluto anticipare la visione apocalittica dell’attimo che precede la ricongiunzione del corpo all’anima. Per cogliere il senso apocalittico della Cripta, si deve far riferimento fisico proprio al luogo esatto della sepoltura che è posta al suo interno, abbassando il punto di vista all’altezza del defunto. Solo da quel punto si scoprirà la potenza espressiva ed il senso globale delle pitture.

 

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Maria Assunta nella sfera celeste. (foto: F. Valente)

 

 

Le velature della morte risultano squarciate dalle visioni profetiche sulla immortalità dell’anima simboleggiate dalle due aquile poste in posizione assiale. Subito sopra si stende la sezione della terra sulla quale la vita comincia a germogliare con la figurazione dei papaveri. I quattro arcangeli costituiscono i pilastri del firmamento su cui campeggia con il suo potere imperiale la Madonna madre di Dio. Al disotto di essa, proprio di fronte alla sepoltura, il clipeo imperiale evidenzia l’arrivo dell’Angelo- Cristo Vendicatore con il Sigillo del Dio Vivente, mentre a destra e sinistra si sviluppa la teoria dei Santi Martiri. Infine, proprio sulla testa del sepolto, diviene dominante la figura del Cristo che lo guarda dall’alto mentre tiene aperto il libro della Rivelazione.

 

In quel luogo Epifanio, prima di esservi sepolto, aveva la possibilità di anticipare la visione finale del Giudizio, ponendosi in prima fila nell’attesa del ricongiungimento delle spoglie terrene alla sua anima nel momento della discesa della Gerusalemme Celeste, esattamente nel luogo in cui si trovava il suo corpo.

 

Non sappiamo ancora, e forse non sapremo mai, in che modo fossero affrescate le pareti della soprastante chiesa di S. Maria in Insula che, come abbiamo appreso dal Chronicon Vulturnense, fu fatta edificare (o comunque interamente ricostruire) da Epifanio, ma è da supporre che, se egli ebbe tanta cura nel far dipingere le pareti di una cripta, almeno altrettanta ne dovette mettere nella parte facilmente accessibile ad un pubblico più vasto. Però il fatto di essersi fatto rappresentare ai piedi della croce nella parte più buia della chiesa – ed in un contesto che vede presente anche S. Giovanni – può indurci a qualche conclusione che, se non dimostrabile interamente, può essere perlomeno utile per riflettere sui possibili significati di tutto il ciclo pittorico.

 

Per arrivare ad una conclusione logica dobbiamo immaginare come Epifanio presunse di poter osservare il ciclo pittorico nel momento del giudizio definitivo. La particolare forma del vano in cui il corpo dell’abate fu sistemato, che ripete in piccolo la forma della tricora soprastante, non esclude che egli sia stato sepolto seduto in maniera che il suo volto fosse rivolto verso l’Angelo-Cristo Giudicatore.

 

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L’Arcangelo Gabriele e Maria. (foto: F. Valente)

 

 

Ma quand’anche sia stato sepolto in posizione supina è significativa la circostanza che la parete concava su cui è posizionata la figura dell’Angelo- Cristo sia piegata a 45 gradi proprio perché fosse perfettamente visibile dal punto in cui era sepolto Epifanio. Ancora più singolare l’effetto prospettico che si avverte stando nella posizione del defunto. Tutte le immagini che abbiamo visto per singoli quadri si collocano visivamente in un ordine preciso per cui si crea un effetto assiale in cui il Cristo della Verità Rivelata diviene il vertice della composizione che vede Maria Regina (che regge il libro con le parole della visitazione “omnes beatam me dicent”) al centro di un’aula che assume il significato del luogo del giudizio per la presenza del Giudicatore sul fondo, dei quattro arcangeli esecutori della sentenza, dei testimoni-martiri a destra e sinistra.

 

Di fronte alla tomba di Epifanio appaiono due aquile che, per trovarsi nella fascia più bassa delle tenebre, hanno perso il colore. Nella iconografia cristiana solitamente rappresentano Ezechiele e Giovanni, ma rappresentano pure l’Antico ed il Nuovo Testamento. Più genericamente, potrebbero rappresentare le sacre scritture, mezzo indispensabile per iniziare il viaggio verso l’alto. Le aquile sono gli animali capaci di sollevare i corpi e, come le sacre scritture, possono portare verso l’origine della luce.

 

Epifanio attraverso le sacre scritture può iniziare il suo viaggio verso il Cristo apocalittico della Rivelazione. Un viaggio che si conclude al momento del giudizio. Ma, nel momento del giudizio, nell’aula del tribunale in cui egli si trova interviene Maria Madre di Dio che è divenuta anche sua madre per effetto del testamento di Cristo sulla croce dove Epifanio è presente con la sua immagine vivente. Maria, che è così l’intermediatrice tra Epifanio suo figlio e Dio suo Padre, appare come elemento necessario nel suo processo di salvezza.

 

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La Crocifissione. (foto: F. Valente)

 

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Il percorso della luce nella cripta di Epifanio.

(elaborazione grafica di F. Valente)

 

 

Tutto questo è facilitato dalla circostanza che il corpo dell’abate si trovi immediatamente sotto la fenestella da cui entra la Grazia di Dio sotto forma di luce che si trasforma nell’Angelo- Cristo Giudicatore.

 

Un’ultima considerazione sul concetto di spazio fisico della cripta assimilabile allo spazio dell’universo: non è facile capire chi sia stato l’ispiratore delle pitture della cripta, ma sicuramente la concezione globale dello spazio interno ha un’origine orientale cui si aggiunge la concretezza delle interpretazioni teologiche occidentali di Ambrogio Autperto. La concezione dell’universo che appare nella cripta, direttamente o indirettamente, sembra riconducibile a quella che Cosma Indicopleuste (Costantino di Antiochia) ha sintetizzato nel suo trattato di iconografia cristiana nella prima metà del VI secolo nel monastero di S. Caterina sul Sinai.

 

Cosma Indicopleuste, coetaneo di Giustiniano, era nato ad Alessandria d’Egitto verso la fine del V secolo. Il suo desiderio di conoscere il mondo lo aveva portato a girare non solo per tutte le parti del bacino mediterraneo, ma anche dall’altra parte del mondo conosciuto, fino all’India. Il suo peregrinare ed i suoi contatti con tutte le scuole ellenistiche lo avevano convinto a concepire una forma dell’universo che non derivasse dalle considerazioni scientifiche della cultura greca, ma dalla lettura integrale dei testi biblici a cui Cosma si ispirava. Cosma non voleva fare una mappa del mondo in cui posizionare i luoghi più importanti della terra. Una simile visione avrebbe contraddetto l’impostazione biblica. L’universo teologico presuppone che sotto la terra vi sia il vuoto e che il cielo sia l’immensa copertura che si appoggia ai limiti della terra, che ha la forma rettangolare. Un grande baule, dalla forma simile a quella della tenda del comando che Mosè poneva al centro del suo esercito. La terra rappresenta il presente e il cielo il futuro. In terra vi sono gli uomini che si muovono su una grande isola circondata dagli oceani, oltre i quali vi sono i pilastri del mondo ed il paradiso terrestre. In alto, i cieli rappresentano il futuro dell’uomo al disotto del quale si muovono gli angeli che spostano gli astri senza avere alcuna possibilità di salire dall’altra parte del cielo dove è la luce di Dio. In quel trattato Cosma aveva disegnato un cofanetto trasparente all’interno del quale si trovava la grande montagna su cui era posta Gerusalemme. Il sole entrava ed usciva muovendosi in senso orizzontale determinando il buio della notte quando girava dietro la montagna di Gerusalemme. Sulla parte bassa del cofanetto era posta una grande isola con il Tigri e l’Eufrate ed il resto del mondo interamente circondato dagli oceani. Dall’altra parte del mare si estendeva la terra irraggiungibile ed il paradiso terrestre sui quali si appoggiava la tenda cosmica trapunta di stelle.

 

Lo spazio interno della cripta di Epifanio sembra essere l’esatta trasposizione della concezione dell’universo di Cosma Indicopleuste, con le tenebre in basso, il paradiso terrestre rappresentato dalla terra con i papaveri, il manto celeste e la luce di Dio che penetra all’interno attraverso le stelle.

 

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